Una grande Mole di film
Una commedia drammatica nel segno del miglior cinema indipendente americano e un action-thriller in salsa “British” sono rispettivamente il film di apertura e di chiusura del 34esimo Torino Film Festival, che si terrà nel capoluogo piemontese dal 18-26 novembre 2016. Si tratta di Between Us di Rafael Palacio Illingworth e Free Fire di Ben Wheatley, che approdano al festival dopo le rispettive anteprime in quel del Tribeca e di Toronto. In queste scelte ci sono due delle diverse anime che caratterizzano la kermesse torinese: da una parte quella più libera e indipendente, dall’altra quella più popolare, commerciale e di puro intrattenimento. Due anime, queste, che nella manifestazione diretta da Manuela Martini non entrano mai in conflitto, al contrario, si spalleggiano per dare origine a una line up che ogni anno offre al numeroso pubblico e agli addetti ai lavori tante piacevoli sorprese.
Insomma, come al solito sotto la Mole e nelle diverse sale dislocate nella città che ospitano i titoli delle varie sezioni ce n’è davvero per tutti i gusti, compresi quelli dei palati più esigenti, che possono scegliere tra le tantissime portate che vanno a comporre il ricco menù, a cominciare da quelle presenti nel concorso Torino 34, che per la precisione sono quindici. Tante, provenienti dalle diverse latitudini, sono le opere prime, seconde e terze, che si contenderanno i riconoscimenti assegnati nella serata conclusiva dalla giuria presieduta dallo stimato e pluripremiato direttore della fotografia statunitense Edward Lachman, affiancato nel difficile compito dallo scrittore, regista e attore canadese Don McKellar, dalla produttrice e distributrice olandese Mariette Rissenbeek, dall’attrice israeliana Hadas Yaron e dal regista rumeno Adrian Sitaru. In corsa un solo rappresentante nostrano che risponde al nome di Andrea De Sica, che con il suo esordio I figli della notte porta sugli schermi torinesi una favola nera che mescola suggestioni horror, ambizioni d’autore, analisi politica, cinefilia e postmoderno. Il resto del Vecchio Continente può contare su una manciata di opere di sicuro interesse, a cominciare da quella firmata dal belga Thomas Kruithof, che in La mécanique de l’ombre guarda ai thriller paranoici degli anni Settanta con pennellate hitchcockiane. Restando in Europa, da tenere d’occhio anche We Are the Tide del tedesco Sebastian Hilger, un mystery metafisico dal fascino evocativo che sfrutta l’inquietante bellezza della costa baltica. Non è da meno l’Asia con due soli titoli, ma entrambi molti intensi e coinvolgenti: da una parte Turn Left Turn Right di Doug Seok, un concept album cambogiano che riflette sulla Storia e sulla memoria attraverso la vicenda privata di una figlia svagata che continua a perdere il lavoro e del padre morente; dall’altra The Donor di Qiwu Zang, un dramma cinese dalle atmosfere via via sempre più noir, che si fa portatore di un’analisi lucida e intransigente dei rapporti di classe nella società contemporanea e dell’esigenza dolorosa di una morale. Ma quest’anno a fare la voce grossa nel concorso principale è l’America Latina con ben quattro pellicole in gara, tra cui il cileno Jesus e il messicano Maquinaria Panamericana. Nella prima Fernando Guzzoni analizza senza pregiudizi il conflitto tra i padri, cresciuti negli anni della dittatura di Pinochet, e i figli, costretti ad affrontare il presente senza una bussola morale; mentre nella seconda Joaquín del Paso alterna toni da grottesco comico a squarci di improvviso lirismo, trattando argomenti serissimi con esemplare leggerezza. Di origine latina – sebbene nativo di New York – è anche il regista Antonio Campos, già autore di film controversi come Afterschool e Simon Killer, che in quel di Torino si presenta con i colori della bandiera a stelle e strisce e il film Christine, nel quale racconta la storia vera di Christine Chubbuck, conduttrice della tv americana anni Settanta, schiacciata dalla svolta sensazionalistica dei media e dal conflitto fra immagine pubblica e intima disperazione, che ispirò Quinto potere di Lumet.
La competizione non si limita, però, al solo concorso principale, perché competitive sono anche TFFdoc e Italiana.corti. La prima, a sua volta suddivisa in due macro sezioni più un fuori concorso che esplorano gli universi possibili del “cinema del reale”, offre al pubblico una ricca selezione di opere nazionali e internazionali. Da segnalare la presenza di Wang Bing con Ta’ang, incentrato sull’omonima minoranza etnica cinese del Myanmar che vive nella regione del Kokang e che da anni è intrappolata in una guerra civile senza fine; o l’ultima fatica cinematografica di ZimmerFrei battezzata La ville engloutie, con il poliedrico duo che ci catapulta in quel di Chalon-sur-Saône, provando a immaginare, insieme agli abitanti, i possibili futuri di una città dove l’acqua spesso detta le leggi. La seconda sezione, dedicata invece alla produzione breve tricolore, presenta una rosa di tredici cortometraggi, racchiusi in tre programmi, dove le piacevoli sorprese non mancheranno di sicuro.
Come non mancheranno nemmeno nelle tante sezioni non competitive che vanno ad arricchire la già abbondante programmazione della kermesse piemontese. Lo strabordante cartellone della 34esima edizione non vuole, infatti, scontentare davvero nessuno, con gli organizzatori che hanno pensato di saziare i diversi appetiti attraverso una serie di contenitori assolutamente eterogenei e per tutti i gusti. Per quelli più sofisticati, amanti della sperimentazione nella forma e nel linguaggio, c’è l’immancabile Onde a cura di Massimo Causo, nel quale hanno trovato spazio diciotto film di metraggio e stile vario. Tra questi spiccano gli ultimi lavori di Kiyoshi Kurosawa (Daguerrotype), Bertrand Bonello (Sarah Winchester, opera fantôme), Eugène Green (Le fils de Joseph), João Pedro Rodrigues (O’ Ornitologo) e Yuri Ancarani (The Challenge).
Per quelli che amano i brividi, la tensione e il grottesco, c’è invece After Hours, la sezione più eccentrica del festival che, come ogni anno, raccoglie una serie di film che spaziano dall’horror al mockumentary, dal bizzarro all’erotico, dalla metafora sofisticata alla commedia demenziale. A fare da apripista non può mancare Sion Sono, presenza oramai fissa e irrinunciabile sotto la Mole, che ritroviamo con Antiporno, con il quale il cineasta nipponico rilegge il pinku eiga (il softcore giapponese), dando libero sfogo a tutta la sua visionaria capacità provocatoria, tra intenti parodistici e ironiche sfide intellettuali. Sempre dall’Oriente arrivano gli attesi The Wailing, il nuovo spiazzante e cupo mistery dalle venature horror del sudcoreano Na Hong-jin, salito alla ribalta con i pregevoli The Chaser e The Yellow Sea; oltre al delirante e folle Sadako V Kayako di Kôji Shiraishi, autentico scontro senza esclusione di colpi tra le due maligne presenze ectoplasmatiche dei cult The Ring e The Grudge. Delirio e follia regnano sovrani anche nella seconda irrefrenabile horror-comedy targata Kevin Smith che, dopo il barcollante Tusk, torna al genere con Yoga Hosers.
Per gli intramontabili nostalgici c’è naturalmente la retrospettiva, altro appuntamento fisso e imprescindibile della manifestazione torinese. Ad andare in scena la seconda parte di “Cose che verranno”, incentrata sulle raffigurazioni, per lo più dispotiche-catastrofiche-apocalittiche, che la Settima Arte ha dato della Terra del futuro. Ecco quindi un nuovo percorso cinematografico attraverso previsioni che si sono talvolta realizzate e che non hanno perduto di attualità: dalle sconsolate considerazioni sull’amore e la perdita dei sentimenti dei cortometraggi di Godard (Il nuovo mondo e Anticipation) al doloroso ammonimento di Tavernier sulle possibili derive degli spettacoli televisivi (La morte in diretta), passando per il mondo desertificato e in rovina post-fine disegnato da Besson in Le dernier combat e i “giochi mortali” mostrati da Norman Jewinson in Rollerball e Fukasako in Battle Royale.
E last but not least, per chiudere in bellezza, c’è naturalmente Festa Mobile, gigantesco contenitore da dove gli eterni indecisi possono andare ad attingere a piene mani tra una serie di film appartenenti ai generi più disparati, con anteprime, scommesse o titoli di richiamo presi in prestito da altri festival e rassegne internazionali. E nell’abbondante menù firmato da Emanuela Martini e dal suo staff è possibile trovare tra gli altri Sully di Clint Eastwood, Ma’ Rosa di Brillante Mendoza, Elle di Paul Verhoeven, L’avenir di Mia Hansen-Løve, A Lullaby to the Sorrowful Mystery di Lav Diaz e Free State of Jones di Gary Ross.
Riassumendo, quella che aspetta il pubblico e gli addetti ai lavori nella nove giorni torinese è una vera e propria indigestione di fotogrammi, suoni e parole, con noi di Cineclandestino pronti come sempre a sederci a tavola per gustare insieme a voi le appetitose pietanze.
Francesco Del Grosso
Riepilogo recensioni per sezione della 34esima edizione del Torino Film Festival
Torino 34
Jesus di Fernando Guzzoni
Lady Macbeth di William Oldroyd
Christine di Antonio Campos
Porto di Gabe Klinger
Los decentes di Lukas Valenta Rinner
We Are the Tide di Sebastian Hilger
Wind di Tamara Drakulic
La mécanique de l’ombre di Thomas Kruithof
Maquinaria Panamericana di Joaquin del Paso
The Donor di Zang Qiwu
I figli della notte di Andrea De Sica
Les derniers parisiens di Hamè Bourokba, Ekoué Labitey
Festa Mobile
Elle di Paul Verhoeven
Ma’ Rosa di Brillante Mendoza
Between Us di Rafael Palacio Illingworth
Sully di Clint Eastwood
Slam – Tutto per una ragazza di Andrea Molaioli
War on Everyone di John Michael McDonagh
Mercenaire di Sacha Wolff
L’avenir di Mia Hansen-Løve
The Happiest Day in The Life of Olli Mäki di Juha Kuosmanen
A Quiet Passion di Terence Davies
Free State of Jones di Gary Ross
A Lullaby to the Sorrowful Mystery di Lav Diaz
L’économie du couple di Joachim Lafosse
Old Stone di Johnny Ma
Psycho Raman di Anurag Kashyap
Bleed for This di Ben Younger
Free Fire di Ben Wheatley
Fixeur di Adrian Sitaru
Ilegitim di Adrian Sitaru
After Hours
The Wailing di Na Hong-jin
Animal político di Tião
Operation Avalanche di Matt Johnson
Antiporno di Sion Sono
Sam Was Here di Christophe Deroo
Chi mi ha incontrato, non mi ha visto di Bruno Bigoni
Yoga Hosers di Kevin Smith
Safe Neighborhood di Chris Peckover
Onde
O Ornitólogo di João Pedro Rodrigues
Sarah Winchester, opera fantôme di Bertrand Bonello
Daguerrotype di Kiyoshi Kurosawa
TFF Doc/Fuori Concorso
Ta’ang di Wang Bing
TFF Doc/Italiana.Doc
Ab Urbe Coacta di Mauro Ruvolo
A Bitter Story di Francesca Bono
Gran Premio Torino a Christopher Doyle
Port of Call di Philip Yun
Interviste