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Bottoms

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VOTO: 8

Female Fight Club

Se due indizi non fanno ancora una prova certamente costituiscono una promessa di una certa rilevanza: Emma Seligman (canadese classe 1995) è un nome da annotare in maiuscolo nel simbolico taccuino dei registi da tenere assolutamente d’occhio.
Dopo l’iperrealistico, folgorante, Shiva Baby (2020), opera d’esordio nel segno di un nome illustre quale John Cassavetes, con il recente Bottoms si cambia decisamente registro, pur lasciando inalterate determinate istanze. Tipo un accurato esame della condizione femminile nella società contemporanea. Con l’opera seconda, anzi, si evade da un ambiente antropologicamente circoscritto (la comunità ebraica) per allargare il campo ai lati deteriori dell’intero way of life statunitense. A partire da dove tutto prende forma, cioè l’ambito scolastico. Come ben insegnava, a suo tempo, il cinema di John Hughes.
Da qualche cenno di trama si può già comprendere la chiave narrativa e formale scelta dalla Seligman per mettere in scena Bottoms. Ovvero “ultime”, “sfigate”. PJ (l’ottima Rachel Sennot, già protagonista di Shiva Baby e qui coinvolta anche come cosceneggiatrice assieme alla regista) e Josie (Ayo Edebiri, meravigliosa interprete dell’eccellente serie tv The Bear) sono due ragazze liceali, omosessuali e in pratica invisibili per il resto di un microcosmo vetero maschilista che verte attorno all’inconsulta idolatria della locale squadra di football. Allo scopo di rimorchiare un paio di cheerleaders di cui si sono invaghite, con l’inizio del nuovo (ed ultimo) anno di high school le due fondano una sorta di Fight Club autodifensivo, appositamente studiato per respingere con le cattive maschietti sin troppo intraprendenti. Ovviamente le cose prenderanno una piega del tutto anomala, in totale contrasto con la mentalità vigente nella scuola. Una lotta senza esclusione di colpi, in cui non si esita il ricorso ad una violenza tanto “fumettistica” quanto comunque dolorosa.
Aggiungendo robuste dosi di ironia e satira – elementi purtroppo desueti nel cinema d’oggi – Emma Seligman riesce nell’impresa tutt’altro che semplice di menare fendenti a trecentosessanta gradi, con l’impagabile merito di non focalizzarsi sul primo bersaglio disponibile. Chiaramente il cosiddetto patriarcato, termine oggi assai di tendenza, finisce disintegrato a colpi di battute fulminanti e botte da orbi. Ma non fanno miglior fine un femminismo a dir poco strumentale – sia pure con riscatto finale – ed un’ignoranza voluttuaria che accomuna tutti, dal vacuo e risibile corpo insegnanti alla decerebrata squadra di football. Un’onestà intellettuale, unitamente ai toni grotteschi dell’insieme, che riporta alla memoria un altro cult esplosivo di ambiente giovanilistico come Schegge di follia (Heathers, 1988), isolato exploit di Michael Lehmann anch’esso capace di gettare il classico sasso verso l’ipocrisia generale senza mai nascondere la mano.
Bottoms, tra gli altri aspetti, rappresenta anche un coraggioso schiaffo al politically correct, autentica piaga per la nostra (non) cultura contemporanea. Linguaggio assieme esplicito e colorito ma anche brutalmente sincero, capace di parlare, senza compromessi, a quella gioventù non ancora instupidita della dipendenza tecnologica; violenza fisica, eccessiva quanto si vuole ma della quale si percepisce nitidamente la sofferenza anche interiore, riluttante a qualsivoglia compromesso al fine di evitare divieti di ogni tipo (Bottoms, disponibile su Prime Video, risulta vietato ai minori di diciotto anni). Ecco dunque che, a sorpresa, una celeberrima piattaforma di streaming ci regala un lungometraggio collocabile ai poli opposti dell’omologazione, sanamente perfido poiché affatto manicheo nell’esercitare il proprio, sacrosanto, diritto/dovere di critica. Non risparmiando mai, peraltro, una spiccata forma di obiettiva autocritica.
Il divertimento, per coloro che sapranno cogliere tutte le infinite sfumature, abbonda. La regia, con stilemi studiatissimi inseriti nei momenti opportuni, funziona egregiamente. Il cast è totalmente in parte, assecondando con assoluta dedizione i toni generali dell’opera. Per un film che potrebbe tranquillamente aspirare, al pari dell’illustre precedente menzionato in questo articolo, all’empireo del culto.
E dunque sarebbe certo peccato mortale smarrire Bottoms nel mare magnum delle innumerevoli proposte da parte delle varie piattaforme streaming. Da qui la nostra segnalazione nonché il consiglio spassionato di visione, sperando di riuscire a vedere, prima o poi, uno dei futuri lavori di Emma Seligman sul grande schermo. Come ampiamente meriterebbe.

Daniele De Angelis

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