Chiedi chi erano i Beatles
Notizie cattive e notizie decisamente migliori, dal variegato panorama cinematografico. Nell’alveo della prima categoria si inserisce il passaggio ormai da tempo assodato di Danny Boyle, dopo le centrate provocazioni di inizio carriera tipo Piccoli omicidi tra amici (1994) e il cult Trainspotting (1996), tra i registi operanti su commissione, cioè in grado di mettere la propria abilità tecnica a servizio di produzioni più o meno commerciali. Dal sopravvalutatissimo e pluridecorato The Millionaire (2008) al riuscito Steve Jobs (2015), fino ad un inopinato – ma tutt’altro che trascurabile – T2 Trainspotting (2017) in versione nostalgica, il cinema di Boyle è andato sempre più smarrendo quel tocco personale e caustico che ne caratterizzava l’imprinting. Pazienza, ce ne siamo fatti senza problemi una ragione. In particolar modo se – e veniamo così alle note positive – per merito soprattutto del fondamentale supporto di Richard Curtis in sede di sceneggiatura, il cineasta nativo di Manchester finisce con il dirigere commedie particolarmente ispirate come questo Yesterday. Un lungometraggio che presenta in tutto e per tutto l’inconfondibile impronta di Curtis, a partire dal paradosso che lo apre e dalla vena bizzarramente sentimentale che lo anima nello spirito. Del resto dall’autore degli script del classico Quattro matrimoni e un funerale (1994), Notting Hill (1999) ed anche regista in proprio dell’ottimo Questione di tempo (2013), altro non sarebbe stato lecito attendersi.
Giorni nostri. Il giovane Jack Malik, inglese di origine indiana, vagheggia una carriera in campo musicale ma deve intanto adattarsi a lavorare in un supermercato. Prigioniero della propria mediocrità trova conforto solo nell’amica/manager Ellie, graziosa insegnante di liceo che lo accompagna nei vari tentativi di farsi un nome nel campo. Senza molto successo. Fino a che, un fatidico giorno, un gigantesco black-out globale colpisce tutte le nazioni del pianeta. Nell’oscurità Jack, in bicicletta, viene investito da un autobus, risvegliandosi in ospedale con leggero trauma cranico e due denti in meno. Con sua grande sorpresa scopre poi che il mondo, almeno nella quasi totalità, post incidente ha cancellato inspiegabilmente la memoria dei Beatles e di altri marchi famosi come la Coca Cola. Come non fossero mai esistiti. Per il giovane protagonista, unico a ricordare nella loro interezza i testi delle canzoni del leggendario gruppo di Liverpool, sarà l’inizio di una folgorante carriera in un presente distopico ormai modificato.
Come si intuisce dai brevi cenni alla sinossi, Yesterday risulta essere un film piuttosto stratificato. Sussiste, ben visibile, la componente sentimentale, nell’evoluzione ricalcata sul modello dell’immortale Henry ti presento Sally (1989) di Rob Reiner di un rapporto in bilico tra amicizia e amore riguardante Jack ed Ellie. Ma Yesterday è soprattutto una riuscitissima ricognizione sul tema quantomai attuale della necessità di verità in una società “deviata” in cui la dottrina del falso è divenuta pratica abitudinaria come mezzo per raggiungere la popolarità. Per tacere poi dell’importanza della memoria, di non disperdere ciò che nel passato ha contribuito a costruire la storia culturale del mondo che attualmente abitiamo. In questo senso non stona affatto – anzi, emoziona nel profondo – la digressione “tarantiniana” inserita magistralmente da Curtis sulle possibilità taumaturgiche della Settima Arte di riscrivere da capo la Storia: un incontro inaspettato che coinvolgerà Jack nel prefinale di Yesterday, con una personalità della quale non vi sveliamo l’identità per non sciupare un senso di stupore davvero tangibile nel vederla su grande schermo. Tra l’altro impersonata da un irriconoscibile Robert Carlyle, amico di Boyle, in un cameo non accreditato.
Se ciò ancora non bastasse c’è da aggiungere che la pur impersonale regia di Boyle spettacolarizza il tutto al punto giusto e che il cast – capitanato dall’inedito, per il cinema, Himesh Patel, perfettamente affiancato da una Lily James (Ellie) in pieno splendore nonché una pletora di caratteristi di lusso, tra i quali il vero musicista Ed Shreeran a recitare la parte di se stesso con impagabile ironia, a far da degna corona – possiede una freschezza interpretativa ed una adesione ai rispettivi ruoli in assoluto inappuntabile. Una somma algebrica che fa di Yesterday non uno scontato prodotto ben preparato a tavolino, ma un vero e proprio viaggio attraverso le metaforiche montagne russe di un’emozione dura a svanire anche dopo la visione. Grazie, in primo luogo, a Richard Curtis ed una band leggendaria del pop chiamata The Beatles.
Daniele De Angelis