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Woman on the Roof

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VOTO: 7,5

Il risveglio

Ci sono film che più di altri, oltre al portare sullo schermo una storia, hanno come scopo primario quello di dare voce a chi voce non ha. Uno di questi è Woman on the Roof di Anna Jadowska, presentato in concorso alla 24esima edizione del Festival del Cinema Europeo di Lecce, che prima di essere l’esplorazione del malessere che può colpire una persona che entra nei suoi anni crepuscolari e che soffre di depressione non curata rappresenta un duro rifiuto del trattamento riservato alle donne all’interno della società polacca. La condizione femminile in Polonia e in tanti altri Paesi, infatti, resta ancora oggi molto complicata. Nei rapporti familiari tradizionali, le donne sono costrette a limitare i propri bisogni, a vedere e considerare la propria condizione come naturale e irreversibile, prigioniere in uno stereotipo, nella routine meccanica di moglie e madre, senza alcuno spazio per l’introspezione.
Mirka, la protagonista della nuova pellicola della cineasta polacca, è una di loro ed è attraverso la sua “odissea” sociale e familiare, liberamente ispirata a fatti realmente accaduti, che l’autrice ha voluto fare luce su tale condizione individuale e collettiva, privata e pubblica. Mirka è una donna di 60 anni che sembra condurre una vita normale. Di mestiere fa l’ostetrica. Una mattina inizia la sua giornata come al solito, si sveglia presto, stende il bucato della sua famiglia e compra il cibo per i suoi pesci. Poi però, decide di rapinare una banca con un coltello da cucina. Scoprirà così che il suo bisogno di denaro è secondo solo al suo bisogno d’amore. A dispetto del suo ruolo sociale, questa donna ha dunque anche bisogni emotivi che, soppressi per troppo tempo, ora tornano a farsi sentire. Ecco che Woman on the Roof diventa di riflesso un film sul risveglio di una donna, ma anche la cronaca del tentativo di una madre e di una moglie di colmare le distanze fisiche ed emotive con i propri affetti e con chi la circonda o quantomeno ridurle quel tanto da ottenere un ravvicinamento.
Non è la prima volta che la Jadowska racconta di donne che vivono “in gabbia”, soffocate e imprigionate dalle forme mentis radicate e imperanti in una società dalla quale cercano di fuggire. Molti dei personaggi femminili delle pellicole precedenti della regista polacca hanno affrontato un simile cammino di liberazione e di risveglio, indipendentemente dalla generazione di appartenenza come nel caso della Ewa di Wild Roses (visto in concorso alla 36esima edizione del Bergamo Film Meeting), una donna che dopo un lungo periodo di ricovero torna a casa dal marito e dai suoi bambini, dovendo per forza di cose fare i conti con le conseguenze del precedente allontanamento e con un nuovo tormentato incontro. A giudicare da questo e dagli altri trascorsi audiovisivi, le suddette tematiche sono centrali nel cinema della Jadowska con Woman on the Roof che di fatto si presenta come un’ulteriore occasione per proseguire il discorso avviato in passato, ribadirlo e anche aggiungere qualche altra argomentazione per alimentarne la fiamma. Con la sua ultima fatica dietro la macchina da presa, infatti, la regista di Oleśnica ha voluto sottolineare anche un altro aspetto per nulla secondario. Nel cinema, a tutte le latitudini, le figure femminili sopra i 60 anni sono quasi assenti e la scelta di costruire e raccontare una storia che ruotasse su e intorno a una di esse, trasformandola in un vero e proprio baricentro dal quale dipendono in tutto e per tutto il plot e gli altri personaggi, è un modo sia per ribadire tale mancanza che per tentare di porvi rimedio. E quale modo migliore per farlo se non con un ruolo stratificato, tridimensionale, emotivamente coinvolgente e reale come quello affidato a una Dorota Pomykala in stato di grazia. L’attrice offre al film e alla platea un’interpretazione di grande potenza e intensità che risulta essere uno se non il valore aggiunto dell’opera, non a caso riconosciuto tale anche dalla giuria del Tribeca Film Festival 2022 che ha attribuito all’attrice polacca il premio per la migliore performance femminile in occasione dell’anteprima mondiale del film.

Francesco Del Grosso

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