Home Speciali Retrospettive La guerra e il sogno di Momi

La guerra e il sogno di Momi

242
0
VOTO: 7,5

La fantasmagoria di Segundo de Chómon musicata in sala

Prosegue a Ravenna la tradizione, da noi apprezzatissima, di riproporre vecchi classici della settima arte, con l’accompagnamento musicale in sala. L’anno scorso era stato il turno del celebre Nosferatu di Murnau, una pietra miliare del cinema muto. Martedì 14 novembre, serata inaugurale del Ravenna Nightmare giunta comunque dopo una magnifica pre-apertura nel weekend, con Federico Zampaglione ospite, è toccato invece a una pellicola decisamente meno nota, ma ricca di fascino: La guerra e il sogno di Momi (1917) del pioniere iberico Segundo de Chómon. Ad accomunare l’evento di questa edizione e quello dell’anno prima vi è in ogni caso la scelta della formazione orchestrale, cooptata per comporre ed eseguire poi in sala le musiche preposte ad accompagnare le immagini. Ovvero Ensemble 20-21, vivace realtà di cui fanno parte gli allievi del corso di Composizione Applicata del Conservatorio Verdi di Ravenna.

Ma prima di parlare della proiezione (e della musica suonata dal vivo), due parole su Segundo de Chómon. Ci tocca confessare candidamente che, al contrario di figure come i Lumière, Méliès o quei fratelli Skladanowsky celebrati a suo tempo da Wenders, la sua ci era pressoché sconosciuta fino a quando non ci siamo imbattuti, durante l’edizione di CinemaSpagna datata 2016, nell’ardita docu-fiction realizzata dal valenciano Ramón Alòs Sanchez: El hombre que quiso ser Segundo. Ovvero un ritratto a tutto tondo del cineasta in questione.
Eppure va detto che tra i così creativi artigiani che seppero dare un’impronta alla stagione del muto, dando vita a piccole ma fiorenti aziende e sperimentando ogni possibile soluzione, a livello di linguaggio cinematografico, la biografia di Segundo Chómon non è certo inferiore alle altre. Non soltanto per le opere che realizzò in proprio, ma per il valore delle sue collaborazioni artistiche: si trovò infatti a operare su alcuni dei set più importanti dell’epoca, da Cabiria (1914) di Giovanni Pastrone a Napoléon (1927) di Abel Gance.
Tornando a bomba, proprio lavorando a quattro mani con Pastrone è stata concepita la sceneggiatura de La guerra e il sogno di Momi, fantasmagoria che riesce a trasfigurare le trincee della Prima Guerra Mondiale in un inquietante sogno infantile.

Quest’opera cinematografica di circa 37 minuti si apre invero come un gioco di scatole cinesi su diversi piani di realtà. La cornice è rappresentata dalla quiete (apparente) dell’interno borghese dove il piccolo Momi vive con nonno e madre, in attesa di notizie dal fronte: suo padre è dovuto partire infatti per la guerra. Da una delle tante trincee della Prima Guerra Mondiale si materializza così, attraverso una lettera del papà, il primo importante segmento narrativo, riferito proprio a una buona azione compiuta dall’uomo in soccorso di una famiglia di montanari minacciata dal crudele nemico.
Da ambientazioni realistiche si passa poi alla maggiore libertà espressiva dell’immaginario fantastico, quello più caro a Segundo de Chómon, allorché il bambino scivola nel sonno e parte così un mirabolante segmento onirico, in cui i giocattoli di Momi si animano e danno vita a un’immaginifica battaglia. Di rimarchevole qui vi è anche l’ingegnoso e fantasioso ricorso all’animazione a passo uno.
In tutto ciò, particolarmente coinvolgente è stata a Ravenna la resa delle differenti atmosfere che caratterizzano il film, da parte dei giovani ma già preparatissimi orchestrali di Ensemble 20-21. A partire naturalmente dall’aspetto compositivo: ottimo l’utilizzo dei fiati, compreso qualche strumento non proprio usuale in una piccola formazione come il controfagotto, per tessere gli umori pensierosi e un po’ cupi di un nucleo famigliare comprensibilmente turbato, vista l’assenza del padre chiamato sul campo di battaglia. Mentre nei momenti più concitati roboante, possente e quindi assai pregevole è l’irrompere delle percussioni, quasi a passo di carica.

Stefano Coccia

Articolo precedenteWoman on the Roof
Articolo successivoCome essere amata

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here

dieci + diciotto =