Home Festival Torino 2015 The Hallow

The Hallow

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VOTO: 5.5

Non è Finn

The Hallow è un film britannico del 2015, scritto e diretto da Corin Hardy, distribuito nelle sale americane da IFC Midnight. Presentato in anteprima italiana al Torino Film Festival 2015, nella sezione After Hours.
Quando si parla di cinema e della Repubblica d’Irlanda si parla anche, per forza di cose, delle radici culturali del paese in cui i film nascono e crescono. Non si tratta di una considerazione alla luce di quelli che sono estenuanti liste di esempi filmografici, ma di un umile equazione sociale. È ciò che succede in The Hallow, questa pellicola dalla doppia produzione (britannica ed irlandese), il cui titolo richiama letteralmente alla “consacrazione” ed alla “venerazione”. Elementi senza dubbio presenti, ma non centrali nel lavoro di Corin Hardy – tracciato a quattro mani con Felipe Marino – che, udite udite, è lo stesso regista che avrà l’arduo compito di dirigere il remake de Il Corvo (1994), se mai si farà. Prestato ai lungometraggi ma con una storia ben radicata nei videoclip musicali, come si può apprendere dal suo semplice ma utile sito web, Hardy ha presentato The Hallow al Sundance Film Festival (2015), all’interno della rassegna Midnight, a cui hanno partecipato tra le altre anche pellicole come It Follows (2014) e Knock Knock (2015).
Adam Hitchens (Joseph Mawle) è uno studioso delle piante che, assieme alla moglie Claire (Bojana Novakovic) ed al piccolo Finn, si trasferisce in una casa in mezzo alla foresta per valutare le possibilità di disboscamento nel sito naturale. Si troveranno presto a fare i conti con gli abitanti del villaggio vicino, ostili e minacciosi, che tenteranno invano di far rispettare il valore sacro del bosco. Londra è lontana, e qualcosa si muove tra gli alberi.
Poco interessato all’aspetto strettamente folkloristico o ad uno sviluppo narrativo originale e complesso, il regista irlandese sembra voler puntare i riflettori più sulla dimensione naturistica nella quale la tradizione si svolge. Adam e la sua famiglia si accorgeranno che, al contrario delle luci londinesi, statiche e fredde, la vitalità della selva risiede proprio nella sua forza riproduttiva. A differenza di molte altre pellicole, il bosco non costituisce un ambiente labirintico e claustrofobico, dove i protagonisti si spingeranno infatti molto di rado, ma piuttosto rappresenta l’habitat della mutazione dentro il quale la natura recupera i suoi spazi. Le fondamenta della casa, le travi portanti, il legno: ogni cosa viene travolta ed assimilata, fino a raggiungere ed infilarsi nei corpi. La presenza umana non viene costretta a perdersi tra gli alberi, ma diverrà parte di questo processo ciclico di putrefazione ed assimilazione.
Hardy decide allora di fermarsi ad una story line essenziale, privata sia dei contenuti sociologici che degli aspetti mitologici e popolari che invece contraddistinguono altri film irlandesi come Wake Wood (2011), del regista David Keating, in cui l’aspetto rituale è senza dubbio più presente. Quest’ultimo altro non è che un buon punto di partenza dentro cui viene incasellato il realismo della scienza, della sostanza, del creato. Il mix tra tecniche FX ed effetti pratici, con marionette e pupazzi meccanici, oltre alle influenze cinematografiche degli anni ‘80 (da Alien a Lo squalo), rendono così The Hallow (The Wood il titolo originario) un prodotto esteticamente concreto, lontano dalle favole fantastiche e gotiche da grande schermo.

Riccardo Scano

 

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