In the mood for bad guys
Preceduto da aspettative più o meno alte, gossip di vario genere, diatribe feroci su internet, dotte disquisizioni relative ai personaggi così come alle star chiamate ad interpretarli, Suicide Squad approda finalmente nelle sale italiane. Così da vivacizzare un mese di agosto, che si intende mantenere cinematograficamente vivo a suon di blockbuster. Da parte nostra, peraltro, si è potuto giocare d’anticipo, avendo beneficiato di quella speciale anteprima resa oltremodo vivace dalla passione dei cosplayer, dalla presenza in sala di VIP “a tema” (su tutti Gabriele Mainetti e Claudio Santamaria, tra i principali artefici del successo di Lo chiamavano Jeeg Robot, italica risposta ai comic-movie d’oltreoceano) e da altri piccoli accorgimenti, che l’hanno resa un vero e proprio evento. Ciò nonostante, tocca confessare che all’ingresso in sala vi era ancora, da parte nostra, una certa diffidenza, dovuta anche al ricordo di quelle recenti trasposizioni filmiche, coi supereroi della DC Comics in primo piano, che avrebbero fatto spazientire persino Giobbe. Il pensiero va in particolare a Batman v Superman: Dawn of Justice di Zack Snyder: pretenzioso, confuso, prolisso, quasi insostenibile se si rapporta il risultato finale alla comprensibile curiosità, che il tanto atteso incontro tra due eroi di quel calibro aveva saputo generare nei fan. Pur avendo lo stesso Zack Snyder nelle vesti di produttore, il film diretto dal più ispirato David Ayer ha visto cambiare totalmente registro. Per fortuna. Non resterà magari impresso nella memoria collettiva come un capolavoro del genere, stando anche all’accoglienza poco benevola della critica e del pubblico americano, ma Suicide Squad rivela strada facendo un senso della narrazione, una vocazione tendenzialmente (auto)ironica, una personalità nel gestire le scene d’azione, che lo rendono comunque apprezzabilissimo prodotto d’intrattenimento.
Cos’ è che qui si vuole mostrare, in definitiva? The Dark Side of DC Comics. Per quanto Batman faccia un paio di eleganti comparsate e a Superman vengano dedicati addirittura funerali di stato (così da creare un effimero aggancio proprio col film di Snyder), in Suicide Squad i riflettori sono puntati con molta accortezza su un plotoncino di (anti)eroi che stanno al comic-movie più o meno come Quella sporca dozzina di Robert Aldrich stava al cinema bellico. Rissosi, inaffidabili, violenti, emotivamente instabili, sprezzanti, tutti con una lunga lista di furti e omicidi alle spalle, questi personaggi che raramente avevano posto i loro super-poteri al servizio di una giusta causa vengono reclutati, per ordine dell’arcigna Amanda Waller (figura vicina al governo degli Stati Uniti, cui la brava Viola Davis conferisce un piglio talmente cinico e detestabile, da renderla più mostruosa dei mostri veri che si accinge a combattere), in funzione della terribile minaccia portata all’umanità da alcune creature millenarie, la cui incontrollabile energia distruttiva si è da poco risvegliata. Ci vorrà poco a capire che la missione affidata al team di ex criminali, coordinati per l’occasione da un motivato e tostissimo ufficiale delle forze speciali, è potenzialmente una missione suicida. Per giunta l’individualismo sfrenato e i bassi istinti dei soggetti in questione metteranno più volte in pericolo l’esito dell’operazione. Ma qualcosa è destinato a cambiare, in ognuno di loro…
Il David Ayer che avevamo amato a dismisura per Fury, film di guerra dall’inusitato spessore, conferma innanzitutto di possedere il passo giusto per conferire ritmo all’azione, alternando sapientemente siparietti umoristici (nei quali si finisce spesso per ironizzare sulle debolezze o sugli istinti sanguinari dei protagonisti) e scene di una certa tensione. Ciò fa sì che il carismatico Deadshot, la sexy e letale Harley Quinn (prima vittima e poi amante del mefistofelico Joker), El Diablo, Katana, Capitan Boomerang, Killer Croc e gli altri invitati a questo party di sangue abbiano la possibilità di mettersi in luce, di fronte a un pubblico ansioso di conoscerne il carattere, i vizi, le qualità, ma soprattutto gli speciali poteri di cui verrà fatto sfoggio nei combattimenti.
C’è da dire, però, che una sceneggiatura ammiccante ma non del tutto calibrata qualche scompenso lo crea: con Will Smith in forma strepitosa, Deadshot regala spettacolo e alcune sequenze davvero memorabili; mentre la sensuale Margot Robbie è decisamente a suo agio nei panni (pochi) di Harley Quinn; al contrario, il destino di altri personaggi pare essere quello di incidere poco, restando decisamente più in ombra. Ma ad averci lasciato realmente perplessi è principalmente la presenza, così superficiale e poco integrata, di un Joker eccessivamente “tamarro”, senz’anima, che neanche la provata bravura di un attore come Jared Leto riesce a valorizzare.
Tirando le somme, ci è piaciuta di fondo l’intenzione di rincorrere la Marvel, parsa sempre avanti fino ad ora nella trasposizione cinematografica delle sue storie di punta, su un terreno che merita di essere ulteriormente esplorato: quello della dichiarata ironia, del politicamente scorretto, dei personaggi non omologati e tratteggiati in chiaroscuro. Operando in tal senso, la Marvel Comics ha realizzato qualche prodotto originale, brillante e fuori dagli schemi, come ad esempio Deadpool. I creativi della DC non possiedono ancora quella “finezza”, se così la si vuole chiamare, necessaria a maneggiare con la dovuta disinvoltura simili approcci narrativi; ma Suicide Squad è un film che complessivamente si pone nella giusta direzione, riuscendo a divertire lo spettatore e a creare, al contempo, qualche margine di riflessione sul Lato Oscuro dei personaggi chiamati in causa.
Stefano Coccia