Home In sala Uscite della settimana Speak No Evil – Non parlare con gli sconosciuti

Speak No Evil – Non parlare con gli sconosciuti

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VOTO: 6

Fidarsi è bene, non fidarsi…

Verrebbe quasi la voglia di abbandonare, per una volta, la classica recensione e invece scrivere un saggio su cosa significhi, al giorno d’oggi, realizzare un remake spostando l’asse dalla piccola produzione indipendente al mainstream da botteghino. Sotto tale chiave di lettura lo Speak No Evil di James Watkins potrebbe addirittura risultare visione illuminante.
Ad ogni modo, venduto come thriller dell’anno approda nelle nostre sale il film appena citato, freschissimo rifacimento dell’omonimo lungometraggio diretto, nel 2022, dal danese Christian Tafdrup.
Due modi per approcciarsi idealmente ad esso. Il primo è quello che rende la fruizione più facile, cioè il non aver visto l’originale. Ci si abbandona al flusso narrativo, si resta più o meno in tensione grazie ad i vari colpi di scena, ci si mangia le unghie – almeno coloro che coltivano questa “insana” abitudine – nella classica attesa del “come va a finire”. L’altra via risulta decisamente impervia, ovvero aver visto l’originale e far finta di non averlo mai fatto. Impresa estremamente difficoltosa, anche perché si capisce in largo anticipo quale parte narrativa sarà soggetta a cambiamenti radicali. Possiamo comunque notare – e con gli spoiler ci fermiamo rigorosamente qui – che la prima metà dell’opera rivista da Watkins (anche sceneggiatore) è praticamente sovrapponibile all’originale, a parte i cambiamenti nella nazionalità dei personaggi. Due famiglie anglofone (britanniche e statunitensi) in vacanza in Italia socializzano e fanno amicizia. Poi l’una invita l’altra a prolungare la vacanza nella loro dimora. Tutti contenti, ma le cose ovviamente non andranno affatto per il verso giusto.
Il nucleo del discorso, neanche a dirlo, verte proprio sul concetto di famiglia tradizionale. Come in un teorema matematico di non eccessiva difficoltà si mettono a confronto due famiglie simmetriche eppure differenti. La prima, i bravi e tranquilli borghesi con figlioletta che seguono passo dopo passo nella crescita; la seconda, meno conformista e con figlio (ci saranno sorprese in proposito) quasi mai educato seguendo il manuale del genitore modello. La capacità di analisi critica, seppure pallida e superficiale, si spegne una volta che l’osservazione deve giocoforza cedere il passo al thriller e alla suspense. Ed è in tale momento che Speak No Evil – Non parlare con gli sconosciuti (titolo completo con maldestro sottotitolo italiano) perde la carica implosiva presente nell’originale per trasformarsi in un duello all’ultimo sangue tra buoni e cattivi, peraltro facilmente distinguibili. Con, unica annotazione di un certo interesse, la componente femminile della coppia “buona” a prendere decisamente in mano la situazione rispetto alla passività del marito. Svolta femminista purtroppo assai poco approfondita, sacrificata in nome dell’azione frenetica.
Per il resto il gigionismo di James McAvoy corre il rischio di “mangiarsi” l’intero film, a causa di un’interpretazione a dir poco sopra le righe. Il modello Jack Nicholson – in Shining, ovviamente – resta lontanissimo; in compenso James Watkins, regista che prometteva moltissimo ai tempi dell’esordio con il selvaggio, crudele e beffardo Eden Lake (2008), ci risparmia prevedibilmente l’allucinante, dolorosissimo, epilogo del film di Tafdrup, autentica pietra tombale sui vari discorsi riguardanti un’Europa unita e solidale. Vince la simbolica tirannia del capitalismo, punto e basta. Ed è proprio questa affermazione intrinseca a rendere l’originale un oggetto di culto e a retrocedere il remake tra le corpose fila dei thriller/splatter godibili quanto si vuole e tuttavia in versione usa e getta.

Daniele De Angelis

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