Le divertissement du cinéma
Anche se i due autori dietro la macchina da presa sono argentini così come gran parte del cast è spagnolo, ci siamo sentiti di intitolare questo articolo in un francese comprensibile a tutti perché questa espressione rende ancora meglio – anche a livello di fonetica – rispetto a come lo diremmo in italiano. Competencia Oficial (per l’uscita italiana il titolo scelto è Finale a sorpresa) è stata una chicca di divertissement all’interno della selezione ufficiale di Venezia78, dove, inevitabilmente, molti lungometraggi – a partire dal Leone d’Oro – si sono rivelati particolarmente legati alla realtà, presente e passata, il cui registro difficilmente lasciava spazio a un divertissement a cui il duo Cohn-Duprat ci ha abituati. Il tutto servendosi dell’arte stessa – ovviamente non è un caso che ‘girino’ intorno alla figura dell’artista partendo proprio da El artista, passando da El ciudadano ilustre fino ad arrivare a quest’ultimo lavoro (scritto a sei mani con il fedele Andrés Duprat). Mariano Cohn ha voluto anche cimentarsi da solo alla regia, esempio ultimo è 4×4, ma è come se singolarmente perdessero forza – almeno stando agli esperimenti effettuati fino ad ora.
«L’artista deve scuotere», affermava Daniel Mantovani (Oscar Martínez) ne Il cittadino illustre, presentato nel 2016 alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Ci sembra di ritrovare un filo conduttore, seppur con ruoli diversi (in quel caso avevamo di fronte un professore di letteratura), nel personaggio della regista Lola Cuevas (una Penélope Cruz che sa stare al gioco).
Il mood dei due registi argentini si avverte sia dalla messa in scena in cui è collocata la situazione sia dalle prime battute in cui ascoltiamo un uomo d’affari miliardario connesso alle case farmaceutiche, il quale (si) chiede: «Come mi vede la gente?» ed esprime il desiderio di voler essere ricordato per «altro, per qualcosa di duraturo». Ed è qui che scatta la scintilla (e la dimensione metacinematografica): produrre un film che lasci il segno. In questa prospettiva gli consigliano di assumere i migliori e quindi un cast stellare formato dalla famosa regista Lola Cuevas e da due rinomati attori, entrambi di enorme talento, ma con un ego ancora più grande: Félix Rivero, attore hollywoodiano, e Iván Torres, illustre interprete del teatro radicale. Due interpreti completamente differenti, come background e come approccio verso la recitazione; sono entrambi delle leggende, ma, proprio per le personalità diverse, non si vedono di buon occhio. «Attraverso una serie di sfide sempre più eccentriche lanciate da Lola, Felix e Iván devono confrontarsi non solo l’un l’altro, ma anche con il loro lascito artistico» (dalla scheda ufficiale).
«Ci sono molti esempi cinematografici che mostrano come si fa un film, i problemi di produzione e le difficoltà che comporta la realizzazione di un progetto. Ma la cosa più unica in un film è quello che gli attori riescono a suscitare: farci piangere, farci ridere, generare emozioni. Il film indaga questa relazione complessa e straordinaria, solitamente nascosta alla vista del grande pubblico. L’opera rivela come questi tre talenti della recitazione riescano a emozionare gli spettatori, trattando allo stesso tempo temi quali il processo di creazione artistica, la competenza professionale, l’ego e il bisogno di prestigio e riconoscimento», ha tenuto a sottolineare Gastón Duprat. Cruz, Banderas e Martínez sono in uno stato di grazia, completamente calati nel gioco delle parti. Un accento vogliamo porlo pure sulla cura di suono (Aitor Berenger, Mar González, Pelayo Gutiérrez, Eduardo Castro, Alberto Ovejero) e costumi (Wanda Morales), che, ancor più in questo caso, fanno i personaggi.
Competencia oficial è stata un’opera che ha fatto ‘respirare’ durante le visioni di Venezia78, in cui molti lungometraggi trattavano temi molto forti anche con crudezza, parallelamente porta con sé delle riflessioni sull’arte, in particolare su quella cinematografica, e sull’essere umano con lo spirito a cui ci hanno abituati Duprat e Cohn.
«Non puoi mai essere sicuro di ciò che percepisce il pubblico né di te né del tuo personaggio» ed è questo il bello della Settima Arte e dell’incontro di ‘lei’ con lo spettatore.
Maria Lucia Tangorra