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Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto

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VOTO: 5.5

C’era una volta Bastogi

Potrà sembrare un’affermazione largamente scontata, ma il più delle volte un buon film scaturisce da un accurato lavoro in sede di sceneggiatura. A tale postulato offre ulteriore conferma Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto, sequel più o meno lampo della fortunata commedia datata 2017, del quale la pandemia ha ritardato lavorazione ed uscita nelle sale. Un discorso che, su larga scala, sarebbe facilmente applicabile alla commedia all’italiana in toto, che un tempo ormai remoto si affidava a sceneggiature totalmente inattaccabili sotto ogni punto di vista.
Se il lungometraggio primigenio traeva la propria originalità dal confronto/scontro tra due realtà sociali difficilmente conciliabili come il proletariato a cui apparteneva Monica (Paola Cortellesi) e un certo tipo di pseudo riformismo di sinistra al quale aderiva il “pensatore” Giovanni (Antonio Albanese), questo sequel sceglie decisamente di percorrere altre strade. Pagandone un prezzo piuttosto evidente in termini sia di qualità intrinseca che di puro divertimento.
Avevamo lasciato Monica e Giovanni su una panchina di piazza Cavour a Roma, a chiedersi dubbiosi quanto sarebbe durata una relazione a dir poco densa di contraddizioni. Da previsione “come un gatto in tangenziale” è la risposta che ci fornisce in apertura il sequel. E’ trascorso del tempo. Monica è nei guai con la legge a causa della cleptomania incontrollabile delle mitiche gemelle Pamela e Sue Ellen; mentre Giovanni, sempre alle prese con progetti da “pubblicità progresso”, è sentimentalmente legato alla bella e vanesia collega Camilla (la new entry Sarah Felberbaum). Monica chiede aiuto a Giovanni per uscire di prigione e i due ritornano in contatto. Facendo scattare di nuovo la scintilla, mentre i rispettivi pargoli si incontrano ancora in quel di Londra, dove si trovano per motivi di studio e lavoro, ad ennesima testimonianza di come il mondo del nostro cinema sia decisamente piccolo.
La cattiveria del primo film, pur in formato famiglie, cede subito il posto ad romanticismo piuttosto indigesto, nel mettere in scena il riavvicinamento tra i due protagonisti. La regia di Riccardo Milani, impeccabile a livello di confezione, non trova di meglio che abbandonarsi al citazionismo spinto che già aveva contraddistinto l’opera precedente, il derivativo Ma cosa ci dice il cervello (2019). Un giochino cinefilo che, se gestito con parsimonia, avrebbe anche potuto aggiungere differenti sapori ad una vicenda risaputa, senza però costituirne l’elemento centrale. Cosa che invece purtroppo fa il quartetto di sceneggiatori composto da Furio Andreotti, Giulia Calenda assieme ai coniugi Cortellesi e Milani (i medesimi del primo film), i quali lavorano di accumulo sperando inutilmente di risolvere in questo modo la carenza di nuove idee. Non è però sufficiente aggiungere nuovi personaggi come il sensuale parroco francescano – nel senso di Papa Francesco, vedere per credere – interpretato da Luca Argentero a sottolineare come la chiesa rappresenti l’unica, possibile, alternativa di autentica sinistra oggi in Italia (??), tanto per arricchire di un banale significato politico un film che proprio non funziona. Tanto che a patirne sono proprio gli irresistibili, incisivi, personaggi di contorno del primo film, tipo gli ex coniugi dei protagonisti interpretatati da Sonia Bergamasco e Claudio Amendola, per l’occasione inseriti nel contesto narrativo in modo del tutto incoerente e forzato.
Insomma questo Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto, con tanto di epilogo pro-famiglia in fieri sulla famigerata spiaggia del titolo, ricorda tanto un incontro tra vecchi amici a molti anni di distanza. Al piacere di rivedersi subentra la spiacevole sensazione di quanto il tempo sia trascorso inesorabile, con annessi cambiamenti. A posteriori sarebbe stato dunque molto meglio lasciare il primo Come un gatto in tangenziale una bella parentesi d’aria fresca nell’asfittico panorama della commedia italica contemporanea. Difficile però, in tempi di crisi come quelli che stiamo attraversando, rinunciare un possibile buon incasso facile facile. Staremo a vedere.

Daniele De Angelis

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