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The Nest (ll nido)

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VOTO: 6.5

Nulla è come appare

Difficile definire un titolo come The Nest. L’opera prima in solitaria del regista Roberto De Feo si va certamente ad inserire nel filone del fantathriller italiano, un genere in passato ricco di pellicole caratterizzate da lugubri atmosfere, da forti emozioni e grandi colpi di scena. Durante la conferenza stampa di presentazione, che si è tenuta nella bella cornice della “Casa del Cinema” di Villa Borghese a Roma, si è voluto mettere l’accento sulle tinte più horror del film, ma si tratta di un prodotto che abbraccia invece più generi e che si basa in larga parte sulle situazioni e sulle tensioni create durante il racconto.
La storia segue le vicende di Samuel (Justin Alexander Korovkin), un adolescente costretto su una sedia a rotelle, cui viene impedito di uscire da “Villa dei Laghi”, piccolo castello dove vive da sempre, e cui viene inflitta una disciplina ferrea dettata dalla rigidissima madre Elena (l’ispirata Francesca Cavallin). Il padre di Samuel è morto durante un tentativo, fatto anni prima, di sottrarre il ragazzo al controllo dell’inquietante ambito familiare. Si tratta proprio dell’incidente in cui Samuel perde l’uso delle gambe e dopo il quale, suo malgrado, viene coinvolto nelle dure dinamiche della vita quotidiana così come è stata ideata, irrigimentata e imposta dalla madre non solo a lui, ma a tutti gli abitanti del luogo. All’interno della villa vi sono infatti anche le umili domestiche Clara e Greta, i due strambi guardiani Igor e Diego, l’assistente Filippo (Fabrizio Odetto), anch’egli sempre più insofferente alle inflessibili regole della casa, e il Dottor Christian (uno spaventoso Maurizio Lombardi) che oltre ad essere il medico della comunità è anche il braccio destro di Elena.
La vita all’interno della Villa dei Laghi viene un giorno sconvolta dall’arrivo della giovane Denise (una bravissima Ginevra Francesconi) che, col suo carattere anticonformista e ribelle, instillerà in Samuel molti dubbi su quella che è la sua esistenza e sul perché la sua dimora e la tenuta circostante siano state trasformate, di fatto, in una misteriosa sorta di gabbia dorata. Questo non può che condurre a uno scontro frontale con Elena, la glaciale “regina” della villa.
Il film ci conduce in quella che è un’oscura favola, collocata volutamente fuori dal tempo grazie anche a un ottimo uso delle accurate scenografie e degli abiti di scena, una narrazione che ci suggerisce in continuazione come nulla sia in realtà come appare e che, con bravura, fa sentire lo spettatore prigioniero degli ambienti esattamente come lo è Samuel.
In tutto questo, non si può non sottolineare come l’altro protagonista della pellicola sia proprio la magione stessa in cui si svolgono i fatti, un luogo incredibile, scovato tra le campagne del Piemonte dopo più di un anno di ricerche in mezza Europa. Si tratta della splendida Villa dei Laghi (sì il vero nome dell’edificio è quello che le è stato dato anche nel film), situata all’interno del Parco Regionale La Mandria nei pressi di Torino e fatta realizzare da Re Vittorio Emanuele II tra il 1863 e il 1868. La troupe l’ha riutilizzata, riuscendo perfino a recuperarla dopo più di un decennio di incredibile abbandono, filmandola con un sapiente uso della fotografia e riuscendo a metterne in evidenza gli stupefacenti interni in più di una scena, rendendola una vera e propria presenza aggiuntiva: lugubre, austera, severa come chi la governa,
Nonostante gli indubbi meriti della pellicola e l’evidente passione e convizione nella sua realizzazione, si tratta però di un’opera non priva di difetti.
Oltre ad alcuni dialoghi non sempre ispirati, e a tratti dall’aria artefatta, c’è da notare una forse eccessiva lentezza nella narrazione, soprattutto durante la prima mezz’ora. A questo si aggiunge il fatto che il colpo di scena finale, che dovrebbe essere quindi una sorpresa, per lo spettatore più attento cessa presto di essere tale: sono troppi infatti gli indizi e le fin troppo scoperte indicazioni che vengono disseminate nella storia. La realtà dietro il mistero di Villa dei Laghi, dunque, smette rapidamente di essere un segreto e, di conseguenza, viene meno la curiosità di scoprire cosa celi davvero l’esistenza della variegata umanità che vi alberga, si finisce invece per attendere che lo svolgimento della vicenda prenda la sua inevitabile piega.
Prodotto di non facile collocazione nel panorama cinematografico italiano, The Nest è certamente un tentativo coraggioso da parte della produzione, Colorado Film, di creare qualcosa di diverso dal solito e dal respiro internazionale. Un esperimento encomiabile che comunque val la pena di vedere e che, si spera, darà i suoi frutti, anche in virtù dell’evidente talento del regista De Feo nel creare inquadrature e atmosfere forti. Ma, soprattutto, nella speranza che il cinema italiano ritrovi grazie a titoli di questo genere un po’ di creatività, originalità e soprattutto coraggio nel proporre idee nuove.

Massimo Brigandì

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