Tutta l’ottusità dell’Intelligenza Artificiale
Domenica 10 novembre, alle 20.30, è in programma alla Casa del Cinema un film di CiakPolska 2024 che per chi scrive rappresenta una “vecchia conoscenza”: The Last Spark of Hope di Piotr Biedroń ottenne infatti nel 2023, meritatamente, uno dei riconoscimenti più importanti del Trieste Science + Fiction Festival, il Premio Méliès d’argent – Lungometraggi.
Non soltanto per le indubbie qualità della messa in quadro o per quella tensione narrativa che rimane costante durante tutto l’arco narrativo, sebbene vi siano appena due personaggi in scena (di cui uno per giunta robotico), ma anche per la capacità di porre seri interrogativi sul futuro. In tal senso l’incubo post-apocalittico del cineasta polacco aveva suggestionato parecchio anche noi.
Per quanto in The Last Spark of Hope un’idea di speranza faccia capolino sin dal titolo e anche le azioni della protagonista siano costantemente rivolte ad essa, è la regolare frustrazione di questo giustificato anelito ad esserci rimasta maggiormente impressa, complice la sostanziale ottusità di quell’Intelligenza Artificiale installata su un robot letale che, paradossalmente, dovrebbe vigilare sulla sicurezza della co-protagonista umana, Ewa, ma che finirà invece per propiziarne la definitiva e rovinosa caduta.
Senza “spoilerare” troppo su una trama che, nella sua linearità, tende comunque a regalare sorprese e piccoli colpi di scena, possiamo dire che protagonisti di questa specie di “kammerspiel post-apocalittico all’aria aperta” sono per l’appunto Ewa, unica sopravvissuta accertata all’immane disastro che ha colpito la Terra, ed il robot pattugliatore Arthur, lasciatole in eredità dal padre scienziato (del resto i genitori non sempre sanno cosa sia meglio per i figli) per tenere in sicurezza la minuscola e isolatissima base dove la giovane donna ha trovato rifugio. Fino a un certo punto non ci saranno grossi incidenti nella solitaria routine di Ewa, che comunque con quell’intelligenza artificiale può continuamente dialogare. Sarà però sufficiente una leggerezza della ragazza riguardo alla password che regola le azioni del robot, per trasformare la presenza di chi dovrebbe proteggerla in una potenziale minaccia…
E di conseguenza anche le tipiche regole da “survivor movie” che avevamo appreso e codificato fino a quel momento si modificano, lasciando spazio ad una accelerazione parossistica della lotta, divenuta ormai disperata, per la sopravvivenza.
Insomma, a margine della pur legittima speranza di vita della protagonista (condivisa naturalmente dal pubblico con grande empatia) si coglie in fin dei conti un radicato, comprensibile pessimismo sull’eccessivo potere concesso dall’Uomo alla Macchina, specie in questi ultimi anni. D’altro canto vi è in Piotr Bedroń la capacità di creare, con un budget limitato, i presupposti di una fantascienza cinematografica che risulti avvincente, sul piano narrativo, propiziando anche qualche intelligente, salutare riflessione sulla direzione così pericolosa, in cui si sta incamminando da tempo l’umanità. The Last Spark of Hope si inserisce pertanto con toni brillanti sul solco di una tradizione, quella della science fiction, che in Polonia è sempre stata molto vitale, sia sul versante letterario che su quello cinematografico; e proprio riguardo a quest’ultimo dopo anni di stasi stanno ricominciando a concretizzarsi progetti interessanti, decisamente attuali, vedi ad esempio quel The Day I Found a Girl in the Trash di Michał Krzywicki, che trionfò pochi anni fa al Fantafestival.
Stefano Coccia