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Sultana’s Dream

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VOTO: 7,5

Un viaggio sentimentale

La 24esima edizione del 24 FRAME Future Film Fest è stata anche un’occasione preziosa per il pubblico e gli addetti ai lavori per ammirare ed entrare in contatto con un modo di fare animazione dalla forte impronta autoriale, indipendente, ostinatamente e orgogliosamente artigianale, alimentata da un’inesauribile gettata di creatività frutto di una poetica e di un talento che resistono al logorio del tempo e all’avanzare delle tecnologie. È il caso dell’ultima fatica di Isabel Herguera dal titolo Sultana’s Dream, presentata in concorso alla kermesse bolognese dopo un lungo percorso nel circuito internazionale che ha visto l’opera della regista spagnola partecipare a prestigiose vetrine come quelle di San Sebastian o Annecy, sino a ottenere una meritatissima candidatura agli European Film Awards.
Per la sua prima creazione sulla lunga distanza dopo svariati cortometraggi, la regista spagnola attinge liberamente dalle pagine del romanzo omonimo di fantascienza femminista scritto dai Begum Rokeya Hossein e pubblicato in India nel 1905, lo stesso sul quale si trova a “inciampare” nel senso letterale del termine in una libreria di Calcutta la protagonista del film scritto a quattro mani con il pisano Gianmarco Serra. Il suo nome è Inés, una giovane regista d’animazione spagnola che si reca in India per porre fine alla relazione con il suo amante del posto. Ed è lì che si imbatte casualmente nel suddetto volume, nel quale si raccontano le vicende di Ladyland, un paese utopico dove le donne sono tutte scienziate e al potere mentre gli uomini vivono relegati in casa a badare alle faccende domestiche. Affascinata da questo mondo immaginario e dall’atteggiamento coraggioso e trasgressivo della sua autrice, Inés decide di realizzare a sua volta una pellicola in cui la sua storia personale e quella della scrittrice scorreranno parallele.
Ed è su questo doppio binario che scorre la narrazione di un film che è al contempo un viaggio fisico, emozionale e sentimentale nel vissuto del personaggio principale e in un Paese alla ricerca di un posto dove le donne possano vivere in pace, lontana dalla paura, dall’umiliazione, dal silenzio, dalle violenze, dalle disuguaglianze, della sottomissione e dello stigma sociale. Il ché fa di Sultana’s Dream un’opera dai contenuti rilevanti, a suo modo e per le cose che esprime attraverso un linguaggio animato che può arrivare a tutti indipendentemente dall’età e dalla provenienza, di strettissima attualità. Il film infatti riflette a voce alta sulla condizione della donna di ieri e di oggi, sulla ancora irrisolta questione della subalternità del femminile nel mondo e sul contributo che potrebbe offrire alla società qualora che gliene venisse data l’opportunità. La Herguera fa sua la vicenda custodita tra le pagine della matrice letteraria e unisce a questo gli studi sull’iconografia e il racconto popolare indiani, cogliendo l’occasione anche per rivendicare il potere trasformativo dei sogni, il valore della fantasia come strumento di pensiero critico e la possibilità di un mondo governato dall’intelligenza e non dalla forza.
Ma ciò che più colpisce di quest’opera, oltre ovviamente alle argomentazioni dal peso specifico rilevante della quale si è fatta portatrice sana, è il modo con e attraverso l’autrice e il team al suo servizio ha trasferito il tutto sullo schermo. Quest’ultimo diventa una tela sulla quale l’autrice e le sue braccia e menti creative dipingono con l’acquerello una successione di opere d’arte in movimento. Tecnica ed estetica si sposano in Sultana’s Dream in maniera equilibrata e visivamente coinvolgente, lasciandosi ibridare anche dall’innesto di altre soluzioni come il graffiato, il carboncino e la matita. Una coesistenza di stili davvero efficace.

Francesco Del Grosso

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