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Star Trek Beyond

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VOTO: 7

Naufraghi con la bussola

Non ci voleva poi molto a capire come il “segreto” per accostarsi ad una saga che ha scritto pagine indelebili di Storia della Fantascienza fosse un approccio dettato da umiltà e rispetto. Peculiarità del tutto assenti nel primo capitolo del reboot (Star Trek, 2009), nel quale J.J. Abrams ha voluto imporre la propria visione spettacolare sull’argomento, salvo poi saggiamente aumentare il dosaggio di strizzatine d’occhio verso i trekkers storici nel secondo film, Into Darkness – Star Trek, 2013. Ora che Abrams, rimasto produttore, è passato a spremere dollari dall’altra saga fondamentale del genere dello scorso secolo, cioè quella di Star Wars, il testimone alla regia è passato alle mani più “artigianali” di Justin Lin (alcuni Fast and Furious, i primi episodi della seconda stagione di True Detective), ed i benefici sono apparsi immediatamente ben visibili. Star Trek Beyond è infatti – almeno a livello concettuale, perché a livello formale ogni paragone risulterebbe in assoluto improponibile, visto lo iato temporale – molto più vicino allo spirito ingenuo e pionieristico che animava la serie televisiva originaria piuttosto che all’artificiosità voluta ed esibita di parecchi dei sequel cinematografici intercorsi in questi decenni, ivi compresi quelli interpretati dal cast primigenio.
Il plot di Star Trek Beyond – a cui hanno messo mano in sede di sceneggiatura Simon Pegg (che nel film interpreta ancora una volta l’ingegnere Montgomery Scott) e Doug Jung – potrà anche suonare scarsamente originale ed in parte prevedibile; tuttavia riesce ad andare incontro in modo efficace alle aspettative di coloro che hanno sempre amato Star Trek per la capacità intrinseca di cogliere quello spirito d’avventura celato in ognuno di noi, così da renderlo manifesto, visibile. Un po’ come un sogno a lungo agognato che prendesse forme reali attraverso il piccolo oppure, più raramente, il grande schermo. Star Trek Beyond ha il merito di compiere un’operazione nostalgica senza scadere nel retorico, inserendo nella trama momenti assai pregnanti (l’addio forzato alla navicella Enterprise, attirata in una trappola e precipitata su un pianeta sconosciuto) nonché omaggi e rimandi persino commoventi allo stato iconico di ciò che la saga è divenuta nel corso del tempo. Il piacere di chi guarda trova dunque massima soddisfazione nel recupero delle celeberrime schermaglie verbali tra Spock (Zachary Quinto) e “Bones” McCoy (Karl Urban), sempre impegnati a rimproverarsi sarcasticamente le rispettive origini vulcaniane e umane; mentre il James Kirk (Chris Pine) del nuovo corso si conferma più centrale nella narrazione, evolvendo come character in modo più generoso e meno esigente pure nei confronti di se stesso. L’introduzione di nuovi personaggi – l’aliena pronta all’ingresso in squadra Jaylah, interpretata da Sofia Boutella – si è dimostrata vincente, mentre un po’ oscuro ma comunque incisivo rimane il percorso esistenzial-narrativo del villain di turno, il “mutante” Krall. Se il Khan dell’ottimo Benedict Cumberbatch fagocitava letteralmente la diegesi di Into Darkness, mettendo quasi in ombra tutto il resto del cast, in questo caso il Krall di Idris Elba – per buona parte del film irriconoscibile – risulta ad ogni modo maggiormente organico alla storia messa in scena. La quale mette di fronte, a livello di contenuto, in modo blando e tutt’altro che invadente due valide istanze da dibattito: l’armonia dal sapore vagamente omologante predicata da una Federazione in continua espansione e l’anarchia della lotta violenta intesa come motivo di vita. A tutti gli spettatori il compito di leggervi o meno in filigrana riflessi sul mondo di oggi, proiettati in un futuro che nemmeno possiamo immaginare, ora come ora.
Si accomodino dunque in platea senza remore, antichi e nuovi appassionati di una fantascienza di tipo “emozionale” che speriamo non abbia mai fine: con questo terzo capitolo della propria storia recente, Star Trek ha finalmente ritrovato la sua collocazione naturale, alla ricerca dei confini di un Universo illimitato. L’Avventura prosegue…

Daniele De Angelis

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