Tre fratelli all’attacco
Di sicuro ognuno di noi ricorda l’ormai cult Ghostbusters, celebre lungometraggio diretto da Ivan Reitman nel 1984. Ma cosa accadrebbe se anche in Italia si tentasse di effettuare un’operazione del genere, dando vita a una bizzarra ditta incaricata di scacciare gli spiriti provenienti dall’aldilà? Presto detto e presto fatto. In questo caso, dunque, ci troviamo davanti a un bizzarro trio di acchiappafantasmi formato da Christian De Sica, Carlo Buccirosso e Gian Marco Tognazzi. Sono loro gli acchiappafantasmi protagonisti di Sono solo fantasmi, ultima fatica registica dello stesso Christian De Sica.
I tre protagonisti, dunque, ritrovatisi dopo diversi anni in occasione dei funerali del loro padre, al fine di racimolare un po’ di denaro per poter riscattare la loro vecchia casa, improvvisano una sceneggiata, al fine di scacciare da casa della loro vicina il fantasma della sua defunta sorella. La loro operazione, sorprendentemente, riesce e il successo della loro improvvisata attività è immediato. Eppure, le cosa non saranno sempre così semplici.
Indubbiamente, l’idea di dar vita a un prodotto prendendo spunto dalle numerosi tradizioni e leggende della Napoli esoterica è indubbiamente interessante. E la cosa in sé avrebbe potuto essere sviluppata in numerosi modi diversi. Ma se, da un lato, tali spunti sono indubbiamente ricchi di appeal, dall’altro è estremamente complicato sviluppare il tutto al fine di dar vita a un prodotto più che dignitoso. Già nel 2017, ad esempio, Ferzan Ozpetek aveva fatto storcere parecchio il naso a pubblico e critica con il suo Napoli velata e, purtroppo, un’operazione simile è stata fatta anche dallo stesso Christian De Sica con Sono solo fantasmi, che altro non fa che classificarsi come una delle numerose commedie che, ogni anno, vengono prodotte copiose in Italia, ma che, con il passare del tempo, altro non fanno che confondersi con gli innumerevoli altri prodotti di simile stampo.
Sono solo fantasmi, di fatto, vede una sceneggiatura ricca di prevedibili gag (all’interno delle quali, forse, soltanto due o tre riescono davvero a strappare una sana risata) e snodi narrativi che, man mano che ci si avvicina al finale, si fanno sempre più campati in aria, sempre meno credibili e fortemente prevedibili, accompagnati da una regia posticcia ed eccessivamente pomposa. Al via, dunque, momenti in cui, insieme a fantasmi che svolazzano per la stanza, vediamo lussuosi ambienti pieni di luci e, come ben si può immaginare, spiriti di defunti che tornano provvisoriamente dall’aldilà. Il tutto per un climax in cui effetti in computer grafica decisamente sopra le righe altro non fanno che peggiorare il tutto.
Un’operazione, la presente, che, dunque, non riesce affatto a sortire gli effetti sperati e, purtroppo, fatta eccezione per qualche sporadica risata, non riesce a coinvolgere lo spettatore come dovrebbe. Sarà che lo stesso è probabilmente annoiato e non ha più voglia di vedere e rivedere sempre gli stessi prodotti, tutti simili l’uno con l’altro?
Marina Pavido