Complici, amanti e cornute
Giulia si prepara a trascorrere un week-end con Lucio. Tuttavia, ad aspettarla nella villa in cui si sono dati appuntamento non trova lui, ma tre sconosciute. Sono le altre amanti di Lucio che, come lei, hanno ricevuto lo stesso messaggio due giorni prima. L’uomo è irreperibile e tra di loro serpeggia una sola domanda: perché ha voluto riunirle lì?
Ovviamente non saremo noi a dare una risposta perché è su di essa che si regge il plot di Si sospetta il movente passionale con l’aggravante dei futili motivi. Di conseguenza, è alla visione del cortometraggio di Cosimo Alemà, fresco vincitore di due premi alla seconda edizione del Saturnia Film Festival (miglior corto sezione “Fiction Italia” e migliore interpretazione femminile a Pilar Fogliati), che spetta il compito. Visione, la sua, che regalerà allo spettatore di turno un susseguirsi di tragicomici eventi sorretti da un colonna vertebrale mistery che avrà nello showdown finale un colpo di scena ben assestato. Ed è lì, in quegli ultimi fotogrammi, che il pubblico verrà a conoscenza della verità che ha portato alla fatale e divertente reunion.
Nel mezzo, il cineasta capitolino gioca con i generi e con una mitragliata di battute ad effetto che vanno sempre a bersaglio grazie allo humour nero delle quali sono cariche. Il risultato è uno scontro/incontro dal ritmo sempre più frenetico dove la macchina da presa e il “valzer attoriale” delle quattro interpreti (Irene Ferri, Anna Ferraioli Ravel, Nina Fotaras e Pilar Fogliati) fanno la differenza e danno forma e sostanza alla scrittura a sei mani di Armando Maria Trotta, Matteo Branciamore e dello stesso Alemà. Quest’ultimo alle prese con un kammerspiel contemporaneo consumato tra gli interni e gli esterni (piscina compresa) di una bellissima villa posta su una scogliera che, per l’occasione, si veste prima da location mozzafiato e poco dopo da scena del crimine che ne macchia di rosso sangue l’incantevole bellezza.
Del resto, chi conosce i precedenti del regista romano e l’identikit autoriale sa benissimo che nella sua filmografia non c’è, non ci sarà e non c’è mai stato spazio per le soluzioni semplici e telefonate, tantomeno per la possibilità di una comfort zone dove andarsi a rifugiare. In tal senso, Si sospetta il movente passionale con l’aggravante dei futili motivi è nato come un gioco tra amici e nuove conoscenze ed è diventato strada facendo una sfida da portare a termine. Come? Con un piano sequenza di 15 minuti realizzato con il piede piantato sull’accelerato sino al già citato epilogo. Il tutto, come se non bastasse e per aumentare il grado di difficoltà, con la luce a cavallo che rende l’operazione ancora più spericolata e bella da vedere. Perché anche l’occhio vuole la sua parte.
Nasce così un long take coinvolgente, divertentissimo e ben orchestrato che azzera completamente il montaggio, lasciando il palcoscenico alle performance attoriali e alla coreografia disegnata dalla steadycam tra le topografie della villa. Inutile dire che la suddetta scelta registica ha aumentato in maniera esponenziale il valore intrinseco di un’opera che festival dopo festival, a partire dall’anteprima alla Settimana della Critica della Mostra di Venezia 2018, ha messo in vetrina i suoi indubbi meriti tanto di scrittura quanto di messa in quadro.
Francesco Del Grosso