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Old Stone

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VOTO: 9

Un buon samaritano all’Inferno

È stato uno dei colpi di fulmine della 34esima edizione del Torino Film Festival, dove è stato presentato all’interno della programmazione di Festa Mobile a una manciata di mesi di distanza dall’anteprima al Forum della Berlinale 2016, capace di conquistare non solo noi ma anche la giuria del Premio Cipputi, che lo ha scelto come miglior film sul tema del lavoro tra tutti quelli selezionati nelle diverse sezioni della kermesse piemontese. Un riconoscimento strameritato quello a Old Stone di Johnny Ma, attribuito a una pellicola che catapulta lo spettatore di turno in una vera e propria odissea umana, che acquista sempre più velocemente i connotati di un incubo ad occhi aperti.
La storia narrata è quella di Lao Shi, tassista cinese di mezza età, che si trova coinvolto in un incidente automobilistico nel quale un uomo rimane gravemente ferito. Pur di aiutarlo lo segue all’ospedale e paga le spese mediche. La situazione, però, prende una piega drammatica: Lao Shi viene indagato dalla polizia, abbandonato dalla moglie e dal datore di lavoro, oltre che dalla compagnia assicurativa. Trovatosi improvvisamente solo, con le cure dell’uomo a gravare su di lui, scivola lentamente nella solitudine e nel crimine, lasciandosi travolgere dall’atmosfera di disperazione e cinismo che sembra aver inghiottito l’intero Paese.
Quello nel quale viene scaraventato senza rete di protezione e poi inghiottito il protagonista dell’opera prima del regista cinese, naturalizzato canadese, è un inferno metropolitano, di quelle cloache malsane, indifferenti e spietate, dove sopravvivere è diventato sempre più difficile. Ed è lo stesso Ma a confermarcelo nelle note di regia che accompagnano il suo potentissimo esordio dietro la macchina da presa: «con Old Stone cerco di esprimere qualcosa che sento da lungo tempo; il fatto, cioè, che nella nostra Società è sempre più difficile compiere buone azioni. Ciascuno pensa ai propri interessi invece di curarsi degli altri. Lo scopo del film non è lanciare delle accuse dirette: semmai vorrei riflettere su quello che sta succedendo nella nostra Società. L’uomo contemporaneo è ormai abituato a comportarsi in modo inumano». Dichiarazioni, queste, che non si riducono alle solite intenzioni messe su carta, ma che deflagrano sul grande schermo attraverso la forza devastante delle parole e delle immagini così straordinariamente create dal cineasta asiatico. Quest’ultime servono all’autore per allargare gli orizzonti drammaturgici e tematici del suo script, non solo a quelli che riguardano un mondo del lavoro che non fa più sconti a nessuno, ma anche a tutto quel magma rovente di situazioni e dinamiche che riflettono le distorsioni, le brutalità, le paure, le minacce e le mostruosità della Società contemporanea.
Per farlo, Johnny Ma non usa mezze misure, mettendo da parte il politicamente corretto e soprattutto qualsiasi morale a buon mercato. Tale epurazione fa di Old Stone un film crudo e diretto, senza fronzoli o tentativi di addolcire la pillola, in grado di coinvolgere lo spettatore dal primo all’ultimo fotogramma utile attraverso scene dal forte impatto emotivo, che lo spingono a raggiungere un altissimo livello di partecipazione. Merito anche della grandissima performance di Chen Gang nei panni di Lao Shi.

Francesco Del Grosso

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