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Mickey On the Road

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VOTO: 6

La dura legge della vita

Come spesso accade quando si sceglie e/o si ha l’opportunità di esordire, si opta per una storia di formazione, chissà che non sia connesso a un desiderio di suggerire la propria condizione. In fondo, chi è dietro alla macchina da presa, frequentemente, passa dalla produzione breve al lungometraggio, segnando, così, una tappa fondamentale del proprio percorso. La regista taiwanese Lu Mian Mian, dopo aver sperimentato col teatro d’avanguardia ed essersi fatta le ossa sui cortometraggi, ha deciso di raccontare una storia, Mickey On The Road, che nasce e torna a Taiwan e in cui lo sguardo femminile è al centro.
Mickey (Pao-Wen Yen) e Gin Gin (Ya-Ling Chang) sono migliori amiche, talmente legate da apparire all’inizio quasi sorelle pur nelle diversità sul piano fisico e di approccio alla vita. La prima è come se avesse volutamente accentuato tratti più mascolini, per mascherare alcune ‘qualità’ che non riconosce nel proprio corpo e passare quasi inosservata tra la gente. Tocca a lei, pur essendo giovanissima, il gravoso compito di prendersi cura della madre (Ke-Li Miao) che soffre di depressione, causata molto probabilmente dal senso di abbandono e da quelle certezze/mancanze che una donna avverte. Il suo tempo libero Mickey lo dedica a una passione che non è contemplata per le donne: le arti marziali. Gin Gin, invece, è caratterizzata da un fisico più prorompente – talvolta provocante ma che non può giustificare certe avances – ed è sicuramente più impulsiva. Si guadagna da vivere ballando nelle discoteche e crede ingenuamente nella macchina della fortuna così come negli uomini. Di uno di loro, Jay (Yu-Chieh Hsu), si infatua in particolar modo e così, nonostante le ripetute non risposte, decide di raggiungere a Guangzhou, in Cina, colui che le aveva fatto perdere la testa durante l’incontro di una notte. Anche a Mickey la grande città portuale ricorda qualcosa: è il luogo dove ha deciso di vivere suo padre prima di andare via da lei e da sua madre. Comincia così un viaggio che le porterà al di là dei confini, forse, ‘un po’ più protetti’ di Taiwan, alla ricerca dell’amore declinato in diverse forme. La vita vera, però, troppo spesso non corrisponde ai desideri del cuore.
«Con la loro personalità complessa e provocatoria, Mickey e Gin Gin incarnano, e al tempo stesso sfidano, gli archetipi femminili. Mentre assistiamo alle loro avventure e le vediamo crescere, ci uniamo a loro in un viaggio decadente e insieme assurdo, che porta a un risveglio finale. Volevo che il mio film di esordio fosse emotivamente commovente, capace di esplorare la crescita e l’autorealizzazione dei personaggi e di celebra contemporaneamente i temi senza tempo della sorellanza e della ribellione giovanile», ha dichiarato la regista, la quale con occhio amorevole e al contempo molto lucido sul nostro oggi, rappresenta l’urto emotivo di queste due ragazze con la nuda e cruda realtà. Va detto, però, che parallelamente non ‘distrugge’ l’immaginazione, ma dopo che Mickey e Gin Gin hanno sofferto e sono scampate alle disavventure, emergono dal ‘buio’ con una consapevolezza differente.
Il film è stato presentato nel Concorso Ufficiale della 38esima edizione del Torino Film Festival.

Maria Lucia Tangorra

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