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Mars Express

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VOTO: 8

Un ultimo upload

Il cinema di fantascienza – e prima ancora la letteratura di genere – ha in più di un’occasione dato prova di possedere una visione profetica in grado di leggere, mostrare e materializzare sullo schermo, scenari futuri, spesso inquietanti, e di farlo con larghissimo anticipo rispetto ai tempi correnti. Da un certo punto di vista è quello che ha fatto anche Jérémie Périn nel suo primo lungometraggio animato dal titolo Mars Express, presentato a Torino nell’ambito del 25° Sottodiciotto Film Festival & Campus a un anno e passa di distanza dalle anteprime in quel di Cannes e Annecy.
All’epoca della scrittura e della posa del primissimo fotogramma, che risalgono a una manciata di stagioni fa, la pellicola e la vicenda narrata hanno consegnato allo spettatore di turno quelli che sarebbero stati gli sviluppi tecnologici, con relativi pro e soprattutto contro, legati all’utilizzo dell’intelligenza artificiale quando questa non aveva ancora raggiunto i livelli attuali. Di anni ne sono trascorsi pochissimi, ciononostante i passi da gigante compiuti nel campo in questione e quelli che si stanno facendo verso l’ipotesi non più remota di una possibile colonizzazione del Pianeta Rosso sono tantissimi. Ed è su questi che gli autori della sceneggiatura, Laurent Sarfati e lo stesso Périn, si sono concentrati per disegnare un futuro tutt’altro che utopico, con annesse minacce sempre più concrete e delle quali si possono vedere gli effetti nella vita reale.
Mars Express ci trasporta nel Ventitreesimo Secolo, in una realtà in cui la Terra è diventata un enorme quartiere di periferia e i più ricchi sono andati ad abitare su Marte. Qui sopravvivono e lavorano Aline Ruby e Carlos Rivera (morto in guerra ma riportato in vita attraverso un backup della personalità caricato su un androide), due investigatori privati incaricati di catturare un hacker che ha liberato i robot dai sistemi di sicurezza pensati per renderli obbedienti agli esseri umani. Durante l’indagine, si trovano bloccati e accettano un nuovo caso: la scomparsa misteriosa di uno studente universitario dopo l’omicidio del suo compagno di stanza. Man mano che scendono nei bassifondi della capitale, dove scoprono un losco giro di allevamenti di cervelli e di corruzione, si renderanno conto che i due casi sono strettamente collegati, portando alla luce un complotto che minaccia la struttura della società tra umani e robot.
Mars Express esplora con successo i confini tra fantascienza e thriller poliziesco, utilizzando i relativi codici e mescolandoli con quelli del cinema noir per dare forma e sostanza a un’opera sicuramente derivativa nei contenuti (chiare le allusioni nemmeno troppo velate a Blade Runner o Io, robot), nello spirito (i fondamenti della fantascienza alla Isaac Asimov sono evidenti) e nella confezione (la mente per assonanze va agli anime giapponesi e alla cultura dei manga, non a caso è stato paragonato con le dedite distanze a Ghost in the Shell o Pluto), ma senza alcun dubbio meritevole di attenzione per lo sforzo produttivo impiegato dagli studi francesi coinvolti, l’ambizione dimostrata e la resa ottenuta. Ingredienti, questi, che solo di rado e in via del tutto eccezionale hanno trovato espressione e riscontro pratico nel Vecchio Continente. Un segnale incoraggiante quello lanciato da Périn che dimostra che si può riuscire a realizzare opere animate di fantascienza di grande impatto anche a livello europeo e come in questo caso persino capace di raggiungere un equilibrio tra intrattenimento e una base filosofico-esistenziale che risuona con le questioni contemporanee.
Realizzato in tecnica ibrida mixando animazione tradizionale e computerizzata, con un segno che ricorda moltissimo gli anime fantascientifici per fluidità e la voluta mancanza di fotorealismo nel disegno dei personaggi, Mars Express offre allo spettatore, al netto di qualche calo di ritmo nella parte centrale, un’avventura cinematografica carica di adrenalina grazie a una serie di sequenze di azione davvero spettacolari (vedi la pirotecnica fuga dall’hotel, la sparatoria sotto il tunnel dell’autostrada e l’esplosivo finale tra i giardini e le stanze della villa), puntellata da tocchi di inatteso humour e arricchita dalle voci tra le altre di Léa Drucker e Mathieu Amalric.

Francesco Del Grosso

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