Salvare le apparenze
È il 1982 e il Messico sta vivendo un’epoca di breve prosperità prima della “crisi del peso”. Mentre pesanti nubi si addensano all’orizzonte, l’alta borghesia è adagiata in uno stato di lusso e sperpero: questo è il mondo di Sofia, che trova il senso della propria esistenza tra eventi pubblici e cocktail con le amiche. Ma come salvare le apparenze quando tutto crolla e la tempesta economica si abbatte sul Paese?
La risposta prova a darcela la regista Alejandra Márquez Abella nella sua opera seconda dal titolo Las niñas bien, presentata in concorso alla 26esima edizione di Sguardi Altrove Film Festival, laddove è approdata dopo un lungo e pluridecorato percorso nel circuito internazionale che, oltre all’anteprima a Toronto 2018, ha visto la pellicola transitare anche nella selezione ufficiale della 13esima Festa del Cinema di Roma.
Quella raccontata dalla cineasta messicana nell’adattamento per il grande schermo del libro omonimo di Guadalupe Loaeza, è una parabola sul decadimento e disfacimento della borghesia nella cui anima aleggia lo spirito dissacrante di Luis Buñuel e del suo cinema. Nelle vene drammaturgiche e negli intenti che muovono Las niñas bien ci sono molti dei temi che il cineasta spagnolo ha affrontato in film come L’angelo sterminatore o Il fascino discreto della borghesia. Ovviamente non stiamo qui ad azzardare paragoni, poiché Las niñas bien e chi ne ha firmato lo script non riescono a toccare le vette buñueliane, tantomeno a riproporne con la medesima ferocia l’arguta e sardonica critica al mondo borghese. Ciononostante ne prende in prestito gli intenti, quanto basta per dipingere un ritratto pungente di un mondo dove le apparenze contano più della vita reale. Il tutto attraverso gli occhi sempre più disperati di una donna che prova a salvare il salvabile dalle macerie che via via stanno sotterrando lei e ciò che la circonda.
Alejandra Márquez Abella ci porta al seguito di Sofia per vedere come la campana di vetro dove si era andata a rinchiudere va via via frantumandosi dopo una frattura insanabile, quella di una crisi economica che sembra non risparmiare niente e nessuno. Prova con tutti i mezzi leciti e non a disposizione a resistere agli attacchi per non perdere lo status e la posizione sociale da lei raggiunta. Ma lo sciacallaggio e il menefreghismo di un ambiente senza pietà le impediranno di restare a galla.
Il film, seppur con squilibri interni nel racconto e qualche digressione ripetitiva di troppo sulla timeline, raggiunge lo scopo che si era prefissato, vale a dire di mostrare il crollo repentino di una classe sociale per mano di quelle ricchezze e di quel potere che per troppo tempo l’hanno alimentata.
Per trasferire sullo schermo un plot solo apparentemente scarno, che in realtà nasconde tra le pieghe e le sfumature del dramma umano, amaro e sociale, diverse stratificazioni, Las niñas bien trasforma la confezione estetica e la messa in scena lussureggiante nella cornice specchiata che riflette la tragedia di una donna che dal paradiso si trova scaraventata diritta all’inferno. Bravissima Ilse Salas a incarnare e dare voce alla protagonista, con un’interpretazione di altissimo livello che restituisce emotivamente e fisicamente le conseguenze rovinose della caduta.
Francesco Del Grosso