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La volta buona

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VOTO: 6.5

Verso un futuro migliore

Soltanto poco più di due anni fa – e, nello specifico, nel 2017 – tutti noi eravamo rimasti piuttosto colpiti da L’equilibrio per la regia di Vincenzo Marra, il quale ha fin da subito dimostrato un discreto coraggio insieme a una buona padronanza del mezzo registico. In seguito a questo successo, grandi aspettative, dunque, ha sollevato La volta buona, la sua ultima fatica.

Bartolomeo (un bravo Massimo Ghini) è un uomo di mezza età che, a causa della sua ludopatia, ha perso praticamente tutto, compresa moglie e figli, ed è costantemente rincorso dai creditori. L’occasione per potersi riscattare sembra finalmente arrivare nel momento in cui all’uomo si presenta la possibilità di far arrivare da Montevideo il piccolo Pablito, che fin da subito si rivela assai talentuoso con il pallone. Riuscirà, il ragazzo, a sfondare nel mondo del calcio, permettendo, dunque, anche a Bartolomeo, in qualità di suo agente, di riscattarsi? Che sia questa realmente la volta buona?
Già per quanto riguarda i suoi primi lavori, Vincenzo Marra ha dimostrato una tendenza speciale verso un approccio registico il più possibile vicino al reale, privo di inutili fronzoli o di autocompiaciuti virtuosismi. Stesso discorso, dunque, anche per il presente La volta buona. Un prodotto, questo, che pur mettendo in scena la storia di chi vive quasi ai margini della società e che aspetta ancora dalla vita la possibilità di svoltare o, quantomeno, di mantenere una propria dignità, vede al suo interno anche numerosi momenti divertenti, che riescono ad alleggerire l’intero lavoro, realizzati anche – e soprattutto – al contributo del bravo Max Tortora. Il tutto per una storia semplice, asciutta ed estremamente diretta, questa messa in scena da Marra. Un lavoro, dunque, che punta dritto al sodo e che attinge a piene mani da quanto realizzato in passato e che vede tra i suoi migliori “ingredienti” anche un pizzico di Neorealismo e gradito tocco di commedia all’italiana.
E se, da un lato, è vero che nel presente La volta buona vengono tirati in ballo temi come l’immigrazione e la difficile vita di chi fatica, ogni volta, ad arrivare a fine mese (argomenti, questi, già più e più volte trattati nel corso degli ultimi anni), è anche vero che Marra è riuscito a dare al tutto un tocco decisamente personale, senza calcare eccessivamente la mano nel cercare di muovere a compassione lo spettatore e, cosa assai importante, evitando sapientemente ogni retorica o facili buonismi.
Siamo d’accordo: ripensando al precedente L’equilibrio, i toni qui usati da Marra ci appaiono decisamente più smorzati o, si potrebbe addirittura azzardare, meno coraggiosi. Eppure, se paragonato alla maggior parte dei lavori di grande distribuzione che ogni anno arrivano copiosi nelle nostre sale, il presente La volta buona un proprio valore ce l’ha eccome. Cosa, questa, di certo non da poco.

Marina Pavido

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