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Zamora

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VOTO: 6,5

Un ragioniere nel pallone

La sempre più nutrita galleria di attori e attrici nostrani che a un certo punto della propria carriera decidono di passare dietro la macchina da presa si arricchisce di un nuovo nome, quello di Neri Marcoré. Così dopo Michele Riondino, Margherita Buy e Paola Cortellesi, tra gli ultimi interpreti a fare il grande passo, anche lui ha voluto esordire alla regia e lo ha fatto con Zamora, un lungometraggio liberamente ispirato all’omonimo libro del compianto Roberto Perrone (scomparso nel 2023), che prima dell’uscita nelle sale il 4 aprile con 01 Distribution si è presentato al pubblico prendendo parte prima al Festival du Film Italien de Villerupt e poi al 15° Bif&st nella sezione “ItaliaFilmFest/Nuovo Cinema Italiano”, laddove si è aggiudicato il premio per la migliore fotografia andato a Duccio Cimatti.
La pellicola ci porta al seguito di Walter Vismara, ragioniere d’animo e di professione, che a causa della chiusura della fabbrichetta di Vigevano dove lavora come contabile è costretto suo malgrado ad accettare un impiego presso un’azienda avveniristica della vitale e operosa Milano, al servizio di un imprenditore moderno e brillante, il cavalier Tosetto. Andrebbe tutto bene se non fosse che costui ha il pallino del calcio e obbliga tutti i suoi dipendenti a sfide settimanali scapoli contro ammogliati. Lo schivo trentenne dovrà quindi fare i conti con uno sport che odia, con dei colleghi irriverenti e soprattutto con l’imprevedibilità dell’amore. Ad aiutarlo, un’ ex portiere decaduto, Cavazzoni, perché nel calcio, come nella vita, bisogna imparare a buttarsi. Ingredienti, questi, che una volta presi in prestito dalle pagine del libro di Perrone hanno permesso a Marcoré e al suo team di scrittura (Maurizio Careddu, Paola Mammini e Alessandro Rossi) di realizzare un classico romanzo di formazione, con tematiche annesse, incastonato all’interno di un period condito con uno humour garbato e sottile.
La fotografia di Cimatti, giustamente premiata alla kermesse pugliese, caratterizzata da una patina vintage e nostalgica, ci riporta nella Milano degli anni Sessanta, quella del boom economico e delle grandi speranze, per dipingere sullo schermo le linee narrative di una commedia vecchia scuola che ha il sapore di altri tempi. Mescolando immaginari e atmosfere che dal Paradiso delle Signore e Mad Men riportano la mente diritta al Fantozzi del 1975, in particolare alla scena della famosa, surreale ed esilarante partita di calcio aziendale Scapoli vs Ammogliati e alle altre indimenticabili “mostruose” iniziative sportive di Filini o dei megadirettori, il regista approfitta anche per raccontare molti aspetti della società che risultano ancora attuali. Il ché consegna allo spettatore un’opera popolata da una variegata brigata di caratteristi che scorre piacevolmente, regalando sorrisi, argomentazioni, emozioni e spunti di riflessione a buon mercato e accessibili a tutti. Anime e intenzioni che in Zamora convivono in maniera equilibrata senza entrare mai in conflitto.

Francesco Del Grosso

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