Tolleranza zero
La scuola, con le sue dinamiche tra studenti e professori, è da sempre stato terreno fertile per la creatività di registi e sceneggiatori. Sono infatti tantissimi i film a tema insegnamento che affrontano i problemi, i rapporti e le dinamiche del suo mondo stratificato e assai complesso. Viene da sé che la macchina da presa si è spesso insinuata tra i corridoi, i banchi e le cattedre, dando vita a pellicole diventate veri e propri cult tra cui L’attimo fuggente, La classe, Non uno di meno, piuttosto che Class Enemy e Monsieur Lazhar. Se c’è infatti un’esperienza che accomuna quasi tutti i giovani è quella scolastica ecco perché la Settima Arte ha spesso utilizzato la scuola per raccontare la vita e le emozioni dei ragazzi e degli insegnanti, ma anche come nel caso di La sala professori di Ilker Çatak per riflettere sul prezzo della verità e dei pregiudizi, arrivando persino a mettere a nudo le contraddizioni del microcosmo in questione facendosi specchio della società.
L’opera quarta del regista tedesco, nelle sale nostrane dal 29 febbraio 2024 con Lucky Red dopo l’anteprima nella sezione “Panorama” del Festival di Berlino 2023 dove ha ottenuto il premio come Miglior film per la giuria C.I.C.A.E. e l’Europa Cinema Label ai quali si sono andati ad aggiungere numerosi altri riconoscimenti e la nomination agli Oscar come miglior film straniero, ci porta al segui di Carla Nowak, una giovane e promettente insegnante al suo primo incarico. Tutto sembra andare bene, fino a quando una serie di piccoli furti all’interno della scuola media mette in subbuglio l’istituto. Quando i sospetti cadono su uno dei suoi studenti, la donna decide di andare a fondo della questione e indagare personalmente, scatenando una serie inarrestabile di reazioni a catena in cui ad ogni azione corrisponde una reazione, con ripercussioni sulle vite di tutti coloro che abitano l’istituto.
La sala professori è un film ricco di tensione che mette a nudo le pecche di un sistema scolastico rigidamente retto sul rispetto della forma all’insegna della tolleranza zero, in cui ci si interroga sul prezzo della verità e dell’onestà e in cui la cattiva informazione e il pregiudizio giocano un ruolo di primo piano. Il ché genera importanti spunti di riflessione, mea culpa e mirati atti d’accusa nei confronti di un sistema e di come viene gestito. Il risultato è un fuoco incrociato di emozioni cangianti che si abbatte sullo schermo lasciando il segno nello spettatore di turno. Quest’ultimo si trova al cospetto di un’opera che vede il lavoro davanti e dietro la macchina da presa fare fronte comune per gettare solide basi narrative, tecniche e recitative. Da una parte c’è la straordinaria e potentissima interpretazione di una Leonie Benesch (già apprezzata in Il nastro bianco e The Crown), qui protagonista assoluta e in stato di grazia al timone di un ensemble di grandissima qualità tra giovanissimi e adulti che a conti fatti finisce con l’elevare la recitazione, diventando un autentico punto di forza. Dall’altra c’è la regia e la sceneggiatura, entrambe di altissima qualità e caratterizzate da un fortissimo realismo, che prima sulla carta e poi in una messa in quadro rigorosa che incasella il tutto in un geometrico 4:3 confezionano un film che stringe chi lo guarda in una morsa di tensione, angoscia e disagio crescente che rendono le quattro mura della scuola un incrocio tra un campo di battaglia, un tribunale e una polveriera pronta a deflagrare da un frame all’altro. Da qui nascono una successione di scene, da quella del consiglio di classe con i genitori al faccia a faccia tra Oskar e la Nowak, dalla rivolta in aula all’aggressione in palestra, che portano inevitabilmente la storia e i personaggi al punto di ebollizione.
Francesco Del Grosso
Tolleranza Zero non la capisco, specialmente con gli adolescenti.