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Greedy People

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VOTO: 6.5

Si salvi chi può

I grandi Autori cinematografici, non è certo una novità, “figliano”. Lasciando qua e là eredi pronti a raccoglierne il testimone in caso di provvisoria oppure, speriamo il più tardi possibile, definitiva latitanza. A guardare Greedy People – lungometraggio di Potsy Ponciroli inserito nel concorso Progressive Cinema della Festa del Cinema di Roma 2024 – senza sapere il nome del regista si potrebbe pensare di vedere un’opera dei fratelli Coen tanto è palese la somiglianza. A parte qualche sfumatura di sceneggiatura non troppo curata. Per il resto siamo in pieno territorio coeniano. Ambientazione: un tranquillo paesino della provincia americana, Providence nel profondo sud, dove “non accade mai nulla” (parola di tutti i personaggi ivi residenti). Arrivano in paese Will e Paige, lui poliziotto pronto a prendere servizio, lei incinta e prossima al parto. Si scatena il finimondo, con soldi sporchi in ballo e un altro collega sbirro, Terry, disposto a qualsiasi cosa tranne rispettare le più elementari norme di legge e buonsenso.
Volendo continuare sulla strada del raffronto – ma è Ponciroli stesso a chiederlo con il proprio film – ci sarebbero anche una cattiveria persino superiore a quella dei Coen, una certa ironia non troppo sottile che punteggia una buona metà di Greedy People, una morale che premia nel finale l’unico personaggio dotato di un qualche senso etico (forse) nonché l’unico obiettivo che riesce a far muovere il resto del mondo, cioè mettere le mani su una grana quantomai insanguinata. Con l’ovvia aggiunta della banalità del Male, come di consueto annidato anche nelle persone maggiormente insospettabili. Del resto il mondo è così, non è un paese per vecchi e nemmeno per giovani e bambini in possesso di una qualche spinta verso la rettitudine, a dirla tutta. E proprio qui cade il Potsy (Ponciroli), se ci concedete la battuta. Poiché l’accumulo senza sosta di personaggi indifendibili conduce inevitabilmente verso un abbassamento della vis morale di tutto il contesto e dell’epilogo di Greedy People. Soprattutto quando non vengono esplicate a sufficienza determinate svolte narrative che conducono i personaggi principali a confliggere tra di loro, anche in ambito famigliare. Tra i quali spiccano, nel brillantissimo cast, Hamish Patel e Lily Collins, già fidanzati e maritati solo nel finale del godibilissimo Yesterday (2019) di Danny Boyle, e soprattutto un Joseph Gordon – Lewitt (Terry) in grado di dominare la scena senza gigionismi di sorta. Con un cameo nella parte iniziale di un certo Tim Blake Nelson che pare messo lì per ricordare la provenienza cinefila di Greedy People. Che significa appunto gente attaccata al denaro.
Oseremmo dire che, al netto delle riserve espresse, almeno sul titolo al comunque bravo Potsy Ponciroli (ricordiamo la sua bella opera precedente, Old Henry 2021) non si può proprio dire nulla. Molto, al contrario, si dovrebbe parlare di coloro che fanno i cosiddetti soldi grazie a truffe e inganni. Stranamente però il cinema privilegia spesso i poveri diavoli alle prese con ricchezze inaspettate e insperate, che si portano dietro sventure seriali… Che goduria!

Daniele De Angelis

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