Settentrione ideale
Con la proiezione di Dozens of Norths al Ravenna Nightmare 2022 si è idealmente chiuso un cerchio. L’Ottobre giapponese si era infatti aperto con l’omaggio alla giovane animatrice nipponica Honami Yano (della quale sono stati proiettati, tra gli altri, i cortometraggi Sunset Train, Siete voi qui, Ser Brunetto? e il più recente A Bite of Bone), mentre evento conclusivo di tale rassegna è stato per l’appunto il film dell’esperto Koji Yamamura, classe 1964. Del resto, parafrasando Star Wars, sempre due ve ne sono, un’allieva e il suo Maestro. Parallelo non così gratuito, come potrebbe apparire ai profani, perché non soltanto Koji Yamamura è un Maestro dell’animazione indipendente “made in Japan” nonché disegnatore dal tratto molto personale, ma nel piccolo team di animatori che hanno collaborato con lui per tale lungometraggio (la cui anteprima italiana era stata al Future Film festival 2021) vi è proprio Honami Yano.
Proprio lo stile dell’animazione, minimalista e incentrato su ritmiche interne ossessive, alienanti, contribuisce assieme alla particolarissima scelta delle musiche a definire quel mood conturbante, tendenzialmente cupo, da cui prende forma una sorta di mesto e surreale carillon animato.
L’oggetto della ricerca sarebbero i tanti Nord possibili, scarno e quasi pretestuoso stralcio narrativo che conduce poi, dopo un incipit cartografico illusoriamente affine al tema prescelto, verso polimorfici segmenti animati d’impronta marcatamente esistenzialista. Come sono le stesse didascalie in fin dei conti ad evidenziare. Il tratto grafico di Koji Yamamura, originale, inquieto e visionario, affresca un universo caotico e crepuscolare, le cui figure in certi momenti possono persino far pensare ai grandi Maestri dell’arte fiamminga: certe visioni allegoriche di Hieronymus Bosch o di Bruegel il Vecchio, ad esempio. L’inanità di molte delle azioni compiute dai personaggi sfiora a tratti quella dell’arcinoto Mito di Sisifo. Conseguentemente, tra suggestioni kafkiane e impulsi vitalistici riscontrabili anche in un universo così decadente, Dozens of Norths può affascinare o irritare lo spettatore con pari facilità, per quel suo continuo proporre allo sguardo trame oniriche e surreali, che richiamano anche la sensibilità di chi guarda a un ruolo più vigile, critico, attivo.
Stefano Coccia