Spie alla francese
C’è chi va, chi viene e chi invece decide di restare. Se con No Time to Die, Daniel Craig ha ufficialmente dato l’addio a James Bond, del quale ha vestito i panni negli ultimi cinque episodi della saga dedicata al celeberrimo personaggio immaginario creato nel 1953 dallo scrittore britannico Ian Fleming, aprendo di fatto la “caccia” all’attore che ne raccoglierà il testimone, al contrario un Jean Dujardin ha voluto proseguire la sua avventura cinematografica in quelli di Hubert Bonisseur de la Bath, alias Agente Speciale 117.
Nel terzo capitolo dell’adattamento cinematografico dei romanzi di OS 117 di Jean Bruce, scelto come film di chiusura del 74° Festival di Cannes e presentato in anteprima italiana al 12° Bif&st a poche settimane dall’uscita nelle sale nostrane con I Wonder Pictures, la migliore spia di Francia deve sventare un nuovo complotto internazionale. Il palcoscenico della crisi è il Continente Nero e il Presidente della Repubblica non può che affidare a lui una missione in cui ogni parola deve essere pesata e ogni gesto ponderato. Per aiutarlo a portare a termine il compito gli viene affiancato un giovane e promettente collega, l’agente speciale 1001.
Più delicata, più pericolosa e più torrida che mai, questa missione regala al pubblico di turno risate a buon mercato, con il Premio Oscar Jean Dujardin al quale piace e non poco stare al gioco. A differenza del collega britannico, l’irriverente Agente Speciale al Servizio della Repubblica francese da lui interpretato non va preso sul serio. Ciò conferisce un senso all’operazione, diversificandola da quella che ha come protagonista il personaggio creato da Fleming un anno prima. In tal senso, anche se Hubert Bonisseur de la Bath può essere considerato tanto un clone comico quanto una risposta francese a Bond, lo humour a tratti nero e il gusto vintage che lo caratterizzanogenera la giusta distanza tra le parti. Le battute graffianti e le situazioni paradossali nelle quali si trova invischiato l’Agente 117 infarciscono la timeline, offrendo alla platea un’abbondante dose di risate, alle quali contribuiscono la performance di Dujardin e la direzione di Nicolas Bedos, che nel frattempo ha raccolto il testimone della regia dal predecessore Michel Hazanavicius.
Il tono è dunque quello della spy-action-comedy che scorre sulla sottile linea della parodia, ma senza sprofondarci mai come accaduto in Johnny English, Austin Powers o Spia e lascia spiare. Il ché rende il personaggio principale di Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Allerta rossa in Africa nera una figura decisamente più riuscita di quelle chiamate in causa, ma soprattutto indipendente, eccentrica, non infallibile (persino capace di mandare in bianco la conquista femminile di turno) e fuori dagli schemi rispetto al collega britannico.
Francesco Del Grosso