La vita di Cassandre
Chi non crede al fatto che un attore o un’attrice possa alzare l’asticella e con essa sollevare le sorti di un film dovrebbe andare al cinema a vedere Generazione Low Cost. L’opera prima di Julie Lecoustre ed Emmanuel Marre, distribuita da I Wonder Pictures a partire dal 12 maggio 2022 dopo l’anteprima alla Semaine de la Critique di Cannes 2021 e il passaggio sugli schermi del 39° Torino Film Festival, ci mostra quanto la performance dell’interprete principale possa essere determinante ai fini della riuscita della pellicola. Il film in questione e i suoi autore devono infatti moltissimo al contributo davanti la macchina da presa di Adèle Exarchopoulos, il cui indiscutibile talento e l’intensità che riesce a donare ai personaggi che in questi anni le sono stati affidati è sotto gli occhi di tutti già dai tempi dei due indimenticabili capitoli di La Vie d’Adèle di Abdellatif Kechiche, che le sono valsi numerosi riconoscimenti, tra cui spicca un Premio César per la migliore promessa femminile.
L’attrice parigina rappresenta senza se e senza ma il valore aggiunto di un’opera che grazie a lei sale di quota raggiungendo quella ideale di crociera. La Exarchopoulos si carica letteralmente sulle spalle il film e soprattutto la figura complessa e scivolosa che ne anima il plot. Lecoustre e Marre consegnano a lei la cabina di comando, che a sua volta contraccambia la fiducia con una straordinaria performance nei panni di Cassandre, un’assistente di volo per una compagnia aerea low cost che vive alla giornata, viaggia e si diverte, fedele al suo soprannome di Tinder “Carpe Diem”. Un’esistenza senza legami e senza radici all’insegna del presente e della ricerca della libertà, tra vendita di profumi a bordo, feste e sesso occasionale durante gli scali, nell’ambizione un giorno di lavorare per una compagnia di alto livello. La sua routine viene però interrotta da un imprevisto che mette in crisi la sua visione della vita.
Proprio questa improvvisa rottura della comfort zone e della “bolla” nella quale si era sino a quel momento rifugiata per fuggire dalle responsabilità e dai legami duraturi determinato la svolta del personaggio e al contempo del film. La spaccatura in due parti della timeline mette in mostre le altrettante facce di una giovane donna nella quale può rispecchiarsi nel bene e nel male un’intera generazione. Una generazione, la sua, alla costante ricerca di un posto nel mondo, che la coppia di registi francesi ritrae attraverso il capitolo di un romanzo di formazione senza moralismo, né giudizio, né tanto meno con eventi drammatici. Generazione Low Cost esplorare uno stato di solitudine molto moderno, il tipo di solitudine che viene da un mondo in cui abbiamo così tanta scelta da recidere i legami tra gli individui. Il ché provoca una chiusura in noi stessi e nei nostri affari. Questo il film lo racconta in maniera onesta, passando attraverso un itinerario personale e la prospettiva di una giovane donna che decide finalmente di (ri)aprirsi al mondo, dopo che l’apatia e la noia l’aveva fatta chiudere in se stessa.
Significativo è che la protagonista sia una persona che per mestiere si ritrova continuamente in viaggio e in mezzo alla gente. Un mestiere, quello della hostess di volo, nel quale la protagonista cerca di far scomparire e nascondere le sue ferite interne. Un mestiere che gli autori ci mostrano per la prima volta dall’interno, ma senza particolare intenzione di denuncia, ma come un’osservazione quasi antropologica e clinica di una depersonalizzazione che ne caratterizza l’operato: aumentare le vendite, rispettare le norme di sicurezza, saper mantenere un sorriso fisso per 30 secondi, gestire i passeggeri agitati, massaggio cardiaco, “eye contact”, obiettività, leadership e flessibilità. Generazione Low Cost è al contempo un efficace ritratto intimo di un singolo in crisi incastonato in un ambiente dove le crisi personali non sono contemplate.
Francesco Del Grosso