Sabato 18 marzo presentato il programma alla libreria Altroquando
Non si poteva scegliere location migliore della libreria Altroquando di Roma, per presentare a pubblico e giornalisti il programma dell’ormai imminente Irish Film Festa. Un po’ per l’ambiente raccolto, stimolante, accogliente. Ma soprattutto, relativamente al sottoscritto, per la possibilità di rifornirsi al bancone di ottime birrette. E per rispettare la cornice, il tema stesso del festival, si è finiti per prediligere, istintivamente, il classico boccale di Guinness…
Facezie a parte (ma la Guinness campeggiava realmente sul tavolinetto dove sono stati presi questi appunti), nel pomeriggio di sabato 18 marzo le parole della direttrice Susanna Pellis ci hanno ulteriormente rinfrancato, confermandoci che per l’attesissimo 10° compleanno il festival tradizionalmente dedicato al cinema irlandese potrà contare ancora una volta su ospiti di primo piano e su una rosa di film, in gran parte inediti per l’Italia, di grande spessore.
Anche se non si è trattato della prima rivelazione dell’incontro, essendo stata data la notizia (con un certo senso della suspance) a metà della presentazione, cominciamo con lo svelare il grande ospite di quest’anno: Jim Sheridan! Colui che assieme a Neil Jordan, qualche decennio fa, fece approdare il cinema irlandese a una dimensione realmente internazionale, sarà presente anche lui alla Casa del Cinema sabato 1 aprile (ma nessuno pensi ad un “pesce d’aprile”, sia ben chiaro) per la proiezione del nuovo lungometraggio di ispirazione letteraria, The Secret Scripture, che finora era stato visto in Italia solo durante la Festa di di Roma 2016 e che verrà poi regolarmente distribuito nelle nostre sale. In più, per il maestro irlandese, omaggio alla carriera con la riproposizione, a vent’anni dalla sua uscita, di uno dei suoi film più amati non soltanto dalla direttrice del festival ma anche da chi sta ora scrivendo questo breve resoconto, ovvero The Boxer (1997).
Oltre a questo succulento omaggio, diverse le novità cinematografiche scelte in un panorama produttivo irlandese che si conferma ogni anno più ricco e vario. Qui ne citeremo giusto un paio, per parlare più diffusamente dei lungometraggi in programma (i corti, invece, li abbiamo già passati in rassegna un paio di settimane fa) quando si sarà giunti maggiormente a ridosso del festival. Ripercorriamo invece alcuni dei passaggi dell’intervento di Susanna Pellis, direttrice dell’Irish Film Festa, proprio per suggerire quale respiro abbia oggi l’iniziativa:
“Mai avrei pensato che saremmo arrivati, e così in salute, fino alla decima edizione, ma ci sono tre motivi che possono spiegarlo. Primo, l’eccezionale fioritura del cinema irlandese negli ultimi anni: si pensi ad esempio, qualunque idea si abbia degli Oscar, alle 7 candidature e ai 2 premi che un anno fa gli autori irlandesi racimolarono su questo importante palcoscenico internazionale. Secondo, il sostegno anche economico dato dal governo irlandese alla nostra iniziativa. Mentre dalle istituzioni italiane, tanto per dire, continua a non arrivare nulla. Terzo, la generosa partecipazione a Roma di bravissimi artisti irlandesi, alcuni dei quali particolarmente noti come Stephen Rea, Fionnula Flanagan, Leonard Abrahamson, tutti estremamente disponibili nei nostri confronti. Resto ancora sbalordita per i ringraziamenti, gli incoraggiamenti e gli altri segni di stima che ci sono arrivati da parte loro!
Del resto per l’Irish Film Festa ho sempre pensato di applicare il modello riscontrato in altri piccoli festival, che non puntano sui “tappeti rossi”, sul glamour, bensì sulla qualità e su un approccio disteso, informale. E non a caso oltre alle proiezioni e ad incontri con registi e attori davvero intensi abbiamo avuto in questi anni un po’ di tutto, dalla presentazione di libri alle lezioni sulla storia e la mitologia irlandese, passando addirittura per un tentativo di introdurre le coordinate essenziali della difficilissima lingua gaelica.
A proposito di libri, molti saranno gli eventi e gli spunti a carattere letterario. Partendo per esempio dalla presenza dello scrittore Dermot Bolger, invitato per un incontro coordinato da John McCourt dell’Università di Macerata. Nato nel 1959 a Finglas, periferia nord di Dublino, Bolger è autore di romanzi, poesie e testi teatrali che nel raccontare ambienti periferici e storie di emarginati assumono quasi un sapore pasoliniano.
Un fortunato libro-inchiesta del giornalista Paul Williams, dedicato alla controversa, popolare figura del criminale dublinese Martin Cahill, ci riporta invece alla sezione IRISH CLASSIC, dove oltre al già menzionato The Boxer di Jim Sheridan verrà proiettato per l’appunto The General, gran film interpretato da un immenso Brendan Gleeson, che fruttò anche nel 1998 a John Boorman il premio per la migliore regia al Festival di Cannes. Tornando velocemente a The Boxer, il fatto che accanto a un Daniel Day-Lewis maestoso qui non soltanto come attore ma pure come pugile ci fosse anche Gerard McSorley, mi sprona a farvi presente che avremo quest’altro grande attore irlandese, tra i nostri ospiti: sarà a Roma assieme a Martin McCann, che abbiamo visto l’anno scorso in The Survivalist di Stephen Fingleton e che ora è interprete e co-regista del mockumentary Starz, uno dei cortometraggi in concorso, con lo stesso McSorley protagonista.
Un’altra proiezione cui teniamo tantissimo, in memoria dei “Troubles” e in particolare di Bobby Sands, è quella del documentario Bobby Sands: 66 Days di Brendan J. Byrne, dedicato ai sessantasei giorni di sciopero della fame che nel 1981 portarono alla sua morte nel carcere di Long Kesh. Alla proiezione di 66 Days parteciperà anche il giornalista Riccardo Michelucci, autore del saggio di recente pubblicazione “Bobby Sands. Un’utopia irlandese” (Edizioni Clichy).
Il resto, e c’è veramente tanta roba in ballo, lo scopriremo in prossimità della giornata inaugurale dell’Irish Film Festa, di cui CineClandestino (giova ricordarlo) è anche media partner!
Stefano Coccia