Un rocambolesco road-movie al servizio di una riflessione sulla realtà
Cosa ci fa un contadino a piedi per le strade della Francia insieme a una mucca di razza Tarentaise? Semplice: si dirige al Salone dell’Agricoltura di Parigi.
La risposta, in realtà, non è così semplice; o, meglio, sapere che è diretto al Salone dell’Agricoltura non giustifica certo la stravaganza della situazione! Non ci si va forse con i van riservati al trasporto degli animali, a queste manifestazioni? O, in alternativa, non si mandano forse gli animali con mezzi dedicati per poi raggiungerli con un aereo o con un treno?
Se, tuttavia, a dirigersi al Salone è un contadino appartenente a una società ben lontana dalla nostra, proveniente dal villaggio di un paese caratterizzato da forti instabilità politiche e tanta povertà, ecco che la cornice entro la quale è confinata questa insolita immagine comincia a farsi via via più larga e ciò che a uno sguardo iniziale appariva assurdo, comincia a trovare una sua logica.
In viaggio con Jacqueline è la nuova pellicola di Mohamed Hamidi, un rocambolesco road movie divertente, ma anche pieno di spunti di riflessione. Fatah è un contadino algerino devoto alla sua Jacquline, la bella Tarentaise che prova tutti gli anni a far partecipare al Salone dell’Agricoltura di Parigi, la più grande manifestazione di settore francese. Dopo anni di tentativi, la risposta dal Salone finalmente arriva: Fatah è invitato a prender parte alla kermesse insieme al suo bel quadrupede. I soldi per arrivare a Parigi con un mezzo dedicato non ci sono, gli aiuti neanche, perciò il piano è uno: sbarcare a Marsiglia e, da lì, farsela a piedi fino alla capitale. Ovviamente al povero Fatah, nel corso del suo viaggio, ne capiteranno di tutti i colori: dall’incontro con il caustico cognato, a quel bicchiere in più di liquore alla pera che gli creerà seri problemi con la moglie che lo segue da lontano; dalla conoscenza con l’apparentemente algido conte Philippe, all’arresto per essere capitato nel bel mezzo di un tafferuglio tra polizia e manifestanti all’interno di una sommossa per i diritti degli agricoltori.
Ma In viaggio con Jacqueline vuole essere, soprattutto, una fotografia, uno scorcio su una realtà quanto mai attuale, e le vicende di ogni singolo personaggio sembrano al servizio di questo intento. Come l’episodio dell’intervista all’ingenuo Fatah, che nel giro di pochi minuti diviene virale, trasformandolo a sua insaputa in un vero e proprio eroe nazionale, offrendo una riflessione sul potere dei social network di creare fenomeni dal nulla.
Oppure il confronto con il conte Philippe, che cerca di convincerlo a scrivere una lettera d’amore alla moglie: le resistenze del protagonista si presentano, in questo caso, come veicolo di una cultura dove il rapporto con la donna risulta apparentemente distaccato, quasi formale, antitetico rispetto al nostro. Ma non per questo meno intenso, e anche questo ce lo mostra l’innamorato Fatah.
E dietro ogni immagine, più o meno significativa, sembra, di volta in volta, trapelare un messaggio: solo attraverso il dialogo, il confronto e il superamento del pregiudizio è possibile trovare una mediazione, una via di comunicazione con quei popoli da cui spesso i mass media ci tengono in guardia, attraverso un tam-tam di messaggi, più o meno subliminali, che ce li mostrano come pericolosi, avulsi dalla nostra realtà e per questo da temere o da cui, in ogni caso, rimanere alla larga.
Costanza Ognibeni