Non c’è più posto all’inferno
Non ci si deve sorprendere se George A. Romero, intervistato sulla apocalisse inflazionistica degli zombie, si sia letteralmente scagliato contro il serial The Walking Dead. In fondo, nelle stesse dichiarazioni del padre dei morti viventi sta la chiave di lettura della parabola che i film sul tema hanno subito dagli ormai lontani anni Settanta ad oggi. «Di base è solo una soap opera con qualche zombie. Mi sono sempre servito dello zombie come personaggio per una satira o critica politica, penso che questo manchi in questa serie». Tutto molto poco politico? Forse. Quel che è certo è che i morti viventi di Darabont e Kirkman hanno poco a che vedere con gli zombie di Romero proprio nella misura in cui perdono la loro carica satirica e trovano spazio in un mondo ed in una società, quella occidentale, radicalmente cambiata rispetto al decennio a cavallo tra gli anni ‘60 e ’70, durante la presidenza Nixon e la guerra in Vietnam.
A riportare alla luce quegli zombie là sono stati proprio due simboli delle generazioni che Romero e TWD rappresentano, forse per ironia della sorte o per semplice amicizia: Dario Argento e Nicolas W. Refn, che con un bellissimo cofanetto di ben 6 blu-ray, ridanno vita proprio a Dawn of the Dead (Zombi, nell’edizione italiana), il capolavoro di George A. Romero. Due generazioni che abbiamo avuto il piacere di seguire in un interessante confronto proprio alla Mostra del Cinema di Venezia 2016, dove il progetto di restauro del film è stato presentato in esclusiva. Nelle considerazioni di Argento e Refn durante la conferenza stampa si ritrova la sintesi di una pellicola che rappresenta non solo l’archetipo di tutti gli zombie-movie a venire, ma anche e soprattutto uno degli spartiacque che – rompendo con il passato – mette definitivamente (o momentaneamente) fine al filone gotico per aprire le porte al Nu-Horror. I morti viventi si sganciano definitivamente dalla dimensione religiosa, se si vuole anche più umanizzata, per vagare senza meta alla ricerca di carne fresca da sbranare famelicamente in modo del tutto incontrollabile.
Un aspetto importante da sottolineare se si vuole capire il lavoro – contestualizzandolo nel periodo storico nel quale si sviluppa e (probabilmente cosa più utile) calandolo in una dimensione contemporanea – è sicuramente il fatto che il film di Romero porta gli zombie all’interno di un (non)luogo, quello del centro commerciale, che è funzionale al messaggio intrinseco alla pellicola. Il grosso market è il Monroeville Mall, uno dei primissimi grandi centri commerciali americani, che il regista visitò nel lontano 1974. Romero rimase così impressionato dalle enormi riserve di cibo ivi esistenti, tanto che la prima bozza della sceneggiatura nacque proprio in quel momento. I non-morti di Dawn of the Dead diventano così la metafora dei cambiamenti che interessano la società statunitense, la quale si affaccia ad affrontare l’apocalisse consumistica in cui masse di compratori invadono i market spinti dall’unico desiderio ed impulso di acquistare, di “mangiare”.
L’esperienza al Monroeville Mall porterà il cineasta statunitense a tracciare la prima bozza dello script, ma solo dopo, nel 1977, sarà un altro incontro che segnerà definitivamente il destino del film: quello a New York con Dario Argento, impegnato in quei giorni con l’uscita americana di Suspiria. Argento fu talmente convinto del progetto che decise di tornare in Italia e trovare i soldi per la sua produzione, invitò Romero nella sua residenza romana per finire di scrivere la sceneggiatura, ne curò l’edizione italiana. Tutto il resto è Storia. Non si conosce in che misura contribuì al prodotto finale, se non in termini di distribuzione, ma una cosa è certa: il nome di Dario Argento servì non poco a fungere da gancio e traino per il lancio della pellicola, sia in Europa che oltreoceano, grazie anche all’ottima salute che il cinema di genere italiano attraversava in quel periodo.
Un vero e proprio presagio, oltre che un manifesto politico per i decenni successivi, che introduce quella che diventerà l’alienazione – ed in questa caratteristica risiede l’altra grande intuizione di Zombie, che dipinge gli esseri contaminati come creature non pensanti – in quegli spazi come aeroporti, ipermercati e multisale che tenderanno man mano a standardizzarsi diventando così tutti uguali e contraddistinti per la medesima atmosfera. Una lettura del lavoro che venne fatta solo a posteriori, ma della quale Romero non ne riconobbe la paternità: «Solo dopo il film ho capito come quella degli zombie potesse essere una metafora potente e importante. Se non li si considera “mostri” […] ma una rappresentazione di quel che noi uomini siamo diventati, ecco allora che il genere dei morti viventi finisce per acquistare un’altra dimensione».
Il cofanetto, distribuito dalla Midnight Factory per Koch Media, contiene innanzitutto la versione europea del film montata da Dario Argento (in blu-ray, in 4k e in full frame), più breve e concisa di quella romeriana, scarnificata a tal punto da essere privata dei tempi morti. Argento arriva dritto al punto della questione attraverso l’escalation di sangue ai ritmi dell’azione e depauperando il montaggio dell’amico George da tutti i momenti riflessivi. Le musiche sono la seconda variabile divisoria tra i due adattamenti, affidate ai Goblin che all’epoca venivano fuori sia dall’esperienza di Suspiria che di Profondo rosso, e che avevano quindi stretto con il regista nostrano un rapporto quasi simbiotico di estrema comprensione.
Una seconda versione è quella presentata al Festival di Cannes nel 1978. Conosciuta come la Extended Version, è la più lunga e completa di tutte (addirittura 139 minuti) e sta alla base degli altri due montaggi: sia di quello americano che di quello europeo.
Un quinto disco è dedicato all’arrangiamento uncut di Romero, la cosiddetta U.S. Theatrical Version, quella che si può considerare ufficiale e che fu proiettata nel 1979 negli USA. Rispetto alla versione argentiana, nonostante anche questa fosse stata ridotta per facilitarne la diffusione, vi è sicuramente una maggiore attenzione nella costruzione dei personaggi attraverso i dialoghi e dunque all’interazione tra di essi, dando così luogo ad un perfetto connubio tra critica sociale ed azione che fu invece sbilanciato a favore della seconda nel montaggio di Argento.
Ovviamente, le ragioni che spinsero i due registi a restringere la formula completa del film, quella presentata al Festival di Cannes, furono le più svariate e riguardavano principalmente la necessità di rendere la pellicola più snella per la proiezione nelle sale o – non in secondo luogo – i tagli della censura sulle scene più splatter.
Un intero disco è infine dedicato agli extra, dove si possono trovare le interviste singole a Dario Argento e al fratello, a Nicolas Winding Refn, Tom Savini (truccatore e tecnico degli effetti speciali), Alfredo Cuomo e Claudio Simonetti (compositore e fondatore del gruppo dei Goblin); la conferenza stampa e la presentazione in sala prima della proiezione all’ultima Mostra del Cinema di Venezia; i trailer e gli spot per la tv di Dawn of the Dead; il booklet con cinque cartoline da collezione per gli amanti della trilogia.
Un cofanetto, insomma, da non perdere.
Riccardo Scano
Zombi (Dawn of the Dead)
Regia: George A. Romero USA, Italia 1978
Durata: Tre versioni del film 118′, 127′, 139′
Cast: Ken Foree, David Emge, Gaylen Ross, Tom Savini
Lingue: Italiano 5.1 DTS-HD MA, Italiano 2.0 DTS-HD MA, Inglese 5.1 DTS-HD MA, Inglese 2.0 DTS-HD MA dual mono
Sottotitoli: Italiano, Italiano per non udenti Formato: 1080p
Extra: Interviste varie, Presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia 2016, Commento audio Claudio Simonetti, Trailers e spot vari, Booklet
Distribuzione: Midnight Factory per Koch Media