Forever Chucky
Trovare un franchise cinematografico di genere attivo da quasi trent’anni è faccenda davvero insolita. A maggior ragione quando esso è basato su un solo personaggio, cioè un bambolotto assassino di nome Chucky attorno al quale ruotano una pletora di personaggi diversi. L’incredulità si fa stupore vero e proprio nell’apprendere che, da quando il controllo della saga in questione è passato direttamente tra le mani registiche dell’autore della sceneggiatura del primo film (La bambola assassina, titolo originale Child’s Play, diretto da Tom Holland nel 1988 e scritto, come del resto tutti gli altri, da Don Mancini) le cose non solo sono migliorate esponenzialmente a livello qualitativo ma i rispettivi sequel hanno assunto l’aria di autentiche ricerche sperimentali transgenere, partendo ovviamente dal beneamato horror.
Per questo motivo riteniamo doveroso segnalare ai nostri lettori appassionati delle gesta del sadico bambolotto il cofanetto in dvd edito da Universal Home Video che prende il nome dal suo (anti)eroe e raccoglie le sue “gesta” immortalate proprio negli ultimi tre film – rispettivamente Il figlio di Chucky (Seed of Chucky, 2004), La maledizione di Chucky (Curse of Chucky, 2013) e Il culto di Chucky (Cult of Chucky, 2017) – per l’appunto diretti, oltre che sceneggiati, da Don Mancini. Per il quale l’identificazione totale con Chucky ha sempre rappresentato motivo di vanto. Diversità si diceva. Ed è molto raro vedere come l’evolversi di un personaggio – che in teoria dovrebbe portare ad una sua stereotipizzazione commerciale, come purtroppo accaduto al Freddy Krueger di Nightmare – sia stato invece, nel caso di Chucky, sinonimo di gioiosa anarchia pronta a colpire, con inaudita cattiveria, qualsivoglia sostrato del perbenismo made in U.S.A. Abbondano infatti nella trilogia pesanti frecciate alla famiglia tipicamente borghese americana, entità solo in apparenza compatta al cui interno Chucky si annida in teoria come elemento complementare, in realtà al pari di un destabilizzatore (anzi, autentico distruttore) assoluto. Cosa che non stupisce, visto che trattasi della reincarnazione, per i pochi che non lo sapessero, del pluriomicida Charles Lee Ray, ucciso dalla polizia nel primo film ma appunto trasferitosi nell’altrimenti innocuo giocattolo.
Per il resto Don Mancini ha diretto tre lungometraggio molto diversi tra loro, mai adagiandosi su formule precostituite. Il figlio di Chucky – sulla scia de La sposa di Chucky di Ronny Yu (1998) – presenta molti elementi ironici, a tratti incontenibilmente satirici. I bambolotti mettono su famiglia e gli esiti sono esilaranti, compreso il gioco – peraltro con risvolti occulti molto seri – sull’identità sessuale del figlio. Ovviamente anche il sangue abbonda, nella tradizione della saga. La maledizione di Chucky segna invece un felicissimo ritorno alle atmosfere cupe dell’opera primigenia, con il buon Chucky a sterminare il parentado della sventurata Nica, peraltro interpretata dall’ottima Fiona Dourif, figlia del veterano Brad – icona del cinema di genere – che in originale presta per l’appunto la voce al bambolotto omicida. Un gioco di incastri anche nella vita reale che rende addirittura più saporita la pietanza. E massima attenzione alla sorpresissima finale, dopo i titoli di coda, con la ricomparsa di un personaggio “storico” della saga. Mentre ipercitazionista ai massimi livelli è l’ultimo capitolo, il coevo Il culto di Chucky, quasi tutto ambientato in una clinica psichiatrica – uno dei luoghi classicamente deputati del cinema horror – in cui lo spirito killer che alberga in Chucky moltiplica le possessioni (anche umane) al fine di provocare vere e proprie cascate di emoglobina rendendo omaggio a Suspiria di Dario Argento – nella sequenza di un singolo omicidio – nonché a tutte le pellicole dove il demonio si insinua in malcapitati corpi ospitanti. Una trilogia, peraltro aperta a nuove avventure splatter secondo epilogo dell’ultimo capitolo, capace di assolvere con notevole intelligenza il proprio compito di intrattenere appassionati non solo della saga ma dell’intero panorama orrorifico. Basta vederli, tali film, per comprendere appieno il segreto della longevità del personaggio: Chucky è un “discolaccio” con sempre tanta voglia sia di imparare nuove efferatezze che affinare la sinistra ironia che gli appartiene…
Daniele De Angelis
Il figlio di Chucky, USA 2004 dur. 87′
La maledizione di Chucky, USA 2013 dur. 97′
Il culto di Chucky, USA 2017 dur. 91′
Regia: Don Mancini
Cast: Fiona Dourif, Jennifer Tilly, Alex Vincent
Audio: Dolby Digital 5.1 Sottotitoli: Italiano, Inglese, Spagnolo
Video: Anamorphic Widescreen 1:85.1
Extra: vari per Il figlio di Chucky e Il culto di Chucky
Distribuzione: Universal Home Video