Piccole donne crescono
Una casa in riva al lago. Una calda estate canadese. Tre giovani donne che hanno bisogno d’aiuto e un piccolo team di esperti pronti a guidarle nel loro percorso di riabilitazione. Nel suo lungometraggio Une été comme ça – presentato in concorso alla 72° edizione del Festival di Berlino – il celebre cineasta canadese Denis Côté indaga sentimenti e rapporti interpersonali con un’incredibile vicinanza ai suoi protagonisti, in un delicato film corale.
La storia messa in scena, dunque, è quella di Léonie (Larissa Corriveau), Geisha (Aude Mathieu) ed Eugénie (Laure Giappiconi), tre ragazze ipersessuali – ognuna delle quali con passato e traumi differenti – che decidono volontariamente di prendere parte a un percorso terapeutico di ventisei giorni, il quale, appunto, avrà luogo in una grande villa sulle rive di un lago. A seguirle in questa loro nuova avventura: i terapeuti Octavia (Anne Ratte Polle) e Sami (Samir Guesmi), pronti ad ascoltare le loro confidenze e a far comprendere loro che tale percorso non vuole guarirle, ma soltanto far acquisire loro maggior consapevolezza di sé attraverso anche la scoperta di nuovi interessi e di nuovi modi di osservare il mondo.
Denis Côté è vicino a ognuno dei suoi personaggi fin dai primi fotogrammi. Lo capiamo subito dai primissimi piani di ognuno di loro, che tanto rivelano delle loro ferite interiori (grazie anche alla bravura dell’intero cast). Ognuna delle tre protagoniste ha una propria storia che viene fuori lentamente. La macchina da presa del regista si concentra su dettagli e oggetti che rivelano, pian piano le loro personalità, conferendo ai dialoghi e ai rapporti che si vengono a creare con i terapeuti una potenza straordinaria e un velato erotismo che, pur non esplodendo mai in modo esplicito, pervade l’intero lungometraggio con garbo e raffinatezza.
Immagini dai colori pastello, soleggiate giornate estive e notti trascorse a osservare un gufo solitario nel bosco hanno tutto il sapore di una realtà senza tempo – o, meglio ancora, sospesa nel tempo – forti anche di un’ambientazione isolata dal caos delle grandi città, in cui la villa è unicamente circondata da boschi e prati verdi e in cui un grande lago offre parecchi spunti per trascorrere il tempo libero divertendosi come se si fosse quasi tornati bambini, tra tuffi, gite in canoa o semplice relax.
Le tre protagoniste sono ormai adulte, ma non hanno ancora capito cosa vogliono dalla vita o quanto valgano realmente. Il loro percorso è estremamente delicato e non privo di momenti di crisi. Agli incubi e al loro immaginario, il regista ha conferito un carattere quasi surreale e dalla spiccata componente horror, senza, tuttavia, calcare eccessivamente la mano o fare in modo che determinati momenti possano, in qualche modo, “contaminare” quella sorta di “paradiso terrestre”.
Cosa accadrà quando il percorso sarà finito? Il ruolo dei terapeuti, i loro problemi personali e l’affetto provato per ognuna di loro li rendono proprio a loro incredibilmente simili. Ognuno, in Une été comme ça, ha le proprie debolezze. Ognuno – anche chi ha maggiormente bisogno – è in grado di aiutare chi gli sta vicino. Denis Côté osserva tutti loro con affetto e discrezione e ci regala probabilmente il suo lungometraggio più intimo e introspettivo. Cartolina dai colori pastello di un’estate che ha cambiato la vita di molte e molte persone.
Marina Pavido