Dalla consolle al grande schermo
C’era molta attesa per quello che doveva essere l’esordio della grande saga videoludica sul maxi schermo. Come le previsioni sostenevano però, Uncharted non è un film di cui manterremo un ricordo troppo vivido. Del resto è già difficile di per sé trasporre un romanzo sul grande schermo; figuriamoci un videogioco che ha venduto, nel corso del tempo, milioni di copie. I fan hanno voluto un esordio in grande stile di Nathan Drake, trovandosi così il volto della star del momento Tom Holland. Proprio la scelta dell’interprete dell’Uomo Ragno nell’universo Marvel ci lascia piuttosto perplessi. Chi vi scrive ha avuto modo di giocare a tutti e quattro i capitoli della saga per Playstation. Il personaggio di Nathan Drake ha un’età compresa tra i 30 e i 40 anni. Le venticinque primavere dell’attore britannico pertanto non consentono gli di immedesimare al meglio il suo personaggio. Tuttavia Holland non sfigura affatto, anzi dimostra ancora di più perché è l’attore superstar del momento. Seppur con molte sfaccettature ironiche, il Nathan Drake interpretato dall’inglese risulta essere gradevole e intrigante. Inoltre, il duetto con Mark Wahlberg, interprete di Victor Sullivan, funziona. I due si divertono e danno vita ad una serie di scene simpatiche e ironiche. Del resto, anche nei videogame Sullivan ha un ruolo di figura paterna per Drake, e sullo schermo questo dettaglio non viene ignorato. Tuttavia, dal punto di vista grafico e delle ambientazioni, il film perde tutto il suo potenziale. Probabile che abbia risentito della travagliata produzione che ha visto alternarsi ben tre registi (prima della scelta finale di Ruben Fleischer) e addirittura un intero recasting. Nonostante le peripezie però, Uncharted ormai ha visto la luce delle sale e saranno i fan a decidere se potrà avere un futuro o meno.
L’idea della casa produttrice è quella di creare una trilogia, o forse una saga di più film, che possano permettere a Nathan Drake e a tutta la famiglia di Uncharted di ritagliarsi uno spazio all’interno del mondo cinematografico. Ma come accennato prima, se è già difficile trasformare un romanzo in un film, figuriamoci un videogioco. È una vera e propria mission impossibile e purtroppo Uncharted in questo non si differenzia da tanti altri prodotti tratti dai videogame che si sono rivelati un vero e proprio flop al botteghino. Questo perché non è possibile in alcun modo far combaciare l’esperienza di gioco con quella visiva. Nel videogioco è il giocatore a decidere le mosse del suo personaggio, nel film ciò non è possibile. Regia e produzione provano ad adeguarsi a quelle che sono le richieste e le scelte di un videogiocatore ma, inevitabilmente, prima o poi si arriva a distanziarsi troppo dalla trama arrivando così a creare un ibrido che, il più delle volte, viene aspramente criticato.
In questo Uncharted purtroppo non rappresenta l’eccezione alla regola. Le ambientazioni sono completamente differenti e meno paurose e claustrofobiche rispetto al videogioco. E quella che dovrebbe essere un’avventura ricca di suspense ed emozioni, diventa un’infantile caccia al tesoro dove il finale è pressoché scontato. Prevedibili sono anche i colpi di scena con lo spettatore che tutto si aspetta meno che un film lineare e senza troppe esagerazioni. Da aggiungere poi il poco spazio concesso ad un attore del calibro di Antonio Banderas e la frittata è fatta. Uncharted è un prodotto nato sotto una cattiva stella che ha rischiato molte volte di non voler vedere neanche la luce. La forzatura alla realizzazione del progetto, ha portato alla creazione di un film senza un perché e senza alcuno scopo. Si tratta solo dell’ennesimo lungometraggio d’avventura, come molti altri, in cui il protagonista si scontra con una fazione avversaria, appoggiandosi ad un fedele alleato ma senza mai potersi fidare di nessuno. Un cliché già visto e rivisto che, alla lunga, diventa noioso. Visto il risultato finale forse sarebbe stato meglio cancellare il film e lasciare che ai fan restasse la solida esperienza dei quattro videogame creati da Naughty Dog, famosa casa di produzione che ha, tra le sue fila, anche un personaggio come Crash Bandicoot che, al pari di Nathan Drake, ha permesso la vendita di milioni di copie di dischetti in passato. Al contrario di quanto scritto però, il finale del film lascia un’evidentissima porta aperta ad ulteriori capitoli della saga, svelando così l’intenzione della Sony di voler continuare ad investire sul personaggio e su Tom Holland che, ultimamente, non sta sbagliando nulla.
Stefano Berardo