I dubbi sull’amore
Un triangolo amoroso ambientato in epoca COVID. Il quindicesimo lungometraggio di Claire Denis (classe 1946), Incroci sentimentali, presentato in concorso al 72° Festival di Berlino, dove la Denis ha vinto l’Orso d’argento per la miglior regia, segue le vicende di una coppia di mezza età alle prese con il ritorno dal passato di un ex fiamma di uno dei due, che porterà una crisi coniugale inevitabile. Il film è tratto dal romanzo “Un tournant de la vie” di Christine Argot, che ha firmato anche la sceneggiatura insieme alla Denis.
Sara (Juliette Binoche) è una conduttrice radiofonica di mezza età. È sposata da diversi anni con Jean (Vincent Lindon), ex giocatore di rugby che ha passato un paio di anni in carcere. L’uomo è padre di Marcus, un adolescente problematico, che vive con sua nonna. L’inaspettato ritorno di François (Grègoire Colin), ex fidanzato di Sara, deciso ad aprire un’agenzia sportiva e a collaborare con Jean, porterà la donna a rivivere delle emozioni che sembrava aver dimenticato. La donna è ancora innamorata di François?
Iniziamo subito col dire che Incroci sentimentali (il cui titolo originale è Avec amour et acharnement) è un’opera che analizza quanto i sentimenti siano mutevoli, e come una relazione stabile, appagante possa in qualche modo cedere a una serie di dubbi che riguardano la sincerità di quel sentimento. Sara è una donna felicemente appagata, lavorativamente e sentimentalmente, ma quando, inaspettatamente, nella sua vita ritrova François, scopre di provare una passione che non si era mai spenta.
La pellicola si concentra principalmente sul triangolo amoroso Sara/Jean/François, soffermandosi principalmente su ogni sottile sfumatura, in particolar modo sui dubbi che Sara sembra nutrire riguardo il suo amore per Jean. Quanto è importante il suo amore per lui? Perché non riesce a smettere di pensare a François? Non aveva riposto nel dimenticatoio quella relazione? Quel che viene mostrato allo spettatore è una crisi di coppia che lo porta a farsi delle domande. Nonostante le buone premesse, l’opera della Denis sembra non essere all’altezza delle precedenti, mostrando verso la prima parte del film una mancanza di approfondimento di alcuni personaggi, oltre a una sceneggiatura che sembra concentrarsi un triangolo amoroso che si sviluppa per la maggior parte all’interno di un claustrofobico appartamento. La presenza di alcuni personaggi che avrebbero meritato maggior visibilità e approfondimento (Marcus e Nelly, la madre di Jean) contribuiscono a non delineare efficacemente il rapporto con Jean e il suo passato. Marcus è un adolescente problematico, abbandonato da entrambi i genitori, che vive con la nonna, ma non si intuisce il reale motivo del perché non viva con sua madre.
Claire Denis continua la sua indagine del corpo femminile che aveva in precedenza raccontato in High Life, il suo ultimo lungometraggio uscito nel 2018, scegliendo due attori straordinari come Juliette Binoche e Vincent Lindon, che riescono attraverso la loro interpretazione a costruire una storia che malgrado non riesca pienamente a coinvolgere lo spettatore, soprattutto nella parte finale, merita da annoverarsi tra quei melò in grado di farsi perdonare qualche pecca.
Giovanna Asia Savino