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Une enfance

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VOTO: 6

Quanto costa un sorriso

Siamo in una cittadina industriale nell’est della Francia, tra i bassifondi e la campagna, i canali ed i frutteti incolti. Jimmy, che ha già ripetuto due anni a scuola, inizierà la 1° media a Settembre, ma prima ci sarà una lunga vacanza estiva, con tutta la noia e la solitudine che questa implica. Il fratellastro di Jimmy, Kevin ha 8 anni. Vivono entrambi con la mamma, Pris che ha riconquistato la custodia dei bambini dopo un periodo in prigione, ed il suo compagno Duke, soddisfatto della sua miserabile esistenza, cavandosela con piccoli traffici, furtarelli e con gli assegni dell’assistenza di Pris. L’appartamento in cui vivono è sempre pieno di alcool e droghe in abbondanza. Ma nonostante tutto, i ragazzi crescono come meglio possono, spesso occupandosi della casa, cucinando e facendo i lavori domestici. A Jimmy fa male vedere soffrire sua madre, completamente sotto l’influenza di un uomo confuso ed irresponsabile che la rende dipendente da lui e dalle droghe che le fornisce. Una violenza brutale cova lentamente nel ragazzo, ma uno può solo domandarsi contro chi o cosa può scatenarsi. Sotto la luce dell’estate la singolare bellezza del paesaggio naturale e industriale in cui Jimmy vaga non riesce ad alleviare la pena e la rabbia del ragazzo. L’estate procede indifferente, e la tragedia si avvicina inesorabile, con un’esplosiva reazione di violenza ed innocenza.
Se una volta letta la sinossi di Une enfance vi sentiste sommersi da una forte sensazione di dejà vu, non preoccupatevi perché è assolutamente normale. Una simile reazione viene dal fatto che ci si trova al cospetto di un film che ha nel proprio dna tutta una serie di temi e stilemi piuttosto ricorrenti nel tipo di storia portata sul grande schermo. Ingredienti, questi, che vanno a confluire in uno script che, vuoi o non vuoi, ha l’inconfondibile retrogusto del già visto, di quelli che giocoforza finiscono con il togliere originalità al plot e ai personaggi che lo animano. Ma a conti fatti, forse, al regista di turno questo poco importa. Di conseguenza, ciò che Philippe Claudel ha deciso di raccontare e di mettere in quadro nella sua ultima fatica dietro la macchina da presa, presentata alla decima edizione della Festa del Cinema di Roma nella Selezione Ufficiale (in collaborazione con Alice nella Città), fa leva su tutto ciò che un romanzo di formazione pre-adolescenziale è solito affrontare e narrare. In poche parole è come guardare un evento sportivo conoscendone già l’esito. Per cui, la prevedibilità in un’opera come la sua è un riflesso condizionato, così come la maggior parte dei gesti e delle azioni compiute dai personaggi, a cominciare dal giovanissimo protagonista. Jimmy, interpretato da un convincentissimo Alexi Mathieu, è un ragazzino costretto dalla vita e dalle dinamiche familiari (padre sconosciuto, madre fragile e dedita alle droghe con al seguito un compagno violento e instabile, fratellino a cui badare, nonna materna amorevole e sempre presente) a bruciare le tappe e a doversela cavare da solo. Nel mezzo, i primi turbamenti amorosi, le ristrettezze economiche, le ribellioni, le passioni (il tennis) e le difficoltà scolastiche. In tal senso, tanto i personaggi principali quanto quelli secondari, alla pari della successione degli eventi narrati, sono il frutto di un’architettura drammaturgica preconfezionata che segue schemi, disegni e modus operandi ben precisi. Non a caso è facile imbattersi in elementi o situazioni che ne ricordano, in un modo o nell’altro, precedenti più o meno illustri, in particolare il modo di filmare scarno ed essenziale, ma anche quello di raccontare, che riporta la mente al cinema dei fratelli Dardenne, così come il finale – che ovviamente non vi riveliamo – è un chiaro omaggio a Truffaut e al suo I 400 colpi.
Eppure qualcosa in e di Une enfance lo tiene miracolosamente a galla e quel qualcosa è la performance corale di grande efficacia offerta da un cast molto generoso dove non figurano nomi altisonanti, grazie alla quale la scrittura, i personaggi e certe scene, conservano un sufficiente grado di verità e naturalezza. Tra queste non mancano scene emotivamente coinvolgenti che quasi sempre coincidono con i momenti di tensione tra Jimmy e il nuovo compagno della madre. Degna di nota anche la pregevole colonna sonora, capace di alzare di un paio di gradini l’asticella emotiva.

Francesco Del Grosso

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