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Una famiglia vincente – King Richard

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VOTO: 8.5

Un piano perfetto

Chi o cosa c’è dietro il successo di uomini e donne che hanno scritto il proprio nome nei libri di Storia o nell’immaginario comune? Il più delle volte ci sono anni e anni di sacrifici individuali che hanno portato al raggiungimento di grandi traguardi. Se a questi si aggiungono quelli di chi ha creduto in te e più di te, oltre all’appoggio e al sostegno incondizionato degli affetti, allora tutto è possibile. La favola sportiva di Venus e Serena Williams ne è la dimostrazione.
La loro incredibile scalata ai vertici del tennis mondiale, già raccontata cinematograficamente parlando nel 2012 da Maiken Baird e Michelle Major nel documentario Venus and Serena, rivive nuovamente sullo schermo grazie a Reinaldo Marcus Green che nel suo Una famiglia vincente – King Richard, nelle sale italiane con Warner Bros. a partire dal 13 gennaio, riavvolge le lancette dell’orologio per tornare alle radici di quel successo e a uno dei suoi artefici. Quel qualcuno risponde al nome di Richard Williams, un padre imperterrito che ha contribuito a formare due delle atlete più dotate di tutti i tempi, che hanno cambiato lo sport del tennis per sempre. Spinto da una chiara visione del loro futuro, e utilizzando metodi non convenzionali, l’uomo ha un piano che porterà le sue figlie dalle strade di Compton in California, al palcoscenico mondiale, trasformandole in icone leggendarie.
Il regista e sceneggiatore statunitense torna all’adolescenza delle due atlete, usando come punto di vista e prospettiva la vita di loro padre Richard. Si parte dagli allenamenti massacranti sotto la pioggia nei campetti di periferia e si arriva al grande palcoscenico internazionale, in un match entusiasmante contro la numero uno al mondo dell’epoca, la spagnola Arantxa Sánchez Vicario. Nel mezzo due ore e passa di buon cinema che scorre che è una bellezza davanti agli occhi dello spettatore di turno, nel quale i canoni del biopic si incontrano e si sposano alla perfezione con i capitoli di un romanzo familiare e con le imprese di una parabola agonistica. Gli ingredienti, nelle giuste dosi, vengono ben mescolati, dando forma e sostanza a una ricetta che trova nell’equilibrio tra la componente drammatica e quella sportiva il suo punto di forza. Merito di una scrittura che ha saputo valorizzare entrambi gli aspetti, impedendo che l’uno prendesse il sopravvento sull’altro, ma anche del lavoro dietro e davanti la macchina da presa. Sappiamo, infatti, quando difficile possa essere il rendere visivamente credibile una partita di tennis sul grande schermo. Marcus Green ci è riuscito come pochi altri prima di lui, tra cui Janus Metz in Borg McEnroe oppure Quentin Reynaud nel film Netflix, Il quinto set. Altri, invece, come Richard Loncraine con commediole come Wimbledon hanno perso 6-0 6-0. Le scene ambientate sui campi da gioco in Una famiglia vincente – King Richard funzionano, con i set tra Venus e la Vicario che regalo grandissime emozioni. A riprova che in opere appartenenti al suddetto filone, il fattore atletico e la veridicità del gesto contano davvero e non possono essere messi in secondo piano. Un elemento che qui hanno curato moltissimo.
Ciò ha permesso alla pellicola di convincere su più fronti, con Will Smith che è stato il primo a beneficiare delle qualità intrinseche dello script e della sua trasposizione. La sua performance nei panni di Richard Williams finisce per fare la differenza in un ruolo che sembra ritagliato su misura per lui. Del resto nei personaggi figli del “Sogno americano” come era stato per La ricerca della felicità, l’attore americano si trova sempre a suo agio. Di questo se ne sono accorti i giurati dei Golden Globes, che lo hanno giustamente premiato come miglior protagonista in un film drammatico. Ora bisogna vedere se i membri dell’Academy la penseranno allo stesso modo.

Francesco Del Grosso

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