Fuoco incrociato
Jim Terrier ha un passato discutibile: forte di un addestramento speciale, ha operato in diverse zone pericolose come Agente Speciale Internazionale. Ma ora sta cercando di riscattarsi. È profondamente innamorato di Annie e con lei è intenzionato a cambiare vita in un villaggio africano del Congo, sede di una ONG che si occupa di fornire acqua potabile agli abitanti. Ma per quanto si sforzi di cancellarlo, il passato lo ossessiona: sopravvissuto all’attentato di tre sicari è costretto a tornare in azione. Deve usare tutte le risorse per le quali è stato addestrato per sopravvivere e dimostrare la sua innocenza. Per scoprire di chi sia la mano che lo vuole morto si muoverà in lungo e in largo per l’Europa, trovando sul suo cammino persone disposte a credere in lui, vecchie conoscenze dai trascorsi non proprio limpidi e ex compagni dalla morale discutibile. È sufficiente leggere queste poche righe di sinossi per mettere subito in guardia lo spettatore di turno su cosa andrà a vedere nel momento in cui deciderà di recarsi al cinema e acquistare un biglietto per The Gunman, nuova fatica a stelle e strisce di Pierre Morel dopo il primo capitolo di Taken e From Paris with Love, presentata in anteprima alla sesta edizione di Bif&St e nelle sale nostrane a partire dal 21 maggio con 01 Distribution.
Visti i precedenti anche in madre patria (Banlieu 13), quello firmato dal regista francese non poteva che essere un action movie dalle venature thriller, anch’esso incentrato sull’uomo solitario in cerca di vendetta e redenzione. In quanto tale è costretto drammaturgicamente a seguire lo schema classico, i codici e i caratteri appartenenti al suddetto genere, che finiscono come preventivabile con l’ingabbiarlo e costringerlo ad assecondarne pregi e difetti strutturali sul versante della scrittura. In tal senso, nemmeno l’aver attinto dalla letteratura, in questo caso dalle pagine del romanzo di Jean-Patrick Manchette dal titolo The Prone Gunman, ha impedito alla sua trasposizione per il grande schermo di cercare quanto meno di tingersi di pennellate personali che lo allontanassero almeno un po’ dal logoro prototipo. Ci troviamo così a fare i conti con una successione di eventi telefonati, incasellati l’uno dopo l’altro secondo un iter narrativo preconfezionato, che nulla hanno a che vedere con la citazione o l’omaggio, bensì con la pigrizia di avventurarsi in tentativi di rielaborazione di modelli predefiniti. Di conseguenza, ciò che scorre davanti ai nostri occhi, narrativamente parlando, non va oltre l’irritante sensazione di dejà vu che apre la nostra mente a tutto un campionario di situazioni già viste, animate da personaggi che ci appaiono “nudi”, poiché figli di un disegno caratteriale e di una “one line” che per coloro che frequentano abitualmente il suddetto genere non hanno particolari e inconfessabili segreti da svelare. Per cui, senza dover scavare troppo in là nel tempo, quanto accade al protagonista di The Gunman, antieroe romantico per eccellenza, tormentato e malandato, furente e deciso a scoprire la verità sul perché è stato incastrato e sui mandanti del complotto ai suoi danni, che lo ha costretto ad allontanarsi dagli affetti, i riferimenti più o meno recenti non mancano, a cominciare dalla saga di Jason Bourne per finire con Shooter di Antoine Fuqua. Nascono così una serie di personaggi, protagonista compreso, delineati quel poco che basta a giustificarne azioni e reazioni, sfornati dalla medesima catena di montaggio dalla quale provengo i predecessori più o meno noti, a loro volta generati sulla base di figure pre-esistenti. Dunque, il Jim Terrier qui interpretato da uno Sean Penn in gran forma fisica e dai muscoli tirati a lucido non è tanto diverso dal cecchino infallibile Bob Lee Swagger (Mark Wahlberg) del film di Fuqua o dal letale agente Bourne (Matt Demon) dell’omonima trilogia. Stessa cosa anche per le dinamiche che lo vedono impegnato e che lo porteranno a maturare la sua vendetta in un bagno di sangue che tingerà di rosso una serie di tappe (da Kinshasa in Congo a Barcellona, passando per Londra e Gibilterra), nel mezzo delle quali troveranno spazio il solito doppio e triplo gioco, oltre all’immancabile triangolo amoroso del lui, lei e l’altro che in The Gunman appare davvero futile. Quest’ultimo coinvolge il trio Penn, Bardem e Trinca, con l’attrice nostrana che tra i primi due sembra un pesce fuor d’acqua.
Diversa la musica per quanto concerne la messa in quadro, con la regia di Morel che rende meno amaro il boccone da mandare giù. Il regista transalpino sforna per l’occasione una manciata di scene d’azione di buonissima fattura e ben coreografate, una su tutte quella dell’assalto dei sicari alla casa in campagna alle porte di Barcellona, nella quale si assiste a tutto il campionario messo a disposizione dal genere, dalla sparatoria al conflitto corpo a corpo, passando per la fuga pirotecnica.
Francesco Del Grosso