“L’amor che move il sole e l’altre stelle”
Tra gli ospiti del 38° Fantafestival, il regista tedesco Eckhart Schmidt, intervenuto per la presentazione del suo The Fan, film culto del 1982 che racconta la storia di una adolescente, Simone, interpretata dalla bellissima ed inquietante Desiree Nosbusch, fan del famoso cantante R.
Le prime scene, per chi era fan dei Duran Duran, sembrano quasi un richiamo all’italiano Sposerò Simon Le Bon, ma il film di Schmidt si rivela ben presto tutt’altra storia; lungi dall’essere artefice di un filmetto pop superficiale, il regista, che negli anni ha avuto modo di frequentare star e di assistere al loro rapporto con i fan (su cui ha scritto anche un romanzo, Diario di un Fan, antecedente al film) analizza la relazione fan – star nei suoi risvolti più realistici e crudi. Ma quello realista, pur essendo il livello principale di lettura del film, non è l’unico. Troviamo infatti un forte sottotesto, passato inosservato all’uscita del film: un parallelo tra la relazione star-fan e la relazione tedeschi-Hitler, esplicitato in una scena di esaltazione del Fuhrer a mostrare l’esaltazione dei fans rispetto ai loro idoli.
Ma il livello più inquietante esplorato dal regista tedesco è quello insito nel finale scioccante di The Fan: il mito africano del cannibalismo, inteso come acquisizione profonda della forza del nemico. “Uccidi il tuo nemico e mangialo, e la sua forza entrerà in te.”, come racconta lo stesso Schmidt. E nel film la giovane Simone, dopo aver ucciso il suo idolo ed amante, lo taglia a pezzi e lo mangia, in un atto estremo di amore e possesso, per tenerlo sempre dentro di sé. Un finale forte, crudo, ma anche in certo qual modo sottilmente erotico: simbolo di un amore passionale che non ha limiti, quell’amore che è al centro di tutte le opere di Schmidt e che il regista racconta in tutte le sue forme; “L’amor che move il sole e l’altre stelle”.
Michela Aloisi