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Il grande Lebowski

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VOTO: 10

Venti anni dopo

Esistono opere cinematografiche – molto poche, a dire il vero – capaci di trascendere la loro natura originaria per diventare “altro”, creando un immaginario talmente aperto e soggettivo da fungere addirittura, oltre che oggetto di piacere, come rifugio psicologico alle sventure del reale. E’ lecito supporre che i fratelli Coen, quando due decadi orsono girarono Il grande Lebowski, non immaginassero di dare alla luce un cult assoluto e universale, una sorta di evergreen camaleontico in grado di adattarsi perfettamente alle varie epoche trascorse, alle fasi politiche e sociali che si sono alternate da allora, alle mode culturali passeggere e non. Perché in fondo, il messaggio propugnato nemmeno troppo subliminalmente dal film forse più famoso partorito dalla coppia di fratelli originaria del Minnesota, è tanto semplice quanto squisitamente filosofico: il fancazzismo come scelta di vita. Anzi, per meglio dire, di sopravvivenza. Il ché significa abbandonarsi al flusso senza rassegnazione, sempre coinvolti in quello che la (strana e indecifrabile) realtà quotidiana ha da offrire. Il tutto, ovviamente, incastonato in un meccanismo cinefilo che ha del prodigioso, citando ora ironicamente ora con insondabile malinconia ma sempre in chiave poetico-grottesca un classico noir di enorme portata quale Il grande sonno (1946) di Howard Hawks, ma anche i musical alla Busby Berkeley, il cinema sonnambolico di David Lynch e tanto altro ancora.
Il grande Lebowski, insomma, è un “film-cinema”. Espressione che vuol dire tutto e nulla ma che proviamo a spiegare. Perché è un’opera di visioni cinematografiche stracarica di svincoli narrativi sorprendenti ed assieme galleria indimenticabile di personaggi fluttuanti in una realtà cangiante a cui cercano o di adattarsi come il Drugo (Dude, nella versione originale) oppure di imporre una loro prospettiva da una presunta posizione di forza, come il compagno di merende Walter Sobchak, o la Maude Lebowski figlia dell’omonimo “miliardario” del protagonista, quasi un suo Doppelgänger di natura inversa ben radicato nel mondo reale.
Anche per queste ragioni, facendo nascere un’empatia totale nei confronti di contesto e personaggi, Il grande Lebowski è la salvezza, il balsamo che cura ogni possibile male. Un trip psichedelico narrato sotto l’effetto di stupefacenti, eppure anche una fiaba da raccontare ai bambini prima di dormire. Anche perché c’è, al proprio interno, davvero tutto, a cominciare da quel ciclo vitale di cui noi tutti siamo, all’occorrenza, irruenti protagonisti o semplici pedine. Con (dis)avventure, intrighi, disgrazie, morte, nuove vite e non ultime le partite di bowling messe in scena dai Coen con la medesima leggerezza di un’operetta da teatro dell’assurdo, riuscendo però, quasi miracolosamente, a rispecchiare con fedeltà quelli che sono i pilastri fondamentali di qualsiasi esistenza.
E fu dunque così che attori del calibro di Jeff Bridges (il protagonista, di bravura incommensurabile), John Goodman, Steve Buscemi, Julianne Moore, John Turturro (qui impegnato in un breve cameo destinato a rimanere per sempre nella memoria in molti sensi. Jesus Lives!) e tutti gli altri entrarono nell’Olimpo della Settima Arte e oltre senza nemmeno, forse, rendersene conto. Al pari di un’opera che vive, negli USA, di celebrazioni continue ancora oggi e che Universal Home Video edita in un’edizione definitiva di blu ray a 4K arricchita da extra tanto esaustivi quanto imperdibili, nonché impossibili da citare tutti.. Quasi un altro film fuori dal medesimo. Un’edizione definitiva, almeno per il mercato italiano, da non lasciarsi sfuggire. Anche perché Il grande Lebowski, dopo vent’anni possiamo affermarlo con ragionevole certezza, è un lungometraggio destinato a non invecchiare mai, rappresentando una meravigliosa scoperta anche per le generazioni a seguire. Un patrimonio artistico conosciuto in tutto il mondo cinefilo e assieme un piccolo tesoro personale posizionato nell’intimo di ciascuno, pronto a ricordarci chi eravamo, chi siamo e chi avremmo voluto essere. Senza ombra di rimpianto ma con un sorriso agrodolce stampato sul viso. Accompagnato da un’espressione stupefatta, magari.

Daniele De Angelis

Il grande Lebowski
Regia: Joel ed Ethan Coen
USA, UK 1998  Durata: 117 min.
Cast: Jeff Bridges, John Goodman, Julianne Moore
Lingue: Italiano, Inglese, Tedesco, Spagnolo DTS Digital Surround 5.1  Sottotitoli: Italiano, Inglese, Spagnolo
Formato: Widescreen 1.85:1 (versione 4K)
Extra: Un’introduzione esclusiva, La vita del Drugo, Drugo sa aspettare: Il grande Lebowski 10 anni dopo, documentari inediti, gallerie fotografiche e molto altro
Distribuzione: Universal Home Video

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