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Chimera

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VOTO: 7

Scienza senza limiti? 

In concorso alla XVI edizione del Ravenna Nightmare Film Fest, Chimera, sceneggiato e diretto da Maurice Haeems, proveniente dal mondo dell’ingegneria meccanica e qui al suo primo lungometraggio, pone allo spettatore un interrogativo fondamentale: fin dove l’uomo è pronto a spingersi per ottenere l’immortalità?

Protagonista del film è il dottor Quint, uno scienziato che si occupa di biotecnologia e che cerca di estrarre il DNA della Turritopsis Nutricula, una medusa immortale, per poter curare la malattia genetica dei figli. Ma le sue ricerche interessano anche una donna misteriosa e una sua antica allieva innamorata di lui. Pur nella sua semplicità, la trama si svolge in modo tortuoso, lasciando allo spettatore molti dubbi. Dalla morte della moglie, con cui Quint parla per tutto il film – fantasma o visione? -, tenuta in coma come riserva di ovuli, ad una donna misteriosa e il suo mostruoso compagno, ai figli congelati vivi per dare allo scienziato il tempo di trovare la cura, agli esperimenti su innumerevoli cloni del cane di casa, alla giovane allieva che si impianta un ovulo estratto dalla moglie in coma per continuare gli esperimenti, all’arrivo delle forze speciali, la storia si dipana in un crescendo di follia in bilico tra sogno e realtà. La ricerca genetica dello scienziato diventa ossessione, e starà poi allo spettatore decidere se quello che è accaduto sia vero o sia semplicemente la realtà che un folle si è costruito intorno per non soccombere alle promesse mancate della speranza.

Ma il tema principale, su cui il regista vuol far riflettere, è proprio quello della bioetica. Nel film, Quint non si pone limiti nella sua ricerca: per raggiungere il suo obiettivo, utilizza direttamente i corpi di persone in vita seppur incoscienti. Se poi i suoi esperimenti siano scientificamente validi ma incomprensibili al resto del mondo, o se siano solo una folle degenerazione della sua mente disturbata, non possiamo saperlo. Il regista non dà le risposte. L’incubo generato dalla ricerca biotecnologica portata all’estremo è però reale. Per lui e per lo spettatore.
Michela Aloisi
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