Accadde a Salonicco
Nell’inverno del 1943, il regime nazista ha inviato alcuni deputati di Eichmann in Grecia, nella città di Salonicco. Qui, durante la guerra, fu ucciso circa il 90% della popolazione ebraica. Ispirandosi a tale avvenimento, i registi Christos Passalis e Syllas Tzoumerkas hanno realizzato il lungometraggio The City and the City, presentato in anteprima mondiale alla 72° edizione del festival di Berlino, all’interno della sezione Encounters.
Non una, ma tante storie, dunque, si intrecciano in una serie di livelli spazio-temporali. Alcune persone camminano apparentemente senza meta. Hanno abbandonato la città per sempre. Improvvisamente, qualcuno inizia a suonare e tutti si lanciano in una sorta di ballo liberatorio. Nel frattempo: la città di Salonicco oggi, con le sue strade affollate e numerosi cantieri. E poi, ancora una volta, torniamo nel passato: alcuni soldati nazisti chiamano a loro la popolazione ebraica maschile, fanno marciare gli uomini presenti e umiliano ognuno di loro.
In The City and the City, dunque, la città di Salonicco fa da protagonista assoluta e da scenario per una tragedia della storia recente che in molti sembrano aver dimenticato. Passato e presente – così come colore e bianco e nero – si alternano quasi freneticamente, confondendosi l’un l’altro e spiazzando lo spettatore. Quando è avvenuto, realmente, tutto ciò? In che modo determinati eventi vengono ricordati?
I due registi, dal canto loro, hanno optato per un approccio antinarrativo atto a creare un grande ed esaustivo affresco riguardante la storia della comunità ebraica a Salonicco. Girato in dieci giorni e con un cast formato sia da attori professionisti che non professionisti, The City and the City dà quasi l’idea di un coro di tante voci che, tutte insieme, vanno a comporre un canto di ribellione, di dolore, ma anche di speranza.
Un’operazione, la presente, indubbiamente interessante. Soprattutto per quanto riguarda la scelta di alternare continuamente così tanti livelli spazio-temporali. Eppure, se da un lato l’approccio registico dei due cineasti ha rivelato un’interessante vivacità di intenti, dall’altro è quasi come se, in determinati momenti, fosse sfuggita loro la mano, facendo in modo che, man mano che ci si avvicina al finale, lo spettatore stesso faccia fatica, a un certo punto, a orientarsi, a seguire il filo del discorso. Tutto ciò, ovviamente, a scapito della forte tensione emotiva che si era venuta a creare fin dall’inizio, sia nel vedere i personaggi che, danzando allegramente, lasciavano presagire qualcosa di terribile, sia quando abbiamo assistito alle varie torture e umiliazioni inferte dagli ufficiali nazisti.
I due registi hanno raccontato per immagini un importante capitolo della storia – presente e passata – di Salonicco. Il loro The City and the City parte con una buona carica iniziale, ma – a causa dei tanti, troppi elementi tirati in ballo – finisce irrimediabilmente per girare a vuoto, lasciando in sospeso non pochi interrogativi.
Marina Pavido