Totale devozione
Uno dei titoli più chiacchierati proposti alla quindicesima edizione della Festa del cinema di Roma, è senza dubbio Supernova di Harry Macqueen. Dalla prima sequenza ci sembra di assistere ad un film dall’argomento astronomico, come evidenzia il titolo, salvo poi cambiare radicalmente rotta dopo pochi secondi. Supernova diventa una storia d’amore tra due uomini, interpretati straordinariamente dal Premio Oscar Colin Firth e il candidato allo stesso Stanley Tucci. Due interpreti divini sui quali è concentrata l’intera produzione. Entrambi sono amanti, con la narrazione che si avvia mentre i due sono nel bel mezzo di un viaggio in camper intrapreso in un momento indefinito. Sam (Colin Firth) si prende cura 24 ore su 24 di Tusker (Stanley Tucci) afflitto da una malattia neurodegenerativa non spiegata. Nel corso di questa esperienza, i due ripercorreranno anche interiormente la strada che li ha portati dal momento in cui si sono conosciuti fino al momento in cui inizia il film. Una storia vissuta tra momenti di felicità e attimi di infinita tristezza, come nelle normali storie d’amore. Macqueen, direttore di macchina e sceneggiatore, sacrifica dallo script tutte le spiegazioni del caso focalizzando l’intera trama sui due protagonisti. Una scelta che sicuramente piacerà a molti ma che non ci ha convinti a pieno. Trovarsi immediatamente catapultati nell’esposizione, senza una possibilità di comprendere come e perché si è arrivati fino a quel punto, ci lascia leggermente perplessi. Indubbiamente, queste avversità vengono oscurate dalla magnetica prova offerta dal duo Firth-Tucci. Entrambi riescono a trasmettere un’enfasi strabiliante penetrando all’interno del cuore degli spettatori i quali fungeranno da accompagnatori terzi della coppia. Un road movie che ci porterà nel cuore della Gran Bretagna, del quale Macqueen ci regalerà tratti scenografici paesaggistici unici la mondo. Un tratto estetico che appiana la malinconia percepita dal momento in cui scopriamo che uno degli amanti ha scelto di prendere una drastica risoluzione a scapito dell’altro. Col passare dei minuti però, l’interpretazione di Tucci subisce una variazione notevole facendoci sorgere il dubbio su quale malattia prenderà davvero il sopravvento: quella d’amore di Sam o quella di Tusker? I due membri dell’Academy non rinunciano anche a portare sullo schermo dei momenti erotici forti, senza cadere nella trappola dello scandalo fine a se stesso.
Il film nasce per evidenziare la potenza dell’amore paragonandolo alla potenza dell’esplosione di una Supernova. Ancora, come racconta Tusker in un frangente della pellicola, le stelle che muoiono esplodendo (le supernove) in realtà continuano a vivere rilasciando sostanze infinitesimali che viaggiano per tutto il cosmo fino a noi. L’idea del regista britannico è dimostrare l’immortalità dell’amore nonostante le vicissitudini anche più dolorose. Allo stesso tempo appare come un esperimento per sottolineare cosa sia il vero amore e quanto siamo disposti ad andare avanti nonostante le già citate avversità. Nel raccontare tutto questo a livello interiore, Macqueen tralascia troppi particolari che sarebbe stato giusto approfondire. Il copione quindi risulta essere troppo semplicistico e la trasposizione di un film, così soave e poetico, lascia un po’ a desiderare. Indubbiamente però la trama è costruita per catturare il pubblico e riesce nel suo intento, ma il passaggio sullo schermo risulta imperfetto e contaminato da trappole che il regista sceglie di evitare invece di far scattare per ravvivare il film. Supernova quindi è un canto poetico di due attori quasi teatrali i quali si concedono anima e corpo all’esperimento dell’autore britannico, ma che risultano schiacciati da una regia non pienamente soddisfacente. La grande forza di questo film risiede sia nella prova concessa dagli interpreti sia dal racconto degno del periodo dell’Umanesimo, ma la sua debolezza più grande è una riproposizione troppo scolastica e priva di autorialità.
Stefano Berardo