Home In sala Prossimamente Strange Darling

Strange Darling

16
0
VOTO: 7,5

Il gioco del gatto e del topo

È impossibile non nutrire una certa curiosità nei confronti di Strange Darling, specialmente dopo che il nuovo film di JT Mollner ha raccolto il plauso e gli elogi di gente del calibro di Stephen King, Mike Flanagan e J. J. Abrams, che della materia in questione se ne intendono.
Definita e salutata come il thriller-horror rivelazione dello scorso anno negli USA, laddove ha ottenuto il consenso unanime di critica e pubblico, la pellicola arriva finalmente nelle sale nostrane grazie alla Vertice 360 a partire dal 13 febbraio 2025, regalando di fatto con ventiquattro ore di anticipo un San Valentino rosso sangue a tutte quelle coppie innamorate dei piaceri forti. Questi infatti non mancano, anzi abbondano in un’opera al cardiopalma che segue la caccia tra un killer e la sua vittima, esplorando il lato oscuro delle relazioni umane in un’atmosfera carica di tensione. Atmosfera e tensione alle quali contribuiscono in maniera determinate sia il lavoro dietro che davanti la macchina da presa. Se al cospetto della cinepresa i protagonisti Willa Fitzgerald e Kyle Gallner offrono due performance davvero inquietanti che mettono a dura prova se stessi e lo spettatore di turno, alle sue spalle il regista e sceneggiatore di Las Vegas, che gli addetti ai lavori ricorderanno per il western Outlaws and Angels, si diverte con la complicità di un Giovanni Ribisi nell’inedita veste di direttore della fotografia a mettere in quadro con sempre più sadica ferocia una morbosa relazione di una notte destinata a sfuggire di mano e a trasformarsi in un sanguinolento e spietato gioco del gatto e del topo che dalle squallide mura di un motel si sposta nelle campagne isolate di Hood River, in Oregon. La texture, la grana e il sapore vintage e rétro, molto anni Settanta, dati dai colori caldi, saturi e accesissimi di cromatismi psichedelici che ricordano Bava e Refn, oltre alla scelta di filmare in 35mm e con l’utilizzo dello zoom e di “diottrie divise” alla maniera di Brian De Palma, consentono alla confezione e al look di Strange Darling di aumentare e amplificare in maniera esponenziale la temperatura fino a farla arrivare al punto massimo di ebollizione.
Il tutto è reso ancora più esasperante e disturbante dalle distorsioni sonore provocate dalle musiche di Craig DeLeon, altro valore aggiunto di un’opera che ci mette davvero poco ad abbattere le difese immunitarie e quella vena pregiudiziale che il più delle volte pende come una spada di Damocle su operazioni con lo stesso DNA di genere alle quali sulla carta appartiene Strange Darling: etichettate e rispedite al mittente come derivative, per nulla originali, votate all’intrattenimento a buon mercato e alla ludica macelleria fine a se stessa. Quello firmato dal cineasta statunitense è un prodotto audiovisivo che trova la sua ragione di essere e di esistere proprio nella sua architettura narrativa e drammartugica improntata sul duplice processo di decostruzione e ribaltamento del quale l’autore e il montatore Christopher Robin Bel si sono serviti per stratificare il racconto. Diviso in sei capitoli e un prologo, il film si avvale di un efficace incedere asincrono di una narrazione dalla cronologia irregolare che vuole l’andamento dei capitoli andare nell’ordine 3-5-1-4-2-6 . Non è la prima volta che si ricorre a un simile escamotage tecnico se pensiamo a The Execution di Lado Kvataniya o alla miniserie Caleidoscopio, ma nel caso di Strange Darling la messa in opera risulta essere fondamentale ai fini dell’effetto sorpresa sul quale si fonda la trama e il plot twist collocato nel quarto capitolo, che ovviamente non vi riveleremo per evitare di inciampare in uno spoiler che rovinerebbe la visione. Senza il suddetto meccanismo l’effetto verrebbe meno e il film perderebbe gran parte della sua potenza si fuoco. Con e attraverso di esso vengono manipolate le aspettative dello spettatore e al contempo messo in discussione il ruolo di preda e cacciatore. Sta qui il punto di forza di un film che vi sorprenderà almeno quanto a sorpreso noi, entrando a gamba tesa sulla nostra iniziale diffidenza.

Francesco Del Grosso

Articolo precedenteBlack Sugar Red Blood
Articolo successivoPellizza pittore da Volpedo

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here

8 − 1 =