Quando il mito diventa pericolo
Molte volte durante la nostra vita abbiamo avuto modo di ascoltare storia e leggende che narravano delle sirene: mitologiche creature marine dall’aspetto per metà donna e metà pesce. Persino il leggendario Ulisse rimase folgorato dal canto delle sirene e ne parlò in alcuni tratti dell’”Odissea”. Si è provato numerose volte a portare sullo schermo le sirene, raccontandone però sempre il lato più tenero e affascinante, sottolineando il motivo per il quale erano definite creature mitologiche. In principio fu la Disney, con La Sirenetta; poi ci provarono gli australiani con H2O, una serie che raccontava di un gruppo di giovani ragazze con il potere di mutare in sirene a contatto con l’acqua; infine la novità giunse anche nel nostro Paese con la serie Rai dedicata alle sirene ambientata a Napoli che ha visto protagonista Maria Pia Calzone, la donna Imma Savastano di Gomorra. In ognuno dei lavori sopracitati, notiamo una cosa in comune: le sirene vengono descritte come sono sempre state raccontate; creature bellissime, incantevoli, amorevoli. Questo finché Eric Wald e Dean White (entrambi showrunner) non decisero di creare, sotto la supervisione del network Hulu, un nuovo racconto sulle sirene. Il risultato è la serie televisiva Siren in onda sul canale americano Freeform e visibile in Italia sulla piattaforma Tim Vision in esclusiva.
La serie è ambientata nella cittadina americana di Bristol Cove dove un’antica leggenda narrava di una grande caccia alle sirene che portò queste creature all’estinzione. O almeno così pensavano gli abitanti. Il popolo di Bristol Cove è un popolo di pescatori che rifornisce gran parte del mercato americano e durante una battuta di pesca, il peschereccio di uno dei protagonisti Xander (Ian Verdun) entra in contatto con qualcosa di mai visto prima. Ma neanche il tempo di capire di cosa si tratta che arriva l’intervento della Marina americana, la quale requisisce la creatura, spegne tutte le curiosità. Di lì a poco, il giovane biologo marino Ben Pownall (Alex Roe) incontra una giovane sbandata di nome Ryn (Eline Powell). Il ragazzo capirà presto i contorni della faccenda e la serie inizierà a sviluppare un’ottima trama che porterà alla scoperta di un vero e proprio mondo sottomarino abitato da sirene e tritoni. La differenza sta nel fatto che queste sirene sono del tutto disgustate dagli uomini, ritenendoli responsabili del loro malessere. La sceneggiatura ci presenterà queste creature in una maniera pericolosa e devastante, ma col passare del tempo la pericolosità si tramuterà in curiosità reciproca. La sirena Ryn tende ad aprirsi molto di più al mondo degli umani conoscendolo e condividendo a sua volta conoscenze e verità nascoste sul loro mondo sommerso; verità che spiegheranno il rapporto battagliero delle creature nei confronti dell’umanità. Il climax della serie si ha quando Ryn apprende della scomparsa di sua sorella (rapita dai militari) e chiede aiuto si suoi nuovi amici per tirarla fuori. In una cornice spettacolare quale è Bristol Cove, che nella realtà è una cittadina canadese, la serie nasce, si sviluppa come un thriller sci-fi fino a deviare poi, in alcuni episodi, in generi come la commedia romantica o il dramma. Le vicende descritte nelle dieci puntate che compongono la prima stagione, rapiscono lo spettatore invogliandolo a voler capire come si evolverà la situazione col passare dei minuti. Un altro punto a favore di questa serie è il cast. Si tratta di giovani attori con un passato abbastanza sconosciuto e un curriculum abbastanza limitato. Il pregio degli ideatori della serie è stato quello di aver dato fiducia ad un gruppo di giovani inseriti nella loro prima vera esperienza professionale facendo sì che essi dessero il meglio di loro stessi. Operazione pienamente riuscita! La giovane belga Eline Powell – con una parentesi italiana in Anita B. diretta da Roberto Faenza – si cala alla perfezione nei panni della sirena Ryn; il suo volto si sposa al megio con il contesto richiesto, grazie anche all’utilizzo della motion capture per girare le scene sottomarine in cui la ragazza diventa sirena. Anche la performance di Alex Roe e Ian Verdun arricchiscono la serie. Siren è un prodotto ambizioso che varia dalla concorrenza essendo il primo vero atto di un lavoro che dipinge le sirene come nemiche dell’uomo. Allo stesso tempo risulta essere un prodotto gradevole e ben congeniato che arricchisce lo scacchiere culturale di una televisione sempre più a corto di idee. Hulu ha rinnovato la serie per una seconda stagione che vedrà l’intero cast tornare nuovamente ai loro ruoli. Vedendo come si conclude la prima stagione siamo convinti che su Siren ne vedremo ancora delle belle.
Stefano Berardo