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Shorta

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VOTO: 7

All’inferno e ritorno

Potrebbe anche avere un sottotitolo più o meno ideale Shorta, lungometraggio d’esordio della coppia registica danese composta da Frederik Louis Hviid e Anders Ølholm. Cioè “Questo è il mondo che abitiamo“. Anche perché, dietro la riuscita cornice altamente spettacolare, si cela abbastanza palese l’intenzione di fotografare una situazione comune a qualsiasi latitudine occidentale: la difficoltà estrema nel trovare una risposta compiuta all’integrazione sociale tra locali ed immigrati. In Shorta (conosciuto anche con il titolo internazionale di Enforcement) veniamo catapultati in un’ipotetica, simbolica, zona periferica della Danimarca. Ma potremmo anche trovarci in una qualsiasi banlieu francese. Oppure in un ghetto afroamericano di una metropoli statunitense, tanto più che l’incipit riporta alla mente in modo nitido la tragica morte di George Floyd, poi divenuto emblema del movimento denominato Black Lives Matter. Tutto ciò basta e avanza al film per contestualizzare il discorso sociale. Poi tutto cede il passo all’azione e la sua messa in scena. E la rappresentazione di un inferno invero assai terreno, raggiunge livelli di efficacia degni della migliore spettacolarizzazione d’oltreoceano.
Due poliziotti – shorta in arabo significa proprio polizia, come avvisa una didascalia in apertura – si trovano a pattugliare la suddetta zona periferica prevalentemente abitata da popolazione d’origine araba, dove già si sono verificati disordini a seguito dell’arresto, particolarmente violento, del giovane sopra menzionato. La situazione ben presto precipita, con la coppia di tutori dell’ordine costretta ad industriarsi per portare a casa la pelle più o meno intatta.
Appare evidente sin dalle primissime battute come Shorta si muova su territori ampiamente tracciati, risultando cinema assolutamente derivativo in cui a risaltare è più il come del cosa. Impossibile pensare ad un’accoppiata di sbirri più canonica: Mike (Jacob Lohmann) corpulento, impulsivo e nemmeno troppo vagamente razzista nel palesare il suo machismo ad oltranza. Jens (Simon Sears) allampanato e riflessivo, incaricato di tenere il più possibile a bada quella “testa calda” del collega. A fungere da spada di Damocle per i due la verità sull’arresto del ragazzo avvenuto in precedenza, per il quale è già scattata un’inchiesta interna che coinvolge parecchi poliziotti del reparto. Protagonisti compresi. A condire il tutto anche una colonna sonora dai toni carpenteriani, che immediatamente riporta alla memoria il cinema dell’assedio tanto caro al regista di Distretto 13 – Le brigate della morte (1976). E infatti anche Shorta, più che un poliziesco d’azione, andrebbe collocato come genere alla voce western metropolitano. La sceneggiatura – opera degli stessi registi – scommette insomma sul successo sicuro, operando però un interessante gioco di ribaltamento di caratteri e situazioni che coinvolge i due personaggi nel corso di un lungometraggio narrato in tempo pressoché reale. Una lunghissima notte che vedrà emergere i loro lati nascosti, ribadendo ancora una volta l’inoppugnabile verità secondo la quale le apparenze possono sempre trarre in inganno.
Qualche piccola scivolata in una facile retorica moralista nell’epilogo non inficia più di tanto i meriti di un’opera che ha il pregio di condurre lo spettatore a vivere quasi in soggettiva un inferno di proiettili, esplosioni ed incendi in pratica senza fine. Riuscendo a tenere alla giusta distanza, proprio grazie alla costante ricerca di una totale aderenza al reale, i nefasti pericoli del film troppo somigliante ad un videogame di seconda mano.
Al tirar delle somme Shorta è dunque un film da riscoprire a tutti gli effetti, approfittando della buonissima – dal punto di vista della qualità tecnica – edizione home video partorita dalla Blue Swan Entertainment, distribuzione ormai chiaramente specializzata nel recupero di opere passate sin troppo sotto silenzio nel panorama cinematografico italico. Un’occasione, quella di visionare l’inedito Shorta, da cogliere quindi al volo.

Daniele De Angelis

Shorta
Regia: Frederik Louis Hviid, Anders Ølholm
Durata: 108′ Cast: Jacob Lohmann, Simon Sears
Audio: Italiano 5.1, Danese 5,1  Sottotitoli: Italiano
Video: 1.78:1 Colore Extra: assenti
Distribuzione: Blue Swan Entertainment

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