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Se il mondo intorno crepa

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VOTO: 7,5

Un western crepuscolare da recuperare assolutamente

Di recente ci siamo ritrovati a elogiare la residuale presenza del western nel panorama “indie” italiano, grazie all’ennesima lieta scoperta: il recentissimo Oltre il confine di Emiliano Ferrera, già autore di Oro & Piombo. Ma nel parlare di tale lavoro ci è venuto spontaneo soffermarci su Stefano Jacurti, non soltanto per la sua presenza nel cast, bensì soprattutto per essere stato un precursore di codesta rinascita, nel 2007, col gagliardo, montano Inferno bianco.
Ebbene, sempre procedendo a ritroso nel tempo, abbiamo individuato un’altra chicca la cui realizzazione si deve proprio ai due “compari” (piccola licenza poetica, di “altmaniana” memoria), ovvero Jacurti e Ferrera, che insieme firmano la regia di Se il mondo intorno crepa: un mediometraggio dal retrogusto aspro, sanguigno e crepuscolare, che già nel 2015 fece parlare discretamente di sé, in quanto premiato quale miglior western straniero al Gathering international Film Festival organizzato in Ohio. Insomma, come ai bei tempi dello spaghetti western nudo e crudo, è bello vedere cineasti italiani così apprezzati anche in America…

Di Se il mondo intorno crepa ci ha colpito positivamente un po’ tutto, a partire dalla cornice narrativa. Si dà il fatto che, prima di immergersi nelle atmosfere del selvaggio west, lo spettatore venga accompagnato per mano nel passato da un uomo e una donna che la storia in questione l’hanno scoperta grazie a un vecchio libro sui pistoleri. Ne stanno infatti parlando in quello stesso ambiente, a metà tra un pub e un vecchio saloon, dove i loro amici intanto si dedicano al ballo country. Ed è proprio la partecipazione alle riprese del gruppo Line Dance Western Spirit a suggerirci, nel frattempo, che questa estemporanea ripresa dello spaghetti western non sia semplicemente frutto della volontà di pochi sognatori, ma rispecchi invece le molteplici attività di una più ampia cerchia di appassionati.
Piccolo gioco di scatole cinesi, la narrazione si apre a questo punto su una truce vicenda di ambientazione ottocentesca, che ha tutto il sapore del western crepuscolare: le conseguenze di un colpo finito male mettono nuovamente di fronte alcuni personaggi, tra cui i banditi superstiti, il cui brutale regolamento di conti condurrà diverse altre anime in Paradiso… o all’Inferno.
Piace innanzitutto del film la tipizzazione di alcuni personaggi, un po’ animalesca come era sovente nello spaghetti western, ricca inoltre di sfiziose, eccentriche annotazioni allorché uno dei pistoleri (Black Bart, impersonato da Stefano Jacurti) si esprime in rima e lo chiamano appunto “il Poeta”, mentre un altro (a interpretarlo Simone Pieroni) ci sa fare con le lame ed è conosciuto quindi come Butcher Joe, “il Macellaio”. Gli stessi registi Jacurti e Ferrera (Bill Carson) ci sguazzano bene nei panni logori di simili personaggi, al pari del già menzionato Pieroni, di Claudio Vittorini, di un’Emanuela Ponzano la cui struggente prostituta cieca, vessata dagli uomini del saloon, finisce per ribadire anche qui come vi sia sempre spazio per personaggi femminili interessanti, nel “multiverso western” dei due autori. Nota di merito infine per la colonna sonora di Klaus Veri, arricchita poi dalla splendida “ballad” conclusiva di Fabrizio Sartini.

Tirando le somme, quello del west è un Mito che non tramonta mai. Non soltanto in ambito cinematografico. Qualora chi ci segue voglia rendersene conto di persona e si trovi oggi a Roma, ci fa molto piacere segnalare un evento in programma proprio il 15 febbraio alle ore 17, presso il Teatro Porta Portese (Sala Pasolini, per la precisione) situato in Via Portuense 102. Al centro di tale incontro la presentazione di un libro dello stesso Stefano Jacurti: La storia di Ulysses S. Grant – Generale, presidente, viaggiatore.
Tale pubblicazione riflette bene lo spirito dell’autore, che nutre da sempre un forte interesse per il periodo della Guerra di Secessione Americana e saprà trasmetterlo, ne siamo sicuri, anche al lettore.

Stefano Coccia

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