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Saw: Legacy

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VOTO: 8

L’enigmista è tornato! A Halloween il terrore è in sala

Una buona parte del pianeta non avrà mai sentito parlare della saga di Saw – l’enigmista, mentre una frazione altrettanto considerevole, al solo sentirne il nome, già prova i brividi. E poi c’è una ristretta minoranza, forse più anonima, forse più silenziosa, che da quando è cominciata a circolare la voce che sarebbe uscito l’ottavo capitolo della saga, ha cominciato il count down. Sono gli amanti del genere, e non del genere horror, ma di un suo ulteriore sottogenere! La nicchia della nicchia, per dirla in altre parole, perché Saw – l’enigmista, non è un film horror qualunque, è l’horror che i veri appassionati hanno sempre cercato. Chi apprezza la saga ideata da James Wan e Leigh Whannel non è detto che apprezzi Dario Argento, o l’ultimo It uscito in sala. Insomma, non sperate di rimorchiarvi una patita di John Kramer e della sua mente diabolica portandola a vedere La casa o Nightmare. Non funziona così.
La saga iniziata, nell’ormai lontano 2004, ci ha fatto conoscere Jigsaw, un sadico e perverso criminale, che trascorre la propria esistenza tessendo trappole per le proprie vittime e mettendole, di volta in volta, di fronte a un gioco atroce da svolgere e superare entro le tempistiche da lui dettate, pena la perdita della vita, non senza essere prima passati per le torture più spietate. È il pegno da pagare per non aver apprezzato la propria esistenza, svelerà in seguito l’assassino: vittima di un tumore che gli dà i giorni contati, comincia a disprezzare e infierire su coloro che una vita da vivere ce l’hanno, ma fanno di tutto per buttarla via. C’è chi si droga, chi tradisce i propri cari, chi trascorre le proprie giornate semplicemente osservando gli altri vivere la loro vita senza preoccuparsi della propria. Il numero è potenzialmente infinito e quanti, anche di coloro che stanno leggendo questo pezzo, stanno pensando che potrebbero essere delle possibili vittime del tutto sommato sfortunato aguzzino? Ed è proprio questa la perla – e non è l’unica – che distingue la saga da tutte le altre pellicole del genere: ammesso che sopravviviamo alla truculenza delle immagini, una piccola riflessione su quanto certe volte siamo poco generosi verso noi stessi ce la fa fare, mostrando il reale attaccamento delle vittime alla loro vita nel momento in cui stanno rischiando di perderla. Quella stessa vita a cui sembravano disinteressarsi solo fino a qualche ora prima. Quel famoso apprezzare le cose nel momento in cui non sono più date per scontate.
Tuttavia, man mano che la saga si è svolta capitolo dopo capitolo, abbiamo visto cambiare l’espediente narrativo, per cui le vittime sacrificali, da un certo momento in poi, non sono più state le persone che buttavano via la loro vita, bensì tutti coloro che in qualche modo avevano commesso reato o fatto del male al prossimo. Rubare, uccidere, mentire: personaggi non certo esemplari, ma che, inseriti nella macchina delle torture, qualche sentimento di compassione hanno pur sempre continuato a destarlo. Ciò a discapito dello spirito di immedesimazione che le precedenti vittime facevano scaturire nello spettatore, ben compensato da effetti speciali, costumi e soprattutto una fotografia sempre più raffinata, che in quest’ultimo capitolo raggiunge il suo apice grazie all’eccezionale occhio di Ben Nott.
Ma la vera arma vincente che ha reso Saw uno dei film di genere più apprezzati di tutti i tempi è l’intreccio narrativo: una trama contorta, ben studiata, ricca di colpi di scena e con un finale spesso inaspettato. E con la capacità di ricrearlo ogni volta che ci si confronta con un nuovo episodio. Anche lo spettatore più preparato, dunque, rimarrà tutte le volte spiazzato, e l’epilogo si rivelerà sempre più imprevedibile di quanto credesse. Saw: Legacy non è da meno in questo senso e stavolta i 92 minuti di pura suspance sono supportati da una struttura narrativa azzeccata quanto inverosimile.
Non è facile scrivere di Saw: Legacy schivando continuamente il rischio di spoiler. Ciò che si può aggiungere a quanto già detto è che dall’ultimo episodio, che si pensava chiudesse la serie, sono passati ben sette anni. Un’attesa, vedremo, che è valsa la pena sopportare.

Costanza Ognibeni

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