Home AltroCinema Cortometraggi e video Room Taken

Room Taken

164
0
VOTO: 7,5

Una silenziosa convivenza

Nella rosa dei cortometraggi internazionali in concorso alla settima edizione del Pop Corn Festival del Corto ha trovato spazio anche l’ultima fatica sulla breve distanza di TJ O’Grady-Peyton dal titolo Room Taken, approdato nella competizione della kermesse toscana dopo avere già vinto numerosi riconoscimenti tra cui per il miglior film al Cleveland International Film Festival e al Dublin International Film Festival. Un palmares di tutto rispetto, questo, che non fa altro che certificare le qualità e le capacità del pluridecorato regista irlandese che in molti addetti ai lavori, noi compresi, attendono alla prova del nove, quella del lungometraggio. Staremo a vedere quando e se ciò accadrà, nel frattempo inganniamo l’attesa puntando la lente d’ingrandimento sullo short visto e apprezzato nel corso della tre giorni in quel di Porto Santo Stefano, laddove si è aggiudicato il premio per il miglior corto internazionale.
Room Taken ci porta al seguito di Isaac, un immigrato che fa parte della sempre più numerosa popolazione di senzatetto. Un giorno, mentre ricarica il telefono in un bar, incontra Victoria, una donna anziana e cieca. Victoria dimentica la borsa nel bar e Isaac le fa visita per restituirgliela. Una volta entrato in casa, e avendo un disperato bisogno di un posto dove stare, l’uomo sale di nascosto al piano di sopra e si stabilisce lì, all’insaputa di Victoria. Gradualmente, tra i due nasce uno strano quanto speciale legame che porterà a una silenziosa convivenza.
Certe dinamiche alle quali si assiste durante la fruizione riportano la mente dello spettatore a opere che fanno di questa tipologia di convivenza domiciliare forzata e clandestina la base narrativa e drammaturgica. Ecco che seguendo traiettorie e dinamiche più o meno simili il ricordo va a Ferro 3 del compianto Kim Ki-duk piuttosto che al corto di Mino Capuano, A mosca cieca. Con queste pellicole di formati e durati diversi, Room Taken presenta qualche analogie in termini di plot, oltre alla topografia domestica che fa da cornice principale al racconto. Anche in questo caso le quattro mura di un appartamento rappresentano lo spazio scenico e fisico all’interno del quale si consuma un incontro tra solitudini che grazie ad esso smettono di essere tali. I protagonisti, entrambi provenienti da mondi lontani,vivono una situazione umanamente e socialmente ai limiti che le rende delle figure invisibili agli occhi della Società: Isaac prova a sopravvivere alla sua condizione di rifugiato e immigrato in una terra non sua e a delle politiche di accoglienza insoddisfacenti, mentre Victoria deve fare i conti con le difficoltà quotidiane di una persona diversamente abile che non riceve un adeguato supporto da parte delle Istituzioni. La convivenza tra i due va di fatto a riempire, seppure momentaneamente, tali mancanze, permettendo loro di respirare una boccata d’aria fuori dalle gabbie e dalle costrizioni in cui vivono. Il ché getta le basi di una forma di silente comunicazione, di accettazione reciproca pur senza sapere nulla o quasi l’uno dell’altro. In tal senso le performance di Brid Brennan e Gabriel Adewusi fanno si che i silenzi diventino attivi e i vuoti dinamici, andandoli a riempire e accompagnare con la presenza e la giusta tensione emotiva.
Room Taken è un concentrato di emozioni cangianti, ma soprattutto uno strumento attraverso il quale l’autore fa suonare e vibrare più corde, affiancando al dramma di fondo una sottile ironia. La delicatezza con la quale immortala i suoi personaggi e paragonabile solo all’attenzione con la quale tratta, senza scivolare nella retorica, tematiche dal peso specifico rilevante (immigrazione, problemi abitativi, mancanza di politiche sociali, anziani abbandonati e disabilità) che nella scrittura riescono a coesistere senza fagocitarsi a vicenda.

Francesco Del Grosso

Articolo precedenteAmina
Articolo successivoSaturnia Film Festival 2024: presentazione

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here

5 × cinque =