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RomAfrica Film Festival 2016: presentazione

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L’ombelico del mondo

Il cinema africano e le sue cinematografie tornano protagoniste a Roma. L’occasione è la seconda edizione del RomAfrica Film Festival, che si terrà nella splendida cornice della Casa del Cinema, in quel di Villa Borghese, dal 13 al 16 luglio 2016. Occasione, questa, da non lasciarsi sfuggire per conoscere un Continente, le sue ricchezze, le sue passioni, i suoi sogni e anche le sue contraddizioni, attraverso la Settima Arte. In tal senso, se a Milano la possibilità di entrarvi in contatto resta ancora possibile grazie al Festival del Cinema Africano, Asia e America Latina, che tra mille difficoltà è riuscita a spegnere lo scorso aprile le ventisei candeline, nella Capitale il vuoto lasciato dal compianto Cinemafrica, con l’ottimo lavoro portato avanti negli anni dagli organizzatori, è davvero grande.
Ben venga allora il RAFF, organizzato anche quest’anno da Le Réseau, Itale20, Network for Economic Diplomacy e Internationalia, la cui quattro giorni sarà un invito ad andare oltre l’immagine del Continente fornita dai media, oltre a uno strumento per esplorare la ricchezza della diversità culturale africana attraverso il valore della produzione artistica e intellettuale. La rassegna si articolerà in proiezioni pomeridiane e serali con la più interessante produzione cinematografica recente africana, con una ricca selezione di corti, documentari e film.

Ma andiamo a dare un breve sguardo alla line up di questa seconda edizione, partendo dalla sezione lungometraggi, composta da sette pellicole provenienti da alcune delle principali cinematografie africane. A spiccare, nella rosa, è senza ombra di dubbio il tunisino Appena apro gli occhi di Leyla Bouzid, distribuito nelle sale nostrane da Cineclub Internazionale sulla scia del doppio riconoscimento ottenuto alla Mostra del Cinema di Venezia 2015 (premio del pubblico alle Giornate degli Autori e Premio Label Europa Cinema). A fargli buonissima compagnia troviamo il dramma eritreo su un caso di disturbo da stress post traumatico dal titolo Solomon,  con il quale il regista  Efrem Andebrhan si è aggiudicato il Gold Remi Award al World Film Festival di Houston, ma anche il rwandese Imbabazi – The Pardon di Joel Karekezi, straziante storia di un’amicizia durante il tremendo e sanguinario genocidio del 1994 (che portò al massacro di oltre un milione di persone di etnia tutsi e di hutu moderati), anch’esso vincitore di importanti riconoscimenti nel circuito festivaliero (Gran Premio del Nilo e Golden Tutankhamen al Luxor African Film Festival).

Non sono da meno le produzioni brevi e quelle appartenenti al cinema del reale. Da una parte sarà possibile confrontarsi con una serie di cortometraggi davvero di ottima fattura, alcuni dei quali firmati da cineasti italiani, come nel caso di Gas Station di Alessandro Palazzi, storia di due immigrati che nottetempo prendono il posto del benzinaio ufficiale, nell’isolamento irreale di una stazione di servizio notturna di Roma; oppure di United Lies di Guido Talarico, sguardo inconsueto sull’Eritrea, molto lontano dai cliché e dalle immagini stereotipate, ottenuto raccogliendo immagini e suoni catturati andando in giro per il Paese. Ma da non perdere assolutamente è Contained del senegalese Mamadou Dia, dove un uomo in quarantena per essere sospettato di aver contratto il virus ebola comincia a mettere in discussione la sua salute, così come il suo stato psicologico.

Anche sul fronte documentari non mancheranno le sorprese e le piacevoli scoperti, a cominciare da Redemption Song, vincitore del riconoscimento Rai Cinema, dedicato a Franco Scaglia, al Festival Internazionale del Documentario Visioni dal Mondo di Milano, con il quale Cristina Mantis racconta il percorso inverso di un rifugiato nordafricano che decide di tornare in patria per dissuadere i suoi fratelli a partire per un falso sogno. Altrettanto emozionanti e duri anche: Tv_Slum di Angelo Loy, interamente girato da otto ragazzi di strada dello slum di Kawangware, a Nairobi; e Killa Dizez di Nico Piro, sessanta minuti di incredibile intensità che aprono una finestra sull’ordinarietà dell’epidemia dell’ebola in Sierra Leone, con personaggi le cui storie si intrecciano e sovrappongono negli ospedali del Western District.

Francesco Del Grosso

Riepilogo recensioni RomAfrica Film Festival 2016

Lungometraggi

Njinga di Sérgio Graciano

Documentari

Tv_Slum di Angelo Loy

Killa Dizez di Nico Piro

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