Spazio vitale
Il titolo, Room, indica la stanza dove vivono, in stato di prigionia, una giovane donna e suo figlio piccolo, frutto delle ripetute violenze dell’orco che li tiene reclusi in una sorta di deposito. Ma Room è anche uno spazio astratto in cui separare la favola dell’immaginazione dall’orrore della realtà. Ed è proprio lungo quest’interstizio, necessario a mantenere accesa la fiammella della speranza, che si muove l’istinto di sopravvivenza della coppia di “naufraghi”, costretti in uno spazio chiuso e limitato che la fantasia riesce a rendere un’autentica dimensione a sé stante.
Tratto dal best seller di Emma Donoghue “Stanza, letto, armadio specchio” – con l’autrice incaricata anche della stesura dello script del film – Room di Lenny Abrahamson è un’opera al contempo di cuore e “mentale”, che ragiona sullo spirito di adattamento del essere umano a condizioni che umane non lo sono affatto. Teorizzando sul modo in cui termini sovente vacui e scontati come libertà e clausura, nello specifico assumano un significato talmente esemplare da divenire qualcosa d’altro. In continuo e contraddittorio inseguimento tra loro. Nella primissima parte, l’enorme sensibilità dimostrata dal regista dublinese anche in altri lavori tipo Garage (2007) ci porta a contemplare l’ambiente dove vivono da anni madre e figlio, attraverso i contorni incantati di una giovane mamma che antepone la protezione mentale del proprio bambino sopra ogni cosa. Ogni dettaglio o particolare, anche quello che dovrebbe essere in teoria estremamente sgradevole, diviene elemento fiabesco agli occhi del piccolo Jack, con la regia di Abrahamson a farci percepire fisicamente l’affetto che lega i due, girando un film ad amplissimo respiro simbolico in uno spazio estremamente ristretto. La comparsa, assai graduale perché osservata a misura di bambino, del villain di turno riporta tutto all’orrore di una situazione che vede la violenza e la prevaricazione regnare sul resto. E con essa l’esigenza inderogabile di porre fine a quella insostenibile prigionia fatta di continui soprusi. Ed ecco che Room, dopo un’evasione da cuore in tumulto per lo spettatore, cambia pelle e diviene altro. Riflessione amara su un altro tipo di ingabbiamento – del quale la coppia madre e figlio continua ad essere vittima coatta – più sottile e invasivo: quello delle convenzioni sociali e dei media che speculano sul dramma. Un atto d’accusa forse sin troppo prevedibile, ma che va a comporre con precisione algebrica il quadro dei tempi che viviamo, confusi ad arte al fine di piegare ogni istanza, anche la più limpida, ad esigenze spettacolari che attirino quanta più “attenzione” possibile. Un gioco altrettanto perverso di cui l’audience può essere artefice più o meno inconsapevole.
Nobilitato anche dalle straordinarie interpretazioni di Brie Larson – strameritato premio Oscar come attrice protagonista – ed il piccolo Jacob Tremblay, con apparizioni di rilievo per Joan Allen e William H. Macy, Room è anche, oltre un’opera ad altissimo grado di coinvolgimento emotivo, un lungometraggio che impegna lo spettatore in una sorta di test verso se stesso. Per comprendere il grado di appartenenza ad un mondo globalizzato in cui la figura del “mostro” oscilla tra una visione classica ed un’altra meno scontata, più inerente alla passività di chi è ormai incapace di distinguere tra il Male e la sua rappresentazione ad uso e consumo della platea.
Una buona occasione per recuperare un’opera capace di porre questi ed altri quintessenziali quesiti, comunque inseriti in una cornice di straordinario impatto, è data dall’uscita dell’edizione home video da parte di Universal Pictures, ottimamente curata dal punto di vista tecnico e arricchita da un esaustivo “Making of” nonché dagli speciali “Ricreare la stanza” e “3per3”, sulle difficoltà e gli stimoli di girare in uno spazio così ristretto buona parte di un film da vedere e rivedere. E ammirare in rispettoso silenzio, pensando alle tristissime cronache di femminicidi, violenze sulle donne e affini che ci perseguitano ogni giorno…
Daniele De Angelis
Room
Regia: Lenny Abrahamson Irlanda, USA, Canada 2015
Cast: Brie Larson, Jacob Tremblay, Joan Allen Durata:118′
Lingue:Inglese DTS-HD maste Audio Digital Surround, Italiano DTS Digital Surround 5.1 Sottotitoli: Italiano, Inglese, Lingue varie
Formato: 1080p High Definition Letterbox 2.40:1
Extra: Making Of, Ricreare la stanza, 3 per 3, Commento al film
Distribuzione: Universal Pictures Home Video